In Romania hanno fermato il candidato filorusso alle presidenziali. In Turchia manifestazioni, proteste e repressioni per l’arresto del sindaco di Istanbul, principale oppositore del presidente

(di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – È di moda di questi tempi che quando c’è qualcuno che insidia il Potere in una dittatura, in un’autocrazia, ma anche in una democrazia si cerchi di fermarlo aggrappandosi a ogni sorta di cavillo giuridico che gli nega la legittimità e quindi autorizza di conseguenza contro costui e i suoi sostenitori la violenza.
È successo in Romania dove Calin Georgescu, filorusso, sulla via di una sua probabile elezione a presidente è stato stoppato con l’accusa di aver utilizzato per la sua propaganda elettorale TikTok, e quindi andando poi a vedere come si era procurato i mezzi per utilizzare TikTok. Ci sono state manifestazioni di massa a favore di Georgescu, ma inutilmente. Succede in Ucraina dove Zelensky, la cui popolarità è in netto calo per aver perso la guerra con la Russia, si rifiuta di indire elezioni col pretesto che il Paese è in guerra, ma in Gran Bretagna Winston Churchill fu eletto Primo ministro nel pieno di una guerra ben più importante e devastante di quella russo-ucraina. È successo, in un certo senso, anche negli Stati Uniti dove Donald Trump è stato messo sotto inchiesta dalla magistratura per aver pagato una showgirl e non aver preso le distanze da coloro che avevano assaltato Capitol Hill. Ma The Donald è stato protetto dalla sua stessa elezione a presidente, per cui si è procurato un’immunità di fatto.
Succede in queste settimane nella Turchia del tagliagole Recep Tayyip Erdogan, che da quando è al potere ha messo in soffitta la Turchia laica di Atatürk. Ma in questo caso c’è qualche possibilità che il tiranno possa saltare perché l’ha combinata troppo grossa. Dico “qualche” possibilità, cioè una ridotta possibilità, perché la Turchia è membro della Nato e in Turchia a Incirlik c’è la più grande base aerea yankee. E quando ci sono di mezzo gli americani si sa come va a finire, quasi sempre, anche se non sempre perché in Afghanistan, dopo vent’anni di occupazione, gli yankee sono stati cacciati a pedate nel culo. Ma questa volta Erdogan l’ha fatta troppo grossa tanto da meritarsi, udite udite, una reprimenda della Ue: “Gli arresti del sindaco Imamoglu e di oltre 300 manifestanti sollevano seri interrogativi sul rispetto, da parte della Turchia, della sua consolidata tradizione democratica”. A parte quella “consolidata tradizione democratica”, che fa morire dal ridere perché la Turchia non è democratica dalla fine dei tempi di Atatürk, quasi un secolo fa, Erdogan questa volta si è superato. Ha fatto arrestare per “corruzione e finanziamento al terrorismo” Ekrem Imamoglu, che non è l’ultimo della pista visto che è stato eletto per due volte sindaco di Istanbul, una città di più di 15 milioni di abitanti. E dalla parte di Imamoglu stanno anche passando molti elettori dell’Akp, il partito di Erdogan, che sorvolato l’acronimo vuol dire beffardamente “Partito della giustizia e dello sviluppo”. Particolarmente proterva è l’accusa a Imamoglu di essere un “finanziatore del terrorismo”. Proprio un mese fa il leader del Pkk, il partito indipendentista curdo, di ispirazione laica e marxista, Abdullah Öcalan, tuttora detenuto nelle prigioni turche, ha dichiarato la “smilitarizzazione” del suo movimento e quindi di conseguenza la rinuncia alla lotta armata. Ma la questione resta incerta perché il Pkk è legato ai curdi, come dice il suo stesso nome, Partito dei lavoratori del Kurdistan, cioè i soli che avrebbero diritto a governare in quel territorio, che non per nulla si chiama Kurdistan. Però i curdi, anche per le loro divisioni interne, sono fragili e comunque – come ha scritto sul New York Times il giornalista William Safire: “Svendere i curdi è una specialità del dipartimento di Stato americano”. Lo si è visto anche di recente quando sono stati determinanti, perché sul terreno sono fra i combattenti migliori del mondo, insieme all’aviazione americana, nello smantellamento del Califfato di al-Baghdadi (2019). Invece di ringraziarli, in Iraq, dove vive una consistente minoranza curda, furono ulteriormente oppressi da un regime guidato da un fantoccio Usa, anche se di estrazione curda. Inoltre i curdi non hanno santi in paradiso, non sono ebrei, non sono cristiani, sono sì islamici ma di un islamismo che si è sovrapposto e imposto su una cultura “tradizionale”, come è avvenuto in Afghanistan. E comunque, si è mai sentita levarsi una voce nel mondo, Papa compreso, a favore dei curdi?
La storia di Öcalan merita una divagazione a parte, se così si può dire. Dopo varie traversie, che lo spazio non ci consente di riassumere qui, Öcalan nel 1998 si era rifugiato in Italia. Ma, essendo ricercato, fu arrestato e poi liberato. Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema, che non gli concesse l’asilo politico per l’opposizione dell’apposita Commissione (per via delle accuse di omicidio) e le pressioni degli americani e degli israeliani, che non mancano mai, questi ultimi, nelle operazioni più turpi. L’asilo fu poi concesso dal Tribunale di Roma quando Öcalan era già ripartito, intenzionato a raggiungere il Sudafrica. Invece, dopo alcune tappe a Mosca, in Grecia e in alcune ambasciate greche in Africa – ha raccontato D’Alema – “fu venduto da un ufficiale dei servizi greci… e preso dagli israeliani”. Che lo riconsegnarono ai turchi. Che cosa siano le prigioni turche, e non credo proprio che la situazione sia migliorata con Erdogan, ce lo racconta benissimo il film Fuga di mezzanotte del 1978 per la regia di Alan Parker. Billy, un americano accusato di traffico di stupefacenti, passa anni nella prigione di Sagmalcılar dove ne succedono di ogni sorta, in un crescendo di violenza, fra guardie, kapò, chi tenta di fuggire e spie. Dopo un tempo di prigionia che sembra infinito, Billy può finalmente ricevere la sua fidanzata Susan. Ma al di là di un vetro di pesante cristallo. E allora lei, scostandosi la camicetta, gli mostra il bel seno nudo. Un’immagine commovente. Perché, se è vero che la forza muove il mondo e non i sentimenti, sono i sentimenti, anche nei frangenti tragici, anzi proprio in questi, che danno un senso alla nostra vita.
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Questa immagine è la bandiera dell’Europa.
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Per la verità un tentativo di colpo di stato lo ha subito anche Erdogan. In quel caso chi lo aveva ispirato (noi occidentali con gli Usa a capo) ci guardammo dal essere solidali con chi lo aveva subito e dichiarando in questo modo la nostra colpevolezza. Non importa se il presidente turco ci sia più o meno antipatico ed autoritario , in questo caso conta la coerenza col dichiararsi democratici. Una bella parola : democrazia , se tutto fila liscio secondo i propri desideri sennò…Si salvi chi può!
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COMANDATI DA PSICOPATICI- Viviana Vivarelli
L’Occidente sembra preda di una gravissima dissonanza cognitiva.
Per dissonanza cognitiva si intende una mente paradossale che nega quando afferma e viceversa, una dissociazione mentale tra la realtà e il proprio comportamento o linguaggio, di chi cerca di giustificare con motivazioni con parvenza di realtà atti privi di fondamento o addirittura nocivi per gli stessi che li usano, i quali sembrano non solo mentire a noi ma anche alla propria testa.
La dissonanza cognitiva è il disconoscimento estremo di ciò che siamo, di ciò che accade, di ciò che abbiamo detto fino a ieri, di ciò che facciamo o diciamo di fare o realmente faremo domani.
Trump che ordina paci e difende genocidi mentre lancia o ritira dazi o sanzioni. Musk che licenzia migliaia di persone, poi si accorge che erano anche gli addetti agli ordigni atomici e li riassume. Orban che spinge a negoziati di pace e allo stesso tempo incarcera il suo concorrente elettorale e fa arrestare centinaia di persone solo perché manifestano, mentre afferma la democrazia del proprio governo e ci tiene a stare democraticamente nell’UE. I Presidenti americani che affondano il mondo nelle loro guerre “di pace” e distruggono gli ultimi residui di quella democrazia che giurano di voler esportare ovunque. I capi politici europei che nel momento in cui potrebbe cadere la minaccia di una quarta guerra mondiale, si affannano come formiche impazzite per mantenere in vita minacce di guerra e si riuniscono da quel Mohammed bin Salman che dovrebbe essere l’ultimo esempio di sovrano illuminato e civile. La nostra leader che è paralizzata da opposti tiranti fino al punto da nuocere a sé stessa, si vende a forze contrapposte in impossibili equilibri, ma non molla un potere che non sa assolutamente gestire…
La dissonanza cognitiva, cioè la confusione mentale e la discrepanza tra ciò che si dice e ciò che si fa, si unisce poi all’anomia, cioè al cinismo rispetto alle leggi, al narcisismo o sopravvalutazione del proprio ego, al nichilismo etico. E tutto questo si riverbera dalla sommità della piramide sociale fino alla sua base, come modello universale per gli ultimi, confondendo tutto in un caos pericoloso e regressivo.
Stiamo marciando a passo d’oca verso sistemi autoritaritari che sono anche peggiori dei fascismi, nazismi o comunismi storici, perché rompono tutte le regole, anche quelle della delinquenza organizzata, perché anche i gruppi mafiosi ubbidiscono a regole che loro stessi si sono dati, rispettando i patti che stabiliscono le reciproche zone di influenza, mentre gli attuali governanti e oligarchi sembrano dei folli in preda a pulsioni autoreferenziali caotiche e disordinate, come psicopatici.
Personalità egocentrica e caoticamente autocentrata, lo psicopatico può configurarsi come un abile manipolatore incapace di provare empatia o rimorso; il suo mondo interno disconosce sentimenti ed emozioni e non dimostra alcun interesse per le conseguenze distruttive delle sue azioni sugli altri o sul mondo.
Per disgrazia di tutti, oggi più che mai, poche personalità egocentriche e autocentrate in modo patologico, sono abili manipolatori che attraggono i deboli, i minus habentes, gli amanti della forza brutale e del decisionismo fulmineo, che non capiscono che quelli che seguono e tanto ammirano sono incapaci di provare sentimenti sociali, empatia o rimorso perché il loro mondo interno disconosce le emozioni degli altri, bypassa le conseguenze nefasTe delle proprie azioni, apre scenari sempre peggiori per tutti.
C’è in loro un tale distruttivismo irresponsabile che dovrebbero essere chiusi in luoghi di contenzione e curati ma in ogni modo tenuti lontani da decisioni che ricadano su altri.
Da questo caos sociopolitico emerge più che mai, ma con spaventose difficoltà, l’esigenza di una democrazia ormai inesistente e di legami politici e infranazionali o sovranazionali molto diversi da quelli attuali.
Incamminarsi verso una migliore democrazia sarà possibile solo quando il vero concetto di una partecipazione democratica e la sua esigenza saranno entrati chiaramente in ognuno di noi, prima che gli psicopatici distruggano tutto.
Ma una rivoluzione culturale, che è principalmente corretta conoscenza e corretto uso di regole etiche e di valori ideali condivisi, è ben più difficile di una rivoluzione armata
Arrivare a capire il concetto e il diritto di una democrazia diretta non è solo un cambio di ideologia ma un progresso di civiltà.
Ci arriveremo?
Può dalle ceneri di questo mondo sconvolto e autodistruttivo nascere un’araba fenice?
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Grazie massimo, avanti
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