“Che ci siano paginate dove agenti segreti attaccano altri agenti, invece di difendere l’interesse nazionale è preoccupante”, ha continuato il vicepremier

(ilfattoquotidiano.it) – Il vicepremier della Lega chiede chiarezza. Sulla presunta attività di spionaggio del software di Paragon contro giornalisti e attivisti, Matteo Salvini evoca uno scontro tra servizi segreti: “Sicuramente è fondamentale un momento di chiarezza in quelli che paiono regolamenti di conti all’interno dei servizi di intelligence che svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità, la sicurezza e la democrazia del Paese”. “Che ci siano paginate quotidiane dove agenti segreti attaccano altri agenti segreti, invece di difendere l’interesse nazionale questo sì è preoccupante”, ha continuato Salvini intervenendo alla conferenza stampa della Lega sulla rottamazione. Il leader del Carroccio precisa comunque di non conoscere la società israeliana: “Non c’ho mai avuto a che fare, non ha mai collaborato con realtà a me vicine o conosciute e quindi non so cosa rispondere, onestamente”, e annuncia che lunedì sarà in Israele “e chiederò qualcosa a loro“.
La nota della Lega – Poco dopo è lo stesso partito di Salvini a intervenire con una nota per sottolineare la “totale fiducia negli attuali vertici dell’Intelligence, finalmente all’altezza del compito loro assegnato”. Il Carroccio afferma che quando parla di “regolamenti di conti all’interno dei servizi di intelligence” la Lega si riferisce a “ciò che leggiamo da giorni sui giornali, non ad altro”. Il partito di Salvini poi sposta l’attenzione: “In modo particolare – sottolineano da via Bellerio – stupisce trovare in edicola carte altamente riservate che dalla Procura sarebbero state inviate a giornalisti, peraltro citati a giudizio. Costoro, in base alla legge, non avrebbero sionedovuto riceverle, ma al massimo prenderne vi”, conclude la nota.
Schlein: “Se ha elementi venga a riferire” – Ma le parole del vicepremier hanno subito provocato la reazione dei partiti di opposizione: “Se Salvini ha degli elementi venga a riferire in Parlamento”, ha detto la segretaria Pd Elly Schlein a L’aria che tira, su La 7, commentando le parole del vicepremier. “La vicenda Paragon è estremamente grave“, ha aggiunto Schlein: “Il Governo deve chiarire. Non può, come ha fatto con quando ha liberato il torturatore libico Almasri, mettere la testa sotto la sabbia, la ‘presidente del coniglio’ deve venire a spiegare”, ha concluso. Per Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs, le parole di Matteo Salvini rendono “il quadro ancora più inquietante“: “Se il vicepremier ammette un simile caos nei servizi di intelligence, vuol dire che l’Italia, sotto questo governo, è totalmente fuori controllo“, commenta Bonelli per il quale è “incredibile che Salvini abbia annunciato l’intenzione di chiedere chiarimenti a Israele”.
La richiesta d un’informativa – Le opposizioni, infatti, continuano a chiedere un’informativa urgente sul caso: “Il governo è stato smentito, chiarisca”, è il comune denominatore delle dichiarazioni degli esponenti dei gruppi di opposizione. Il riferimento è alle notizie che hanno confermato che lo spyware prodotto da Paragon in Italia ha due clienti: “Un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence“. O meglio, aveva: il Guardian, infatti, ha rivelato che la società ha deciso mercoledì scorso di rescindere il contratto, stabilendo che l’Italia ha violato i termini di servizio e il quadro etico. Poche ore prima, mercoledì sera, la Presidenza del Consiglio aveva diffuso una nota limitandosi a escludere il coinvolgimento dell’intelligence e quindi del Governo nella presunta attività di spionaggio.
Gli italiani coinvolti – In queste ore arrivano anche ulteriori dettagli. Sono certamente più di due le persone di Mediterranea che sono state “spiate” attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions. Secondo quanto si apprende, infatti, almeno tre persone – forse anche quattro – che fanno parte dell’ong hanno ricevuto il messaggio da parte di Meta che li avvertiva di una violazione dei loro dispositivi. Due giorni fa il capomissione dell’organizzazione Luca Casarini aveva denunciato pubblicamente di essere nella lista delle persone spiate dal software dell’azienda israeliana. Il suo era il secondo nome venuto fuori dopo quello del direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato. Lunedì prossimo il team legale di Mediterranea – l’ong che si occupa di ricerca, soccorso e tutela dei migranti – presenterà un esposto “al centro di sicurezza cibernetica della polizia di Stato di Palermo“, conferma Casarini. Oltre a Casarini tra gli attivisti di Mediterranea avrebbero subito l’infiltrazione nel proprio smartphone anche un rifugiato sudanese e Beppe Caccia, l’armatore della nave umanitaria. A questi si aggiunge anche anche Husam El Gomati, oppositore libico che vive in Svezia: “Sono stato hackerato mentre mediavo coi servizi per liberare cinque libici”, ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano. In totale sarebbero 90 le persone spiate attraverso il software Graphite: di questi 7 gli italiani.
Casarini: “Mediterranea è uno dei target” – “Ci sono altri membri” di Mediterranea Saving Humans spiati dallo spyware Graphite della azienda israeliana Paragon. “Abbiamo verificato e sono almeno tre”, in pratica “la metà” tra gli italiani, ha detto Luca Casarini, fondatore e capomissione della ong: “Io credo che questo possa significare che Mediterranea è uno dei target, non io personalmente ma la ong in quanto tale”, ha aggiunto. A suo parere ciò è “dovuto anche al fatto che noi gestiamo l’unica nave battente bandiera italiana“. Inoltre “il contesto in cui questo sta avvenendo è quello della Libia e il memorandum Italia-Libia. A noi i libici hanno anche sparato addosso, siamo particolarmente esposti con i libici e direi anche con chi cerca di capire cosa facciamo e cosa faremo”, ha concluso.
A proposito di Casarini: poco più di 1 anno fa era uscita questa scandalosa indagine su di lui.
Possibile che nessuno ne parli più e che adesso passi pure come ‘vittima’?!?!?
Anche i «buoni» nel loro piccolo si incazzano. E fanno le faide. Nelle carte dell’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in cui sono imputati Luca Casarini, il sodale Giuseppe Caccia e altri quattro, emerge come la banda no global abbia epurato dal direttivo dell’associazione Mediterranea tutti quelli che avevano dubbi sulla gestione delle donazioni.
Come il cuculo, Casarini si è candidato a entrare nel politburo (tra l’altro rivendicando i 4 anni e 7 mesi di condanne definitive) della Ong e poi, una volta entrato nel nido, è riuscito a scalzare chi voleva controllare i maneggi dell’ex leader delle Tute bianche e dei suoi presunti complici. E da Mediterranea sono volati fuori, tra gli altri, Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emergency, e il marito della donna Tommaso Ferdinando Nogara Notarianni, detto «Maso».
I due sono stati sentiti dagli inquirenti «in quanto dall’attività tecnica erano stati rilevati forti contrasti in ordine alla trasparenza dei costi sostenuti dalla Mare Jonio non riportati alla associazione» e «dalle dichiarazioni acquisite sono emersi rilevanti elementi investigativi che hanno corroborato ulteriormente il quadro indiziario, che non lasciano dubbi sulla poca chiarezza posta in essere dal duo Caccia-Casarini nei confronti dell’associazione Mediterranea».
Oggi parte l’udienza preliminare che vede Caccia e Casarini imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reato aggravato dal profitto ricavato nella vicenda Maersk. Forse Cecilia Strada non aveva tutti i torti a sospettare di Casarini & C.
La faida per la gestione dei soldi tra Casarini e la figlia di Strada – infosannio
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