
(Di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Il 22 agosto si è aperta a Verona una convention organizzata da Agesci (l’Associazione guide e scouts cattolici italiani): il tema centrale era la felicità. Di questo evento ha dato notizia anche il Fatto. Secondo l’attore americano Jack Benny “gli scout sono dei bambini vestiti da cretini, guidati da cretini vestiti da bambini”. Anche se degli scout ha fatto parte, e probabilmente fa ancora parte, Matteo Renzi che cretino non mi sembra affatto. Ma quel che qui ci interessa è il tema della felicità. Nella Dichiarazione di Indipendenza americana del 1776, che può essere considerata, in generale, la Costituzione del mondo occidentale, dei diritti e dei doveri dei cittadini, è sancito, fra l’altro, il diritto “al perseguimento della felicità”. Ma l’edonismo straccione contemporaneo ha trasformato questo concetto in un diritto vero e proprio alla felicità. Diritti di questo genere non esistono. Esiste, in rari momenti della vita di un uomo, un rapido lampo, un attimo fuggente e sempre rimpianto, che chiamiamo felicità, non un suo diritto. Pensare che l’uomo abbia un diritto alla felicità significa renderlo, ipso facto e per ciò stesso, infelice. La sapienza antica era invece consapevole che la vita è innanzitutto fatica e dolore, per cui tutto ciò che viene in più è un frutto insperato e ce lo si può godere. Allo stesso modo non esiste un diritto alla salute. Diritti di questo genere, alla felicità come alla salute, di cui oggi è piena la nostra testa, non esistono. Perché nessuno, fosse anche Domineddio, può garantirli. Esiste la salute, quando c’è, non un suo diritto. Nel nostro ordinamento quello che era il ministero della Sanità è stato stolidamente denominato, sotto il governo Berlusconi, ministero della Salute. Alle spalle di tutto questo c’è una molto cattolica convinzione e speranza in un futuro iperboreo di fatto irraggiungibile che si sposa sia pur in modo contraddittorio col razionalismo illuminista. “Non è il sonno, ma il sogno della Ragione che ha partorito mostri”.
Stavolta, Fini va completamente fuori tema e, con tutto il rispetto per lui e per la sua visione, ne intuisco i motivi.
Quello che gli scout intendono affermare, con il loro linguaggio magari un po’ naif e forse ingenuo, non è il diritto alla felicità e alla salute (nessuno è così sciocco da pensarlo) ma è il diritto di tutti ad avere una vita piena (che è ben altra cosa). Quella degli scout è una visione religiosa della vita, non obbligano nessuno a seguirla, ma se la si guarda dal loro punto di vista è perfettamente chiara.
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Non solo, ma con “diritto alla felicità” credo debba intendersi la rimozione di tutti gli ostacoli che si frappongono ad una vita condotta nella certezza del diritto, come:
“diritto alla salute” la certezza della disponibilità dei migliori mezzi affinchè la salute sia preservata.
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Grazie Massimo, avanti
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Già che ci sono gli Scout, che aspirano alla felicità (tipo quella che hanno patito tanti santi cattolici?), potrebbero degnarsi di partecipare a robe tipo la Marcia della Pace? Macché, dal 2014, da quando c’era a capo dell’Agesci Matteo Spanò, amico di Renzi, stranamente non si fanno più vedere da quelle parti.
Cosa aspettano, un futuro alla Mad Max?
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