Staccate di molto Bordeaux e Champagne. Ma il cambiamento climatico cambia i valori e il Regno Unito ci guadagna

(di Stefania Aoi – repubblica.it) – I vigneti più cari al mondo sono piemontesi. E sono quelli da Barolo. Un ettaro di questi terreni costa intorno ai 2 milioni di dollari. E si tratta di valori in aumento del 5% rispetto a un anno fa. Un vigneto da Bordeaux nella zona di Margaux, in Francia, per fare un esempio, costa circa 1,3 milioni di dollari a ettaro, e il suo prezzo è per giunta in calo del 4%. Mentre vigneti Borgogna, nell’area della Côte de Nuits, valgono intorno agli 1,1 milioni di dollari, proprio come lo scorso anno. I vigneti coltivati a Champagne, che occupano molti più ettari del nostro Barolo (oltre 33mila contro i circa 1300), valgono poco più di un milione di dollari, in crescita del 2%.
Il report britannico
Sono questi i dati appena pubblicati nel Wealth report 2025 di Knight Frank, società immobiliare londinese specializzata in proprietà di lusso che, tra le tante operazioni messe a segno ha venduto l’ex quartier generale dei servizi segreti britannici, davanti a Downing Street e Buckingham Palace, un edificio storico dove anche Winston Churchill aveva un ufficio durante la Seconda Guerra mondiale. «I prezzi di cui parliamo sono solo orientativi – sottolineano dalla società britannica – e possono variare anche di molto all’interno della stessa area o regione».
Cifre da capogiro
E in effetti, nel 2018, indiscrezioni di stampa parlarono di mezzo ettaro di vigneto da Barolo ceduto a cifre da record: 2 milioni di euro (4 milioni l’ettaro). Si trattava del celebre cru Cerequio di La Morra, dove hanno terreni i Gaja, i Damilano. E la cifra di cui si mormorò allora fu considerata da tutti stratosferica. Mai toccata prima.
Spesso chi compra a prezzi da capogiro è qualche personaggio facoltoso che non è interessato a fare commercio di vino, ma più che altro vuole regalarsi una cantina tutta per sé e per la famiglia. L’allora presidente del Consorzio di tutela del Barolo, Matteo Ascheri, lo spiegava così: «È in atto una trasformazione evidente, l’acquisto di un vigneto non è più un investimento produttivo, ma patrimoniale o finanziario. Chi acquista a certe cifre sa che può avere un ritorno economico solo tra 70 anni. I ragionamenti sono di altro tipo e superano le dinamiche a cui siamo abituati».
L’investimento finanziario e il climate change
Del resto, nonostante i vigneti piemontesi siano così di pregio, anche il grande vino prodotto in queste terre, rischia di non essere immune, nel tempo, ai fenomeni globali come il cambiamento climatico che rischia di influire sulle rese e sulla qualità. I meteorologi già nel 2018 dicevano che la vite sarebbe stata spinta in quota, ad altitudini impensabili fino a qualche decennio fa, e sulla rotta del Nord Europa. Tanto che nel report di Knight Frank, a sorpresa, si legge che nel Vecchio continente le vigne che stanno acquistando maggior valore, in termini percentuali, sono quelle dell’Essex, in Inghilterra, per via del cambiamento climatico: in 12 mesi il loro prezzo è impennato del 20% raggiungendo quota 120mila dollari a ettaro. Cifra ancora molto lontana da quella del Barolo, certo.
Si sale di quota
Regioni come la Loira e Beaujolais stanno beneficiando di climi migliori.Molte aree invece, soprattutto quelle che forniscono uva sfusa a grandi produttori di vino, stanno subendo una grande svalutazione o una riconversione ad altre colture. «La regione neozelandese di Marlborough, ad esempio, ha visto i valori dei vigneti scendere fino al 33% nel 2024», afferma Kurt Lindsay di Bayleys, di Knight Frank. Nella regione argentina di Mendoza molte viti sono state sostituite da ortaggi. Oltre al cambiamento climatico c’è poi un cambio culturale che minaccia il settore.
I giovani bevono meno vino
«Soprattutto le giovani generazioni non sembrano più nutrire un grande interesse verso la bottiglia di vino», racconta Bill Thomson, responsabile Italia di Knight Frank. Il consumo globale di vino dal 2007 è diminuito del 12%, con una produzione in calo del 20% nel corso di vent’anni. E sono poche le principali regioni vitivinicole del mondo che rimangono indenni. Scende anche l’interesse nell’investimento in bottiglie di vino di pregio. Se nel giro di dieci anni la crescita è stata del 37,4%, da tempo è iniziato un lento ma costante declino. Negli ultimi cinque anni si è registrato appena un più 8,3% e tra il 2023 e il 2024 si è registrata una flessione del 9%.
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