
(di Michele Serra – repubblica.it) – Se davvero la web tax è l’“arma finale” dell’Europa nelle trattative con gli Usa, da usare solo in caso di fallimento delle stesse, questo significa che una misura di equità (far pagare le tasse a chi non le paga, o ne paga pochissime) non vale in quanto tale, ovvero perché è giusta; ma solo come strumento di pressione per disinnescare la minaccia dei dazi.
Il rischio, a quanto si capisce, è che a fronte di un accomodamento sui dazi, i giganti americani del web, un tempo blanditi e ammirati dalle amministrazioni dem (incaute o complici?) e oggi parte organica del governo di miliardari al potere negli Usa, continuerebbero gloriosamente a godere di esenzioni e privilegi che non valgono per nessun altro soggetto economico privato.
Il sopruso sarebbe infine consolidato, e per chissà quanti anni ancora l’Europa rinuncerebbe a pretendere che, a fronte di enormi introiti riscossi sul suo territorio, si abbia una tassazione equa.
Per quanto l’Europa sia solamente un’entità “metafisica” (l’espressione, amaramente negativa e quasi derisoria, è di Lucio Caracciolo), è tutt’altro che metafisica l’evidenza dei suoi problemi comuni, misurabili in miliardi non incassati, scialo di risorse pubbliche per una difesa Stato per Stato che vale il minimo rendimento con il massimo sforzo, una debolezza diplomatica e politica sempre più difficile da dissimulare.
Non ultima, arriva la presa d’atto che una misura sacrosanta (tassare i padroni del web facendo tornare sulla terra almeno una parte della nube di miliardi che la sorvola) rischia di essere disinnescata per sempre sull’altare della trattativa con Trump. Si chiama: disarmo economico.
La definizione dell’ EU di Caracciolo è calzante e definisce in modo chiaro quale è la consistenza dell’ istituzione . In poche parole e un gigante economico ( almeno lo era fino allo scoppio della guerra russo ucraina ) ma una nullità politica che tuttavia fa finta di avere poteri e autorità che in realtà non ha .
Partendo da questo presupposto non riesco ad immaginare come possa comminare pagamenti di tasse agli Usa anche giuste che in precedenza non ha mai cercato di esigere . C’è da chiedersi per quale motivo non l’ha fatto . Evidentemente non è stata in grado di farlo perché è stata ed è tutt’ora in una condizione di subalternità che gli deriva dalla sudditanza mai contraddetta dai nostri governanti e dal fatto che la EU sopporta che nazioni come l’ Irlanda e il Lussemburgo siano paradisi fiscali senza aver mai dato spiegazioni. Oppure bisognerebbe chiedersi perché domani Meloni va’ a Washington come hanno fatto o faranno gli altri sceriffi di cartapesta del vecchio continente mentre i loro lacchè della carta stampata gli tessono lodi e si rammaricano del linguaggio scurrile di Trump.
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Ti risulta che lUE abbia un sistema fiscale unificato?
Se si, spiegami , per favore, come opera.
L’UE è, nonostante la congiuntura negativa, in parte autoinflitta, un gigante economico; è un nano politico; questo e il punto di vulnerabilità.
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Comprensibile la denuncia di Serra.
Usare le tasse come elemento negoziale non è etico e compromette la credibilita delle istituzioni europee.
In realtà la tassazione di imprese che operano a livello globale non è un problema di mera sudditanza politica; esistono lacune normative a livello globale che non si colmano per mancanza di accordi proprio a livello globale, non di sola EU.
Le ragioni di queste mancanze di accordi intetnazionali che sono l’origine delle lacune normative non riguardano quindi la SOLA EU, sono temi presenti nelle riunioni del G20 o OCSE con la tassazione minima globale (Pillar one e two) che procedono a rilento pet ovvie ragioni.
L’EU ha i suoi limiti ma non è né l’unico colpevole, né il colpevole di tutto.
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