
(dagospia.com) – Leggendo alcuni passaggi del ‘’Manifesto di Ventotene’’ scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 sull’isola del Lazio dove il fascismo li aveva messi al confino, tenendo fede al nomignolo “Ducetta”, ha dichiarato: “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”
Poi, tira fuori gli artigli per rivolgersi direttamente al Pd-Elly, di cui sottolinea le “contraddizioni” (“Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa”) spiegando di voler attendere il suo successivo intervento per capire qual è la linea dei dem. Una manganellata non poteva mancare per il travagliato Conte: ‘’Francamente non ho tempo per la vostra lotta nel fango”.
Fiato alle trombe e rullo di tamburi per il gran finale: “Nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’Aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa”.
Un’uscita che ha fatto ovviamente scoppiare il caos alla Camera, manco avesse urlato “Viva il Duce!”. Seduta più volte sospesa con le opposizioni che insorgono, gridano “vergogna”, “Meloni chieda scusa”, “Non c’è spazio in quest’Aula per il fascismo”. Sull’altra sponda, il capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami, quello che si divertiva a carnevale a camuffarsi da SS, che sbotta: “E basta con sto fascismo…”.
A quel punto gli occhi di Federico Fornaro del Pd si riempiono di lacrime e la voce si spezza quando afferma: “Non è accettabile fare la caricatura degli uomini protagonisti del Manifesto di Ventotene.
Lei, presidente Meloni, siede in questo Parlamento anche grazie a loro. Noi siamo qui grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi di fronte a questi uomini e queste donne, non insulti la loro memoria”.
Intanto, scrive l’Ansa, ”la presidente del Consiglio, impegnata nella tradizionale colazione al Quirinale che anticipa i Consigli europei (in cui Mattarella ha evitato un incontro con la Meloni, ndr), posta sui suoi canali social il video in cui parla in Aula di Ventotene con la scritta “Giudicate voi””.
Spiazzata dalla piazzata meloniana anche la Lega di lotta e di governo (in aula erano presenti solo Giorgetti e Calderoli mentre il principale avversario della Meloni, Matteo Salvini, era assente, impegnato a Bruxelles). Così alcuni ingenui esponenti della Lega, a microfoni spenti, hanno commentato che “si poteva evitare di spostare la discussione dall’Europa ad una battaglia ideologica”.
Ci pensa il dem Peppe Provenzano a illuminare le meningi ritardate del Carroccio sulla bombastica mossa della Statista di Colle Oppio: “Pur di coprire le divisioni della destra, le bordate di Salvini, la patriota Meloni è disposta a irridere i padri della Patria e dell’Europa”.
Da parte nostra, siamo felicissimi che la premier, spostare l’attenzione mediatica via dalle difficoltà in FdI e dalla battaglia quotidiana con la Lega, abbia recuperato nell’armadietto dei ricordi il fez e vomitato tale oltraggio al testo sacro per l’Italia repubblicana e antifascista.
Così finalmente tutti coloro che alle elezioni del 2022 a suon di voti hanno portato a Palazzo Chigi Giorgia Meloni finalmente capiscono chi è, chi non è e chi si crede di essere il nostro presidente del Consiglio.
La signorina si è tolta la mascherina da ‘’conservatrice e democratica”: è uscita dalla zona grigia del camaleontismo ed ora costringerà alle prossime elezioni i cittadini a prendere una posizione: o di qua o di là.
Quel gioco truffaldino di avere quattro maschere ed usarle tutte e quattro, è finito oggi alla Camera. E’ scomparsa la leader di FdI, in modalità Zelig, che nel 2016 su Facebook si camuffava da “democratica” citando il Manifesto di Ventotene, come riporta il sito Lettera43:
“Allora non c’era una Piazza da combattere, ma “solo” l’Europa di Renzi, Hollande e Merkel. “Da Renzi, Hollande e Merkel solo parole e buoni propositi, non una sola azione concreta.
Sull’Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del manifesto di Ventotene, detenuti in un carcere, che non questi tre premier europei nel 2016”.
Il discorso vergognoso alla Camera sia quindi accolto da una “standing ovation” perché ha finalmente smascherato chi c’è davvero dietro quei boccoli da messa in piega e quel sorriso da furbetta del quartierino.
Quando Meloni usava il Manifesto di Ventotene contro Renzi e Merkel
(lettera43.it) – Oggi la premier dice di non riconoscersi nell’idea di Europa di Spinelli, Rossi e Colorni. Eppure nel 2016 su Facebook scriveva cose ben diverse.

Giorgia Meloni si rifiuta si dichiararsi antifascista, ma sul Manifesto di Ventotene ha le idee chiarissime. Il che equivale forse a una risposta. Alla Camera, rivolgendosi alle opposizioni, la presidente del Consiglio (non l’esponente di un partito) ha infatti dichiarato, leggendo alcuni passaggi del Manifesto scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 mentre si trovavano al confino sull’isola del Tirreno: «Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia». «Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa», ha aggiunto, «perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’Aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa». Un’uscita che ha fatto scoppiare, comprensibilmente, la bagarre in Aula. A proposito di spaventi, Meloni potrebbe per esempio chiedere al collega di partito e presidente del Senato Ignazio La Russa perché sul sito di Palazzo Madama si trovi ancora il link al suddetto Manifesto…

Cosa Meloni pensava del Manifesto di Ventotene nel 2016
Si sa che solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma Meloni pare aver preso questa massima alla lettera. E così, forse confidando nella labile memoria italica, è solita a giravolte e tuffi carpiati. È successo recentemente con Volodymyr Zelensky e con la difesa dell’Ucraina. Se la premier italiana fino a pochi mesi fa scommetteva sulla vittoria di Kyiv, dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha abbassato decisamente i toni (a onor del vero a fine 2023 aveva ammesso che sull’Ucraina «c’era stanchezza da tutte le parti» credendo di parlare al telefono con il presidente dell’Unione Africana…). E pure sul Manifesto di Ventotene nel lontanissimo 2016 la pensava in modo leggermente diverso da oggi. Allora del resto non c’era una Piazza da combattere, ma “solo” l’Europa di Renzi, Hollande e Merkel. «Da Renzi, Hollande e Merkel solo parole e buoni propositi, non una sola azione concreta. Sull’Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del manifesto di Ventotene, detenuti in un carcere, che non questi tre premier europei nel 2016», scriveva la leader di FdI su Facebook. A questo punto, però, non è chiaro che Europa abbia in testa Giorgia Meloni… o meglio sorge il dubbio è che l’Europa in cui davvero crede sia quella di Viktor Orban.


Giorgia Meloni ha commentato le polemiche legate alle sue parole a proposito del Manifesto di Ventotene, sottolineando di non comprendere le critiche ricevute: «Ho fatto arrabbiare? Ho letto un testo… non capisco cosa ci sia di offensivo. Un testo si può distribuire ma non leggere? È un simbolo? Non l’ho distorto, l’ho letto. Ma non per quel che il testo diceva 80 anni fa ma perché è stato distribuito sabato scorso. Un testo che 80 anni fa aveva la sua contestualità se tu lo distribuisci oggi devo leggerlo e chiedere se è quello in cui credi», ha dichiarato Meloni al suo arrivo in albergo a Bruxelles, dove parteciperà al Consiglio europeo.
Ennesima arma di distrazione di massa per coprire i suoi fallimenti e le liti con Salvini, e PD e giornali ci cascano! 😕
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Ecco una splendida carrellata…
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Osteria numero Venti (ottene?)…. se la …. avesse i denti…
La Melona che parla di lotta nel fango, sempre più surreale.
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Forse perché lottiamo contro di loro: ecco IL FANGO!
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“Quando si fa riferimento a un avvenimento passato occorrerebbe collocarlo storicamente, partendo magari dalle date. Il Manifesto di Ventotene viene redatto, sotto la regia di Altiero Spinelli (un comunista pentito) ed Ernesto Rossi (un liberale allievo di Luigi Einaudi), nel 1941. In piena Operazione Barbarossa i nostri eroi concepiscono un federalismo europeo con venature libertarie in chiaro contrasto con l’impianto del socialismo di stato sovietico.In politica le fasi hanno la loro importanza, per cui partorire quel documento in piena Seconda guerra mondiale, con la Germania nel suo momento più aggressivo, prima dell’intervento statunitense, non voleva di certo essere un punto d’appoggio per la causa del popolo russo impegnato nella resistenza all’aggressione nazifascista. Prendendo spunto da alcuni articoli di Einaudi non solo si criticava il socialismo di stato, ma anche la natura della sovranità statale. Motivo per cui il Manifesto si poneva in netto contrasto con tutta la riflessione politico-culturale che portò alla nascita della Costituzione italiana, con il suo impianto lavorista, sociale e di partecipazione pubblica tramite la promozione di libertà positive, ritenuto questo il vero tratto distintivo del nuovo stato democratico e autenticamente antifascista.Pietro Nenni, uomo di estrema profondità politica, comprese benissimo il sotterfugio contenuto tra le righe del Manifesto e costrinse Sandro Pertini, politico meno lungimirante di lui, al ritiro della firma. Tanto che quel testo prospettava anche l’ideazione di una forza politica esterna ai partiti, a quei partiti poi protagonisti della Liberazione, perché ritenuti troppo nazionalisti. Una volta pubblicata postuma la sua memorialistica, emerse uno Spinelli obnubilato dall’anticomunismo e dalla cieca volontà di sconfiggere militarmente l’Unione Sovietica, come avrebbe potuto professare, in quegli anni, qualsiasi reazionario appassionato alla lettura de “Il giornale d’Italia”. Alla luce di tutto ciò sorge spontanea una considerazione. I progressisti sembrano sempre procedere per astrazioni impolitiche: “il sogno europeo”, “i padri fondatori”, “lo spirito del Manifesto di Ventotene”. Queste astrazioni concettuali, salmodiate fino allo sfinimento, diventano dei veri e propri dogmi, totalmente sconnessi dalla realtà. Realtà che, a quel punto, non hanno alcun interesse a conoscere. Insomma una sindrome da Testimone di Geova. Senza contare che il Manifesto di Ventotene è un vero e proprio feticcio, celebrato indifferentemente dai più biechi reazionari e dai più illusi liberal, del tutto estraneo al processo di formazione dell’Europa Unita, sia nella sua versione embrionale che in quella totalitaristica di Maastricht”.
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La Meloni è nuovamente riuscita nel miracolo insperato di spostare l’attenzione dall’argomento principale all’argomento fantoccio: dal riarmo di oggi a Ventotene.
Se le andiamo sempre dietro è la fine.
(non è un attacco a te ma un invito che finirà nei vetri….come sempre. )
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Complimenti per i richiami storici e le precisazioni .Tuttavia bisogna considerare che la EU reale si è distinta fino ad un certo momento,almeno in parte ,per la sua volontà diplomatica e non quella guerrafondaia a meno che essa non si creda di essere la Nato com’è accaduto con il conflitto Ucraino, dove si sono rinnegati tutti i principi fondanti tesi a tenere il continente lontano dalle guerre e non a provocarle
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Però tutto sto chiasso per dire che la signora non è psichicamente stabile ? Oppure che è la tipica opportunista politicante italiana ? D’accordo è l’ una e l’ altra cosa , però vota la Van Der Lajen e le sue strategie belliche oltre che fare quello che avrebbe voluto fare Dargli in economia e tutto questo come i PD, quindi…
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Anche la Basile vuole comunque più Europa, non sono certa di aver capito come si auspichi venga concretizzata dai nostri attuali politici e non sono certa la voglia smilitarizzata. Sino ad oggi non è emersa una figura politica o un’opinione filosofica alternativa a tutto quanto è in atto.
Come scrivi anche tu, ci incamminiamo ineluttabilmente a più Europa, più armi, più accentramento e meno democrazia.
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Secondo me il punto massimo l’ha raggiunto ieri quando ha giustificato la sua riforma “Premierato” adducendo la manifestata difficoltà di noti dittatori che hanno difficoltà a stringere accordi con l’Italia perché i leader cambiano ogni quattro anni. Quindi lei inizia col premierato e poi continua con la dinastia meloniana?
https://youtu.be/fuyDxYZc62s
min 5:05
40 miliardi grondanti sangue di quello che lei pronuncia come Schec Mohammed che è DI DUBAI è Mohammed Bin Salman mai nominato internazionalmente con Schek Mohammed, l’unico Sceicco noto con questo titolo è quello degli Emirati ed è Mohammed bin Rashid Al Maktoum.
La banalità del male …..
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Questa è l’altra chicca https://youtube.com/shorts/U2VkLE3xfvw?si=dDCCPZZzzgP7RSv4
Fossi in lei mi imbottirei di farmaci per prendere sonno, viste le migliaia di morti ucraine e russe. Questi combattono dittatori sanguinari in nome della pace e sono più sanguinari di quelli che combattono, la papessa di bianco vestita che discetta di armi e sangue, di soldi e interessi.
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