Trump-Putin tre ore al telefono – Accordo e disaccordo. Il Cremlino chiede lo stop ai rifornimenti di armi agli ucraini. Zelensky: “Si combatte ancora a Kursk”. Ma Francia e Uk: “Kiev l’armiamo noi”. Ursula: “Pronti a guerra”. Tre ore di colloquio, anche su medio oriente e nuovo ordine mondiale. Zelensky brontola, ma poi si allinea

(Di Michela A.G. Iaccarino – ilfattoquotidiano.it) – Alle 17 e 36 di ieri, ora italiana, è terminata la telefonata che può cambiare – e forse ha già cambiato – la storia della guerra in Ucraina mentre a Kiev suonavano le sirene. Lo ha dichiarato il Cremlino, lo ha confermato la Casa Bianca, che è durata tre ore la conversazione tra il presidente russo e quello americano, al vertice di due imperi che hanno ricominciato a parlarsi dopo oltre tre anni di guerra nel cuore dell’Europa. Quando si è conclusa, Putin ha ordinato al suo esercito di sospendere gli attacchi alle strutture energetiche ucraine: stop ai raid per 30 giorni. Si discuterà anche di un cessate il fuoco sul Mar Nero e poi di uno definitivo, totale, permanente. Al via i colloqui per la pace subito. “Questi negoziati inizieranno immediatamente in Medio Oriente” si legge nel comunicato della Casa Bianca che spiega che “sangue e tesori che sia Ucraina che Russia hanno speso in questa guerra andrebbero spesi meglio per i bisogni dei loro popoli”; “Questo conflitto non sarebbe mai dovuto cominciare e sarebbe dovuto terminare molto tempo fa”.

Oggi avverrà uno scambio prigionieri: 175 russi per 175 ucraini. Durante il summit saudita (tenutosi una settimana fa a Gedda) la squadra Zelensky aveva lavorato a fondo per ripristinare il sostegno militare sospeso da Trump, ma Putin, per chiudere subito la partita, vuole la sospensione di tutte le consegne militari statunitensi. Richiesta ripetuta ieri: “La cessazione totale degli aiuti militari a Kiev come condizione fondamentale per la risoluzione del conflitto”. Una condizione obbligatoria che, insieme alla mancata adesione alla Nato, forse per Zelensky sarà troppo dolorosa da accettare. Nel documento Usa si specifica anche che Mosca e Washington sono pronte a implementare “relazioni bilaterali”: se cooperano potranno raggiungere “stabilità geopolitica e accordi economici enormi quando la pace verrà raggiunta”. Putin e Trump hanno discusso anche della “fine della proliferazione delle armi strategiche”. Quella di ieri è stata una conversazione che “ha reso il mondo più sicuro” ha scritto in giubilo per il momento “epico”, “storico” l’inviato speciale russo per la cooperazione internazionale Kirill Dmitrev. La pace, che “una settimana fa era a centinaia di miglia, ora è a un paio di centinaia di metri” spiega una fonte della Casa Bianca alla Cnn.

Tira aria di festa a Washington per un desiderio condiviso di normalizzazione delle relazioni. “Molti elementi di un accordo finale sono stati concordati, ma molto resta da fare”, scrive il presidente Usa sui social prima della chiamata, che è stata “una mossa ad alto rischio” secondo il Washington Post. L’ultima svolta di Trump è stata preceduta da decisioni che certo avranno gradito al Cremlino. Prima della telefonata il presidente Usa ha chiarito che il suo obiettivo era definire quanti territori ucraini passeranno alla Russia in cambio di un accordo. Ha fatto rimbalzare le parole del suo consigliere per la sicurezza di Trump, Mike Waltz: pace duratura in cambio di terra, “possiamo parlare di ciò che è giusto e sbagliato. Dobbiamo anche parlare della situazione sul campo”. Ha bollato Voice of America – emittente nemica della Mosca sovietica, e anche dell’attuale – come piattaforma di “propaganda radicale”. Ha interrotto il programma di recupero e tracciamento dei bambini ucraini finiti in Russia (finanziato dai democratici di Biden, che documentava rapimenti e altri presunti crimini russi in un database).

Invece Putin prima della chiamata che il mondo attendeva col fiato sospeso era all’evento dell’Unione russa degli industriali e imprenditori. Ha sbeffeggiato il suo fedelissimo portavoce Dmitry Peskov: “Non ascoltatelo”, ha risposto quando gli hanno fatto notare che rischiava di far tardi alla telefonata: era prevista per le 4 del pomeriggio, orario di Mosca, ma il presidente russo ha fusi orari personali e in passato agli appuntamenti strategici è arrivato volutamente in ritardo: ma non ieri. In serata Zelensky ha detto di accettare lo stop agli attacchi alle infrastrutture energetiche russe, “ma continueremo a combattere a Kursk. Putin ha respinto il cessate il fuoco totale, non è pronto alla fine della guerra”.