Sette italiani su dieci hanno paura dei dazi. Due terzi vogliono un negoziato con gli Usa

Dazi, il 70% degli italiani teme di diventare più povero e vuole il dialogo con Trump

(Alessandra Ghisleri – lastampa.it) – La situazione politica, economica e finanziaria internazionale sta vivendo giornate turbolente tra la comunicazione a corrente alternata, provocatoria e populista di Donald Trump sui dazi e il crollo delle principali Borse mondiali.

L’enfasi scomposta e aggressiva del presidente “Made in Usa”, impostata sulla personalizzazione e sulla polarizzazione del dibattito pubblico americano, sembra inseguire la creazione di una nuova immagine: un “super Trump” in difesa del suo popolo che agisce per ribellarsi alle convenzioni politiche tradizionali che hanno – secondo la sua teoria – derubato l’America del suo sogno.

Tasse globali e per tutti sono state messe sul tavolo, per poi essere sospese con una pausa di 90 giorni. Secondo il 70,8% degli italiani, intervistati nel sondaggio di Euromedia Research pubblicato in esclusiva dalla trasmissione Porta a Porta, la programmazione dei dazi americani avrà un impatto importante sulla situazione economica e finanziaria del nostro Paese e per il 52,7% tale effetto lo avrà anche sul portafoglio famigliare.

A differenza di precedenti presidenti, Donald Trump ha messo in discussione gli alleati storici degli Stati Uniti, come l’Unione Europea, il Canada e il Giappone, con l’introduzione di dazi anche su prodotti importati da questi Paesi. Tutto ciò sta minando seriamente le relazioni tradizionali creando importanti frizioni.

Come conseguenza, quasi il 60% dei cittadini italiani si aspetta e apprezzerebbe l’introduzione, da parte dell’Unione Europea, di una contro tariffa sui prodotti americani in risposta alle azioni del suo presidente. Sullo stesso quesito, nel confronto con i popoli degli altri Paesi della Ue, analizzati in un sondaggio di Polling Europe, emerge forte quanto Francia (78%), Spagna (76%) e Nord Europa (67%) siano molto più caldi e pronti ad una reazione forte e punitiva, mentre noi con i nostri cugini d’oltralpe tedeschi (61%) ci dimostriamo più tiepidi.

È acquisito che, quando un Paese impone dazi, altri Paesi potrebbero rispondere con dazi simili, creando una spirale di ritorsioni, dando così il via ad una guerra commerciale dove le possibilità che entrambe le parti coinvolte possano soffrire economicamente a causa delle tariffe elevate, sono molto alte.

Dall’Unione Europea un cittadino italiano su tre (30,5%) si aspetta una reazione dura e pesante, mentre quasi il 60% desidererebbe trattare con Trump per una reazione maggiormente equilibrata. Su questa posizione si schiera la maggioranza degli elettori dei partiti di governo unitamente ai sostenitori del Movimento 5 Stelle (60,3%), di Azione (78%) e Italia Viva (69,1%). Il Partito Democratico, invece, si separa tra i più interventisti (49,6%) e i più dialoganti (43,0%).

Restano dei dubbi sull’efficacia dell’operato dell’Europa per contrastare questi dazi: il 38,3% crede che l’Unione Europea reagirà e risponderà in modo adeguato, mentre il 41,8% non ripone alcuna fiducia. Su questa posizione si schiera il 45% degli elettori della Lega di Salvini e il 56,7% di quelli di Fratelli d’Italia.

In sintesi, gli italiani sentono forte la pressione della comunicazione americana, perché in maggioranza sono convinti che i dazi possano compromettere – e non poco – il benessere dei consumatori, creando disagi alle nostre imprese e innescando dei conflitti economici internazionali che contribuirebbero negativamente alla crescita economica del paese.

Se un Paese impone dazi su beni che non produce internamente, i consumatori devono pagare di più per quei beni, riducendo così il loro potere d’acquisto ed innescando una serie di ritorsioni commerciali.

Su questo si attivano tutte le sensazioni registrate dall’opinione pubblica che si muove a fatica tra la paura di diventare più povera e il disorientamento generato dall’isterica ricerca di un piano di azione. Nelle famiglie italiane esiste la piena consapevolezza che, se non esiste una certa dose di prevedibilità e di lettura strategica, ogni decisione economica diventa più rischiosa e meno efficiente, perché si indebolisce la capacità di fare scelte razionali e sostenibili.

La fiducia nel futuro, purtroppo, è un bene scarso in Italia da tempo e gli italiani oggi si chiedono quanto peserà sul loro portafoglio tutto questo.