(di Michele Serra – repubblica.it) – Qualcuno ha la Tesla ma non la può vendere anche se vorrebbe, perché è in leasing. O perché non ha i soldi per cambiarla. Tra quelli in leasing c’è la deputata di Avs Elisabetta Piccolotti, sposata con Nicola Fratoianni, che in proposito ha detto, con ammirevole sintesi, davvero insolita in politica: «L’abbiamo comprata prima che Musk diventasse nazista». Tutta la nostra solidale comprensione.

Il crollo delle vendite di Tesla, nel mondo, conferma che il repentino passaggio di Musk dalla follia generica a quella ideologica non è sfuggito a molte persone; e gli costerà, anzi gli è già costato, qualche briciola della sua torta.

Per altro le torte sono fatte proprio di briciole, e questo significa che anche l’ultimo di noi consumatori, volendo, può dire la sua. Camminando tra gli immensi scaffali del mondo, un minimo di autodeterminazione ci è ancora consentito, almeno fino a che gli algoritmi non si trasformino in nerboruti guardiani e ci traggano in arresto se sgarriamo.

La frase di Piccolotti, del resto, già viaggia per le strade di America, in forma di adesivo, sopra molte Tesla, con la potenza degli slogan bene azzeccati.

Anche se in una versione più generica, percepibile a largo raggio: “l’ho comprata prima di sapere che Musk fosse pazzo”. Farei qui una specifica: un sacco di pazzi sono simpatici, miti e frequentabili, e dunque andrebbe specificato che si tratta di un pazzo molesto.

Speriamo, in ogni modo, che il contagio dilaghi. Essendo i satelliti di Starlink, credo, sprovvisti di lunotto posteriore, sarà difficile poterci appiccicare sopra quell’adesivo.

Dobbiamo comunque sperare che quaggiù in terra i governi più attenti alle questioni della libertà, e ancora sensibili ai pericoli del monopolio, affidino le comunicazioni mondiali a satelliti il cui controllo sia pubblico e non privato. La difesa contro la prepotenza è l’intelligenza.