
(Gioacchino Musumeci) – Questo post è nato come una delle tante comunicazioni di servizio, poi ho cambiato idea perché trovo l’argomento divertente e adatto al mio modus comunicativo.
Alcuni utenti a commento del post ” A proposito di manifestazioni di Pace : I coerenti e le piccolezze” hanno osservato che il ruolo di opinionista di Alessandro Di Battista presso i programmi di Cairo editore sia una forma di ambiguità visti i trascorsi dell’ Urbano nostro.
Siccome diversi hanno fatto l’annotazione, mi è venuto spontaneo chiedere se potesse essere ambiguo anche Marco Travaglio forse anche doppiamente colpevole: il primo reato è presenziare a Otto e Mezzo, programma edito dallo sporco Cairo. Sapete bene che le ospitate di Marco sono pagate ma non mi salta neanche per l’anticamera del cervello di sostenere che il direttore del Fatto mercifichi il proprio sapere presso un controverso editore italiano.
Dopo le osservazioni su Dibba, mi chiedo perché nessuno abbia mai lamentato lo stesso problema a Marco Travaglio. E non solo Travaglio è ospite fisso di Cairo presso la Gruber, giornalista super invisa presso tantissimi elettori pentastellati, è spesso intervistato perfino dalla cristallina e stimabile Tiziana Panella, a sua volta colpevole di stare col Prof Parsi, il quale invitato anch’egli presso la Gruber diede dell’ignorante in materia di Ucraina, Costituzione italiana e ripudio delle controversie militari, niente poco di meno che al solito Marco Travaglio. Che confusione!
Dunque perché Travaglio può recarsi presso Cairo nell’ indifferenza degli utenti spesso trasformata in giubilo per le performances travagline mentre Dibba non gode del medesimo privilegio.
Forse perché travaglio era presente alla manifestazione di Conte e Di Battista no? Effettivamente mi pare un caso limpido di doppiopesismo involontario (?); magari dovuto al fatto – dico forse… potrei sbagliare e se sbaglio chiedo venia fin da ora – che Travaglio abbia presenziato alla manifestazione per la pace promossa da Conte e Dibba no?…Oppure perché Di battista pensa ai fatti propri e ha trovato in Granata l’alfiere mediatico ideale..? Questo e tanti altri misteri gravitano intorno all’universo dell’opinionismo televisivo in cui la cometa Di Battista è approdata dopo il traumatico distacco dal sacco vitellino pentastellato. Quale sarà la verità?!…..
E dove potrebbe esprimersi liberamente Di Battista senza insospettire gli utenti sempre così attenti… Avrei un idea: forse presso “La Nove ” dove sarebbe intervistato da Luca Sommi nel format “Accordi e Disaccordi”…In tal caso Dibba la farebbe franca? ABSOLUTELY NOT ! “La Nove” appartiene a Discovery Channel proprietà di Warner Bros in cui tira le fila un certo David Zaslav. E anche costui sembrerebbe essere un losco figuro. Non si sa bene in che modo Zaslav da anonimo dirigente sia diventato amministratore delegato di Warner ma i critici mormorano che non si arriva all’apice di Warner Bros senza possedere l’aplomb dell’affarista killer che miete competitors come spighe di grano. Per certo Cairo editore non è che una pulce rispetto a Warner, così come se Urbano Cairo è un alligatore Zaslav è un megalodonte… Eppure Luca Sommi né Loft, società di produzione di “Accordi e Disaccordi, hanno pensato che il controverso profilo di Zaslav potesse inficiare il loro operato presso la platea di utenti critici e anche no, dipende dai casi.
Effettivamente se il criterio su cui basarsi per presenziare o lavorare presso una rete Tv è il profilo dell’editore, non si sa bene dove un giornalista potrebbe lavorare o un opinionista esprimersi…Dunque perché Di Battista sbaglia a presenziare presso Cairo? Non l’ho ancora capito.
Grazie a tutti per la pazienza di leggermi anche quando vi faccio incazzare…Come ora per esempio…
Inc… è perché ? Mi sembra una polemica inesistente: pari alla censura delle opere di Tchaikovsky o di Dostoevskij dal 2022 in quanto Russi. Ricordo che la secolare ” via de’ Greci” nel centro di Roma ( una traversa di via del Babuino) venne reintitolata nel 1940 ad un caduto Medaglia d’Oro nella campagna contro l’Ellade.
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È una questione di lana caprina . Già è difficile trovare spazio in una giungla di media schierati dalla parte del maen stream che ci manca solo che si trovino motivazioni moraliste per allontanare dai microfoni le poche voci di dissenso. E su quale rete dovrebbe andare Di Battista per non toccare la suscettibilità di taluni ? Su tele Roccasecca alle 3 di mattina va bene ?
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Byoblu.
canale 262 del DT.
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Il punto principale da cui bisogna partire per affrontare la questione è che gli editori televisivi sono soprattutto imprenditori che mirano al profitto. E per ottenerlo scelgono invitati che possano garantire un alto share: più telespettatori ci sono, più le agenzie pubblicitarie guadagnano e quindi pagano adeguatamente quegli impresari tv, visto che tra i telespettatori esiste anche gente dissidente rispetto alla qualità media dei programmi. Detto en passant, i giornali più comprati ricevono finanziamenti dal governo della cui linea politica devono tener conto nel pubblicare gli articoli, compresi (ben che vada) i trafiletti più onesti collocati a pag. 32. Così funziona il meccanismo mediatico della stampa.
La cosa più importante per me è la qualità media pluralista dei programmi TV. Naturalmente le reti sfacciatamente filo governativi, solo di tanto in tanto e/o con spazi ridotti, inviteranno Travaglio, Di Battista, Orsini ecc. (tanto paga Pantalone…), giusto per camuffare meglio la loro generale e consueta partigianeria. Reti 1, 2, e 3 essendo oggi pagate dalla Meloni, vanno escluse a priori da gente con un certo livello di onestà intellettuale. La7 va vista (stomaco permettendo) solo per fare l’esame quotidiano del sangue a Mentina, Gruber, Floris, Formigli. Avete notato che quest’ultimo non invita mai Travaglio e Dibba? E quando è costretto (raramente) a ospitare Conte lo sottopone a un fuoco di fila da cui quello si sfila rispondendo pan per focaccia facendogli fare la figura di chi cade dal pero.
PS. L’onnipresente Padellaro nel libro autobiografico che ha scritto, raccontando i rapporti interni al FQ ha affermato testualmente: “Forse sono un po’ democristiano”.
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