Un vicepresidente degli Stati Uniti, il Paese che per decenni sostenne lo scontro per fortuna incruento e per fortuna vittorioso con la Russia comunista, venire oggi a legittimare Vladimir Putin

(di Ernesto Galli della Loggia – corriere.it) – Pure a questo paradosso dovevamo assistere: allo spettacolo di J. D. Vance, colui che dopo il presidente è il massimo rappresentante politico degli Stati +Uniti — il Paese vincitore del Terzo Reich, liberatore dell’Europa dal dominio hitleriano, e dunque autore della sua rinascita democratica dopo il 1945 — venire a Monaco a rampognare con una serie di accuse insulse proprio i leader attuali di quell’Europa. Per poi andare a lisciare il pelo alla capa del partito filonazista tedesco augurandole, immaginiamo, ogni successo per il futuro appuntamento elettorale

E ci è toccato vedere ancora questo: un vicepresidente degli Stati Uniti, il Paese che per decenni sostenne lo scontro per fortuna incruento e per fortuna vittorioso con la Russia comunista, venire oggi a legittimare Vladimir Putin, l’erede politico di quella Russia da tempo riconsegnata al suo triste destino di Paese campione dappertutto del dispotismo più aggressivo e crudele.

Ma c’è un aspetto ancora più paradossale. Con il suo discorso Vance ha certamente creduto di dare voce alle idee di base della nuova amministrazione Trump: alla feroce ostilità di questa nei confronti del molle buonismo democratico e della svendita degli interessi americani; ha certamente creduto di battersi per quell’insieme di valori e di principi antichi che la cosiddetta «cancel culture» insidia e cerca di distruggere. 

Ma quale sarebbe la sorpresa del vicepresidente se potesse capire che invece le sue parole — per uno di quei paradossi che sono frutto dell’ignoranza — sono in realtà perfettamente in linea proprio con il carattere centrale di quell’orientamento culturale! Sì, del suo bisogno spasmodico di rompere con la storia americana, fraintendendola e considerandola tutta sbagliata. Perché questo ha fatto a Monaco Vance: ha buttato a mare decenni di storia degli Stati Uniti. Ha distrutto un passato che molti tra noi Europei, però, ci ostiniamo, nonostante tutto, a considerare glorioso.