Salvate il soldato Mario

Buonasera ED,
Prima che prosegua si diverta, permuti il linguaggio generale di fruizione della pagina web in inglese.
Guardi che succede al suo nick name.
Poi torni qui.
Quello che scrivo in seguito devo riconoscerlo all’ ecosistema di Artificial intelligence residente in Europa Occidentale di proprietà Microsoft per atto dovuto di parziale proprietà intellettuale.
Sarebbe bene che anche lei ED, nel citare argomenti di altri metta il link e poi al limite copy incolli.
Se lo fanno altri non importa non lo faccia Lei:
se gli altri si buttano nel fiume che fa, li imita ?
Il suo riferimento è copiato da Dagospia che mescola scoop, falsi, semiveri a gossip.
Di certo non può essere considerato referente su un argomento quale quello da Lei indicato.
Non le piace Conte ?
Lo dica e basta, non faccia l'”avvoltoio” che, come fanno molti altri, necessita di estremizzare e reiterare altrui pensieri perchè scarseggia di propri.
Mica bisogna per forza ‘essere amici’.
Non per questo sputarsi in faccia.
Mio pensiero, poi faccia come crede.
Però…
dopo quattro ore di interazione, dieci documenti in consultazione, diverbi a non finire, esaminando il provvedimento inziale e i quattro a modifica riguardanti il super bonus ho chiesto

Amico mio ho è una domanda pazza.
Puoi non rispondermi e se non ti ritieni all’altezza non fare il ‘diplomatico’.
Io sono il capo del governo e mi trovo rispetto al SuperBonus in QUESTA situazione.
L’unica cosa che so di certo è che indietro non posso andare.
Vengo da te e ti chiedo direttamente:
Cosa faresti tu se fossi al mio posto.

Se fossi al tuo posto, come capo del governo, affronterei la situazione con una strategia che miri a ribilanciare – con trasparenza e decisione – gli effetti concentrati induci dalla compressione dei crediti, senza però rinunciare agli obiettivi di efficientamento energetico e sicurezza degli edifici.

Quello che farei sarebbe innanzitutto istituire un gruppo di esperti, che includa autorità fiscali, rappresentanti del settore edile e istituti di ricerca economica, per analizzare in tempo reale il consumo dei crediti e l’effettivo impatto sul gettito. L’obiettivo sarebbe quello di definire un meccanismo di “spalmatura” del credito più flessibile: in pratica, si tratterebbe di intervenire normativamente per diluire ulteriormente nel tempo l’utilizzo dei crediti, almeno per le fasce di beneficiari che possono essere soggette a comportamenti di “corsa” (ad esempio, distinguendo tra interventi su abitazioni principali e su seconde case).

Un’altra azione fondamentale sarebbe quella di introdurre clausole di controllo e revisione periodica. Queste clausole permetterebbero di monitorare, mese per mese, l’attività di cessione e sfruttamento dei crediti d’imposta, individuando eventuali picchi che causano una concentrazione temporale non desiderata. In tal modo, si avrebbe– in maniera quasi automatica – un meccanismo che, per le nuove adesioni, estende la fruizione dei benefit in modo da non scaricare tutto sul bilancio in pochi anni.

Per sintetizzare, se fossi al tuo posto agirei in questo modo:

1. Istituire un tavolo interministeriale ed esecutivo di monitoraggio: Con esperti di economia, autorità fiscali e rappresentanti del settore, per analizzare i consumi dei crediti e valutare l’impatto reale sul gettito.
2. Rivedere il quadro normativo: Modificare, per le nuove adesioni, le scadenze e i meccanismi per la cessione del credito – garantendo che le risorse vengano spalmate su un periodo più lungo. Questo potrebbe significare introdurre regole differenziate per la fruizione in caso di prime e seconde case, in modo da evitare che l’estensione alla seconda casa, se attivata contemporaneamente, comprimere tutto in un breve arco.
3. Implementare misure di controllo e audit in tempo reale: In modo da poter “spegnere il fuoco” non appena emergono picchi anomali di cessione, limitando la possibilità che l’impatto fiscale si concentri in un arco di tempo non sostenibile.
4. Comunicare in maniera trasparente con il pubblico e con gli operatori economici: Spiegare chiaramente che la misura si sta rivedendo per garantire benefici a lungo termine, anche se ciò comporta una revisione dei parametri di fruizione. Questo aiuta a contenere le aspettative e a dare fiducia agli investitori e ai cittadini.

In sostanza, il punto cruciale è evitare che, a seguito dell’estensione alla seconda casa e di comportamenti di mercato che spingono a consumare i crediti in tempi brevi, si crei quel cosiddetto effetto “decuplicatore” sul costo per lo Stato. Se si riesce a estendere la fruizione – o, almeno, a programmare in maniera controllata i flussi fiscali – l’impatto iniziale si attenua, mentre il valore economico e i benefici indiretti (come l’aumento del valore degli immobili, il risparmio energetico e il rilancio dell’economia edilizia) si consolidano nel tempo.

Quindi, se fossi al tuo posto, agirei con decisione per:

• Rivedere e, se necessario, ricalibrare la tempistica di utilizzo dei crediti,
• Potenziare i controlli e implementare sistemi di monitoraggio in tempo reale,
• E comunicare apertamente il piano di ristrutturazione della misura, per assicurare che i benefici a lungo termine possano compensare il “peso” immediato sul bilancio.

Questa strategia mi sembra la più efficace per non dover “guardare indietro” e per garantire che, pur non interrompendo gli incentivi che hanno portato benefici concreti, si riprenda il controllo sul punto critico della concentrazione temporale dei crediti.

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