Motivo inconscio. Il vero giocatore, e questo apparirà ancor più curioso, non vuole vincere ma perdere: è ciò che gli movimenta la vita

(di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – C’è allarme per l’aumento del gioco d’azzardo determinato soprattutto dalla possibilità che oggi si può giocare online senza dover andare in sala corse o al Casinò o all’ippodromo. Oltre a ragioni fiscali che qui non ci interessano perché è presupposto che gli allibratori paghino le tasse come tutti gli altri, l’allarme è determinato dal fatto che il giocatore può diventare ludopatico, cioè diventare un addicted del gioco. La ludopatia è una malattia molto moderna mai riconosciuta come tale fino a tantissimi anni fa. Le grandi organizzazioni dell’azzardo online per lavarsi la coscienza ed evitare ulteriori strette governative sul gioco ammoniscono di “giocare responsabile”. È un ossimoro perché l’azzardo è di per sé irresponsabile altrimenti non si chiamerebbe azzardo. Premetto che, secondo me, ciascuno è libero di rovinarsi la vita come più gli piace e non per nulla il Codice penale non punisce l’ultima tappa di questa autodistruzione, il suicidio.
Per capire il giocatore d’azzardo bisogna cercare di entrare nella sua psicologia. Anche se il gioco d’azzardo prevede l’impiego di soldi (altrimenti si trasforma in un gioco privo d’attrattive e per niente divertente, tipo burraco che lasciamo volentieri alle signore di una certa età) non vi si gioca per soldi, per guadagnare dei quattrini dato che il giocatore è necessariamente un perdente contro il banco il quale trattiene per sé circa il 60 per cento della vincita.
Il poker, intendo il poker normale a cinque carte e non il Texas hold ’em che abbiamo ereditato dagli Stati Uniti, è il meno d’azzardo dei giochi d’azzardo, perché vi contano la perfetta conoscenza delle regole e della tecnica del gioco, la psicologia, in un tavolo nuovo devi capire il più rapidamente possibile quella dell’avversario, quella cosa misteriosa che si chiama ‘presenza al tavolo’, misteriosa come il carisma per cui l’avversario ti deve temere sempre anche se non hai niente in mano, ed è quindi uno scontro di personalità, aggiungo anche che il vero giocatore deve giocare allo stesso modo, senza che sul suo viso, imperturbabile, appaia emozione alcuna, sia che la puntata sia di diecimila euro o di un milione (ho visto bravissimi giocatori, alcuni dei quali mi hanno insegnato il poker, perdere tutta la loro abilità man mano che si alzava la posta).
In tutti i restanti giochi, roulette, chemin, blackjack, tutto è affidato al caso o a un fumosissimo calcolo delle probabilità, è chiaro che se alla roulette è uscito 18 volte il rosso alla diciannovesima la pallina volerà sul nero.
Nel poker non hai mai un punto sicuramente vincente: la scala reale massima viene battuta dalla minima. C’è solo un caso, ma è di scuola, in cui esiste questa sicurezza: tu hai due 10 in mano, con gli scarti ti entrano altri due 10 e, poniamo, un asso mentre tu hai scartato un re, una regina, un fante e quindi tutte le Scale reali sono tagliate fuori non esistendo, a differenza del Texas, la possibilità di un poker di 5.
Il vero giocatore, e questo apparirà ancora più curioso, non vuole vincere ma, almeno inconsciamente, perdere. Poiché questo gli movimenta la vita. Quante volte ho visto il mio ‘compagno di merende’ di allora, che chiamerò prudentemente DB, uscire dal casinò di Campione, passare deluso, perché aveva vinto, sotto quell’arco che sembra dire, quando lo si imbocca all’inizio della serata, “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
Comunque poiché gioca col denaro ma non per il denaro, ogni occasione sarà buona per sperperare subito quanto ha vinto. In altri giochi, alle corse dei cavalli, gli “stramaledetti quadrupedi”, e persino alla pelota. C’è poi una legge ‘gravitazionale’, per dirla con Battiato, per cui tu la prima volta che entri in un Casinò vinci e questo ti incoraggerà a giocare ancora e sarà la tua perdizione.
Ho già raccontato la storia di monsieur douze, giocava solo sul 12 e vicini, che entrato la prima volta, titubante, al casinò di Campione vinse una cifra strabiliante e in seguito perderà tutto, non solo quello che aveva vinto, ma la casa, la famiglia, le figlie, tutto.
Il vero problema del gioco d’azzardo online non è che possa indurre alla ludopatia ma che rompe la comunità. Prima per poter giocare dovevi andare in Sala corse, per fare la schedina del Totocalcio dovevi andare al bar oppure per giochi più popolari, come i dadi, scendere in strada. Oggi stai a casa e giochi online. In un certo senso è la stessa storia del cinema e di Netflix dove puoi vedere tutti i film che vuoi restando a casa. È la storia del biliardo sostituito dalle slot.
Ma sono fatti del tutto diversi, una cosa è giocare al biliardo con altri giocatori, altra è appiattirsi sulle slot che hanno sbaragliato il biliardo perché occupano meno spazio e rendono di più, una cosa è entrare in un cinema insieme ad altri spettatori di cui puoi sentire i commenti e poi magari continuare la chiacchiera fuori altra è farsi una solipsistica sega. E tutto questo ha a che fare con qualcosa di più grande, di più grave e di più serio: la solitudine dell’uomo moderno.
Grazie Massimo, avanti
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“è chiaro che se alla roulette è uscito 18 volte il rosso alla diciannovesima la pallina volerà sul nero”
Non è chiaro per niente; la probabilità che al 19 mo tiro esca rosso è sempre 50-50 al netto dei verdi; si chiama probabilità con reimmissione.
Ogni tiro infatti è un evento nuovo e indipendente; La distribuzione binomiale entra in gioco solo quando vuoi calcolare la probabilità di ottenere un certo numero di successi in una serie di giri, che è quello che ti porta a dire “è chiaro” ,ma ogni singolo giro è sempre un 50/50.
A parte questo sfondone; chiara la chiosa finale, cosa vuol mettere in evidenza.
Io aggiungerei che non è solo una questione di solitudine; è anche una questione di disperazione o di stupidaggine, il che in ultima analisi è lo stesso; la disperazione può far perdere il ben dell’intelletto.: tanti infatti soffrono di solitudine, ma non tutti coloro che soffrono di solitudine sono ludopatici.
Il ludopatico è anche disperato, povero senza un futuro al punto tale da non ragionare più ; non a caso Einaudi chiamava i soldi spesi nei giochi la tassa degli stupidi.
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Ci avrei giurato che uscivi te con la tua solita trombonata 😀
Certo che la probabilità è sempre la stessa, se la consideri OGGETTIVA.
Ma poi c’é anche l’interpretazione SOGGETTIVA.
Piccolo esempio.
Lotto italiano. Dal 1871, 6 bicentenari.
Un numero ha circa il 65% di uscire entro 18 estrazioni.
Poi invece guardi i 6 bicentenari:
3 usciti entro 2 estrazioni.
4 entro le 4.
5 entro le 11.
Troppo piccolo il campione statistico? Chissà.
O forse troppe mani che tirano i fili dietro le quinte.
E no, anche l’ipotesi del gioco taroccato va messa nel conto. Altroché se va messa.
Ma questo ovviamente non lo capisci.
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Non puoi confrontare i numeri del lotto che sono 90 con l’opzione rosso/nero della roulette.
Nel caso del rosso e del nero la probabilità è sempre 50/50.
Cambia la probabilità circa il numero di successi sul totale dei tiri; ad esempio quante probabilità ci sono che esca 10 volte rosso su 70 tiri o 13 volte nero su 30 tiri.
in questo caso è per calcolare tale valore si applica la distribuzione binomio.
Al lotto le cose sono più complicate
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Ma infatti non ho paragonato i due giochi pariteticamente, un numero del lotto ha il 5,5% di uscire ogni volta. In 12 estrazioni hai il 50%, mentre la non uscita di una faccia (e quindi l’uscita sistematica dell’altra) è un evento su 4.096.
Nel caso del rosso e del nero la probabilità è sempre 50/50.
Mi stupisce che tu non abbia menzionato l’esistenza del trucchetto apertamente usato da questi lestofanti: lo zero verde. Che ovviamente abbassa le % a meno del 50% sia rosso che nero.
Un pò come quando l’Italia si unì al programma Panavia Tornado con il 15% negando ad UK e Germania il 50/50 che altrimenti avrebbero avuto.
E nel lotto? Hanno fatto la stessa cosa con l’invenzione della ruota nazionale, che è quella su cui NON puoi puntare nella modalità ‘tutte’ ma devi fare una puntata apposita.
E manco a farlo apposta, la Nazionale del 2005 detiene anche il record di ritardi con il famigerato 53, ovvero una ruota con un campione statistico del 2% sul totale ha battuto le altre 10 che esistono dal 1871 o dal 1940.
Quando si dice il caso e la fortuna ‘cieca’.
Consiglio per eventuali interessati: se cercate un ritardo sulle altre ruote, giocatelo sulla nazionale, quasi sicuramente uscirà prima lì (e chissà come mai).
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Non a caso Einaudi chiamava i soldi spesi al gioco la tassa degli stupidi.
I giochi, tutti, sono concepiti per far vincere il banco/lo stato
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Riflessioni su vicende personali che divengono il metro per stigmatizzare un intero settore e soprattutto per dipingere il gambling come una patologia e svilire un ambito lavorativo che ha la medesima “dignità” di qualsiasi altro. Nessuna remora sulle scommesse finanziarie in borsa o sui fondi d’investimento e invece si demonizza il puntatore del settore sportivo….
In merito al prelievo sui giochi è quanto va a beneficio dello Stato ed è stabilito dallo stesso, che a mio avviso è in conflitto d’interessi, giacché da una parte guadagna e sponsorizza e dall’altra svilisce e demonizza il fruitore .
In merito ai casinò, nessun carrozzone viene tenuto aperto per beneficenza.
In merito al gusto masochista della perdita: che immane sciocchezza…visto che il gioco a premi è l’ultima illusione di ascensore sociale rimasto a intere fasce della popolazione più fragile.
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