
(Raffaele Pengue) – L’anno corrente e morente finisce, come avviene da decenni, lasciando tutto incompiuto o non ancora iniziato. L’ennesimo anno corridoio guardiese, di passaggio, che non ha avviato né risolto nulla di decisivo e di significativo per Guardia, ma ha solo continuato le cose cominciate negli anni precedenti. Il 2024 trasferisce al suo successore, il 2025, quel che ha ricevuto dai suoi predecessori, il 2023, 2022, 2021, 2020, 2019…: l’acqua che beviamo (“ricca” di buon calcare) viene ancora dagli anni precedenti, il centro storico è sempre una pattumiera a cielo aperto (ma anche al chiuso), le strade recentemente asfaltate per i Riti sono già una gruviera, una situazione di per sé già disastrosa e che con l’inverno rischia di peggiorare ulteriormente; e poi lo stretto della Portella, la fuga dei nostri giovani e la routine monotematica della finta opposizione. E poi molto – ma molto, molto – altro ancora. L’unica vera novità che ci lascia il 2024 (ma a Guardia niente è come sembra) è l’annuncio dell’ammodernamento del campo sportivo, ma forse avverrà l’anno prossimo; ora siamo ancora alle battute iniziali delle polemiche. Magari qualcosa accadrà l’anno prossimo ma nel 2024 non è cambiato niente sul fronte orientale né a nord né a sud. Abbiamo avuto solo conferma nell’anno in via di conclusione che i Riti settennali di penitenza sono ancora la guida, il faro e il custode di Guardia. Ma chi dice che grazie ai Riti abbiamo vissuto un anno cruciale nella storia di questo paese, confonde i fatti reali con le percezioni soggettive. Con l’anno appena trascorso è rimasto il quadro modesto di una comunità al rimorchio, priva di coraggio, incapace di porsi come soggetto aperto e autorevole, ormai malconcia e traballante nella sua classe dirigente.
Escludendo l’evento settennale, se dovessimo fare un bilancio dell’anno che sta per finire, non troveremmo argomenti salienti, svolte decisive, ascese o cadute che facciano parlare di iniziative memorabili. C’è semmai una certa piccola stabilità, piaccia o non piaccia. Nessuna rivoluzione, solo manutenzione, direbbe Leo Longanesi: prudenza e piccoli aggiustamenti o, tuttalpiù, piccoli segnali di deterioramento. Ma nulla che faccia pensare a un rilancio di Guardia, come invece annunciano le propagande opposte. Mi sarò distratto ma non riesco a trovare un solo avvenimento che nel 2024 abbia cambiato le cose in questo paese, o dopo il quale le cose non saranno più le stesse. Low profile, direbbero gli ospiti americani, per passare inosservati o per sopravvivere indenni. O forse riferito al basso profilo dei protagonisti e degli antagonisti politici guardiesi, almeno in media generale. Nessuna novità viene dall’anno in scadenza, e lo stesso vale nella società civile guardiese, la cultura, le istituzioni. Nulla è accaduto nell’anno appena trascorso, tutto è rinviato agli anni che verranno.
Si può dunque con ragione convenire che questo 2024 è stato per Guardia un anno insignificante, complessivamente irresoluto, incapace come i precedenti di generare svolte interne e risolutive. E uso la parola insignificante non solo nell’accezione ormai classica ma perché l’uso dell’espressione insignificante allude anche alla silenziosa mutazione antropologica che stiamo vivendo a Guardia Sanframondi nella giovane generazione: senza nessuna resistenza. Senza coscienza critica. Senza memoria storica e cultura. Guardia scivola stupidamente nell’insignificanza.
Buona fine 2024, con l’augurio di vedere sempre meno banalità in questa antica comunità nell’anno che verrà.