(di Domenico Affinito e Milena Gabanelli – corriere.it) – Il Ponte sullo Stretto di Messina appare e scompare quasi a ogni cambio di governo. L’ultimo no è di Mario Monti. Nel 2012 la necessità di contenere la spesa pubblica è stringente: il governo rileva gravi carenze nel progetto definitivo del 2011 e chiede di dettagliare gli aspetti finanziari e la sostenibilità generale dell’opera, pena la messa in liquidazione della Società Stretto di Messina (qui legge 221 del 2012). Le integrazioni non arrivano e il governo nomina un commissario liquidatore (qui Dpcm 15 aprile 2013).
2020: riparliamone
Nell’estate 2020 l’esecutivo Conte ripropone l’idea col piano di rilancio delle infrastrutture in Italia inserito nel Pnrr. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli nomina una commissione di 16 esperti per esaminare possibili alternative alla campata unica e si stanziano 50 milioni per un progetto di fattibilità. Conte cade nel 2021 e il governo Draghi conferma gli stanziamenti. Del progetto di fattibilità se ne dovrebbe occupare Italferr, società del gruppo Fs per gli investimenti infrastrutturali che, contattata da Dataroom, risponde: «Italferr non ha mai ricevuto alcun incarico per sviluppare uno studio di fattibilità e mai è stata coinvolta in alcuna attività di progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina». I 50 milioni rispuntano dopo le elezioni nel 2022 quando Matteo Salvini, nuovo ministro dei Trasporti, decide di usarli per riattivare la società Stretto di Messina spa e l’amministratore delegato di allora: Pietro Ciucci.
![](https://images2.corriereobjects.it/methode_image/Video/2024/05/26/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/foto%2001%20ponte_sdm_1920x1080_019.x59061-kj9-U3480601152116FhH-1920x1080@Corriere-Web-Nazionale.jpg?v=202405270637)
Salvini passa all’azione
L’opera figura nel programma elettorale della Lega (qui) che in precedenza si era sempre detta perplessa. Il 29 settembre 2016 ad Agorà Salvini dice «più di una volta la Lega ne ha sottolineato le perplessità» e lo stesso giorno Luca Zaia scrive su Facebook «Con Matteo Salvini sosteniamo la stessa idea: non è un’opera prioritaria per il Paese» (qui). Una volta giunto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il leader della Lega decide di correre perché «il Ponte è una priorità». Il 31 marzo 2023 il governo emana il decreto (qui), poi convertito in legge, che fissa il termine per il progetto esecutivo al 31 luglio 2024, sulla base di quello definitivo del 2011 (e che va «integrato» da una relazione aggiornata del progettista, qui). Si rispolvera anche il soggetto deputato alla realizzazione dell’opera: il consorzio Eurolink che aveva vinto la gara e ha ancora in ballo una causa con lo Stato da 657 milioni di euro per l’interruzione del 2013, persa in primo grado e ora in appello e che ha promesso di ritirare se ripartono i lavori.
![](https://images2.corriereobjects.it/methode_image/Video/2024/05/26/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/foto%2002%20ponte%20collegamenti-2-1920x1080-1.x59061-kj9-U3480601152116R8E-1920x1080@Corriere-Web-Nazionale.jpg?v=202405270637)
Un progetto già bocciato
Si riparte dunque dal vecchio progetto, con le carenze rilevate dal governo Monti e quelle evidenziate dal ministero dell’Ambiente di allora. Progetto bocciato anche nella sostanza dalla commissione di esperti del Mit ad aprile 2021. Nella relazione finale si legge: occorre studiare soluzioni alternative, quella a unica campata non è la migliore (qui). Il problema posto dai tecnici è che ad oggi non esiste ancora la tecnologia per una infrastruttura di quel tipo. Lo stesso anno le Università di Catania e Kiel (Germania) annunciano la scoperta di una faglia attiva di 34,5 km lungo lo stretto di Messina, mai mappata, che ha deformato il fondale marino e che è in grado di scatenare terremoti di magnitudo 7,1 (qui). Il livello massimo sopportabile dalla struttura (qui). L’aggiornamento del progettista non ne tiene conto. D’altronde i tempi sono troppo stretti: il 29 settembre 2023 c’è la firma tra Stretto di Messina ed Eurolink e il 30 settembre il Consorzio comunica di aver consegnato la documentazione. Il plico finisce al Comitato scientifico indipendente della Stretto di Messina che a febbraio dà parere positivo, ma a patto che siano accolte 68 raccomandazioni (qui l’elenco). Tra queste: nuovi approfondimenti sismici, nuove analisi e previsioni con scenari che tengano conto di eventi estremi e una nuova analisi delle correnti marine e dei venti in relazione alla struttura.
Il Mise: 239 integrazioni
Il 15 aprile si esprime anche il ministero dell’Ambiente: chiede altre 239 integrazioni al progetto (qui). Tra queste la necessità di chiarire se l’Analisi Costi Benefici ha tenuto conto degli studi sui flussi di traffico, se la stima dei costi è stata aggiornata rispetto alle condizioni attuali o se si sono mantenuti i valori indicati nella precedente documentazione, di specificare la tipologia dei costi di manutenzione e gestione dell’opera, di presentare un quando «aggiornato e congruente» degli scenari di rischio sismico e maremoto aggiornati allo stato attuale dei luoghi. Scrive anche il ministero della Cultura: «avevamo già segnalato nel 2012 che la documentazione presentata non era esaustiva» (qui).
Parte l’iter degli espropri
Intanto il 3 aprile la Stretto di Messina avvia l’iter per l’esproprio di terreni e delle aree edificate sulla sponda siciliana e su quella calabra (qui). I cittadini devono rispondere entro il 2 giugno. Si stimano 500 edifici (fra abitazioni e immobili commerciali) e 1500 proprietà terriere, in totale 370 ettari. Ma prima di sottoporre il progetto definitivo al Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile che per legge approva i progetti infrastrutturali strategici, occorre acquisire le osservazioni degli enti locali coinvolti attraverso le Conferenze dei servizi. Ma è complicato fornire osservazioni se ancora non ci sono gli adeguamenti richiesti da Comitato scientifico, ministero dell’Ambiente, e ministero della Cultura. E senza l’ok del Cipess non si può procedere con gli espropri e aprire i cantieri. Il 3 maggio prende carta e penna anche l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Messina e scrive: «Alla luce della vigente normativa antisismica il progetto definitivo non risulta adeguato» (qui).
![](https://images2.corriereobjects.it/methode_image/Video/2024/05/26/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/Foto%2003%20ponte%20Opere-di-attraversamento-Vista-sul-Centro-di-Monitoraggio-Fase-1-Calabria.x59061-kj9-U3480601152116yCB-1920x1080@Corriere-Web-Nazionale.jpg?v=202405270637)
Faglia attiva sotto il pilastro
Nelle aree di esproprio alcune situazioni si sono modificate rispetto al 2011: su una c’è la variante ferroviaria, un’altra cade in una zona cimiteriale, su una terza è sorto un villaggio turistico. Ma, soprattutto, secondo lo studio geologico commissionato dal comune di Villa San Giovanni sulle mappe catalogate da Ispra nel 2015, ci sono 5 faglie attive di cui una nell’area del blocco di ancoraggio dei pilastri. Dopo il terremoto di L’ Aquila su quel tipo di aree c’è l’inedificabilità assoluta. La Stretto di Messina dice di esserne a conoscenza e che si eviteranno posizionamenti su faglie attive. Dalle mappe al momento non è chiaro. E intanto da gennaio 2023 il valore di case e terreni è crollato proprio perché hanno il vincolo di esproprio. Anche sulle aree circostanti è piombata l’incertezza: chi vuole acquistare casa non riesce a stipulare un mutuo perché la banca non può mettere l’ipoteca. Mentre le amministrazioni pubbliche, con il vincolo, si vedono bloccati tutti i progetti, inclusi quelli del Pnrr come la riqualificazione dell’area di Forte Beleno a Villa San Giovanni, un forte del 1888 su cui era previsto un investimento di 1,5 milioni di euro.
Stesso progetto, stessi nomi
Non cambia il progetto e nemmeno i nomi. In Eurolink ci sono Webuild (capofila), gli spagnoli di Sacyr, Condotte d’Acqua, la Cooperativa Muratori Cementisti, i giapponesi di IHI Corporation e il Consorzio A.C.I. del gruppo Gavio. La Sacyr nel 2022 è stata multata in Spagna per 203,6 milioni di euro con le 5 principali imprese di costruzione del Paese: per 25 anni dal 1992 al 2017 hanno eluso la concorrenza, mettendosi d’accordo per spartirsi gli appalti. Del gruppo Cooperativa Muratori Cementisti, invece, fa parte la «Bolognetta scpa» che ha costruito il viadotto Scorciavacche in Sicilia, venuto giù nel 2014 nove giorni dopo l’inaugurazione. Parte un’inchiesta e secondo l’accusa il ponte collassa perché realizzato su un terreno instabile, cosa che sarebbe stata nota sia all’azienda costruttrice sia all’Anas che lo inaugurano tre mesi prima della data prevista di consegna e senza collaudo. Presidente Anas è Pietro Ciucci. Il processo inizia e si chiude nel 2023 per la sopraggiunta prescrizione per nove imputati dall’accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti e falso. Rimane in piedi, però, un troncone d’inchiesta alla Procura di Palermo che vede coinvolti ancora oggi Pietro Ciucci e due dirigenti Anas accusati di «induzione a dare o promettere utilità».
Cambiano i costi
Il bando di gara vinto del 2006 prevedeva che l’opera fosse finanziata in project financing: il consorzio vincitore avrebbe dovuto mettere tra il 10 e il 20% del totale e sarebbe rientrato con i proventi dei pedaggi. Dai 3,9 miliardi della gara del 2006 siamo passati ai 13,5 previsti dal documento costi benefici della Stretto di Messina. La legge di bilancio 2024 ne stanzia 11,6 (qui articolo 56). Chi ce li mette gli altri? Eurolink? Difficile. L’ipotesi di realizzarlo in project financing è già stata bocciata nel 2021 dalla commissione tecnica Mit: «appare evidente che la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un volume di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire una operazione di project financing» (qui pagina 144). Ad oggi, quindi, l’opera non è interamente finanziata, e non è nemmeno certo che costerà 13,5 miliardi, perché sarà la Stretto di Messina, in sede di progetto esecutivo, a definire il prezzo finale. Eppure, nonostante tutti i problemi, il governo tira dritto. A chiedercelo è l’Europa, sostiene il ministro Salvini, per completare il corridoio TEN-T Palermo-Reggio-Roma-Milano-Berlino-Helsinki. Non è proprio così. Il 26 aprile scorso Pat Cox, coordinatore del Corridoio Sandinavo-Mediterraneo per la Commissione Europea, risponde per iscritto a 3 eurodeputati: «la Commissione è a conoscenza solo del fatto che l’Italia sta conducendo degli studi preparatori» e «potrebbe co-finanziare fino una quota del 50% degli studi di preparazione». Ma «senza conoscere i risultati degli studi preparatori, non è possibile fare ipotesi su un potenziale contributo dell’Ue». Insomma, Bruxelles vuol vedere le carte prima di ipotizzare un aiuto economico.
Chi ha fatto davvero bingo
A ottobre 2022 Salvini su Rete4 dice che il ponte «creerebbe 120 mila posti di lavoro veri» (qui minuto 8’34”). La Società Stretto di Messina ha corretto il dato: negli otto anni necessari a costruire l’opera, si impiegherebbero da 4.300 a 7.000 unità, a seconda degli anni (qui a pagina 14). L’associazione «Invece del Ponte», che ha fatto i conti sul documento costi benefici redatto dalla Stretto di Messina, dice che si arriva a 2.229 all’anno. Si tratta di posti a tempo determinato perché finita la costruzione del Ponte spariranno e andrebbero ad eliminare anche quelli stabili di oggi del collegamento traghetti. In sostanza il progetto più ampio su cui scommette l’Italia è rimasto quello del 2011 rilanciato per decreto, come pure il consorzio che aveva vinto la gara nel 2006 e l’ad della Stretto di Messina. Quello che è cambiato è il costo: dai 3,9 miliardi di allora ai 13,5 di oggi. La direttiva europea del 2014 (art.72) impone una nuova gara quando un’opera costa il 50% in più di quella vecchia. Qui le cose si ingarbugliano perché nel 2012 i costi erano già saliti a 8,5 miliardi. Quindi nella migliore della ipotesi non si può sforare di un euro altrimenti si torna a nuova gara. Un dato è certo: il governo Monti aveva chiuso la partita perché le carte non mostravano la sostenibilità finanziaria. Comunque vadano le cose chi ha fatto bingo è l’operatore che è tornato in pista: con l’uscita del decreto il titolo di Webuild si è impennato del 20%.
dataroom@corriere.it
Buongiorno,
Gentile Redazione, grazie ma
Quanta possibilità c’è che gli attuali utenti del sito capiscano l’1 per mille di quanto riportato, tecnicamente intendo e non “a pancia” ?
Ah, saperlo, saperlo …
"Mi piace""Mi piace"
Più di 0 sicuro, al 100% Io scienza delle costruzioni e anche tecnica delle costruzioni l’ho studiata all’università.
Non è nè educato nè intelligente dare agli altri dell’ignorante a prescindere, generalizzando.
Chi non conosce l’argomento e vuole approfondire ha comunque modo di informarsi; se invece non conosce la notizia, non si prende neanche la briga di informarsi ulteriormente.
"Mi piace"Piace a 2 people
Chi gestisce un sito “non tecnico” non dovrebbe esporre temi che per loro natura sono “diretti” verso altro target.
Soprattutto quando il contenuto impone conoscenze per loro natura “superiori”.
Si rischia, come al solito, che ignoranti in materia “diventino tifosi” e per partecipare “sparino” “verità” di cui non sanno nulla contribuendo a motivare come “giuste” le falsità.
Anche perchè le “verità” sono tali solo dopo una verifica profonda delle “prove” addotte.
Non è sufficiente che le affermino autorità riconosciute.
Scienza delle Costruzioni insegna il metodo di procedere NON il prendere per vero il risultato del metodo.
"Mi piace""Mi piace"
Infosannio ha pubblicato una articolo edito dal CdS, che non mi risulta essere una rivista o “un quotidiano” specializzato. verso un determinato target.
Non tutti i lettori del CdS hanno conoscenze/competenze specialistiche, quanto meno di base.
Eppure lo pubblica.
Il “tifo” è insito nella cultura italiana ( Guelfi e Ghibellini) e non sarà nè questo nè nessun altro articolo a farlo venir meno.
Poi tra i tifosi c’è chi ha buone capacità di argomentazione/osservazione e riesce a sostenere ciò che dice e ci sono altri che pubblicsno post inconcludenti; quando non si arriva all’insulto.
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno,
rispondo una sola volta a cascata.
Se in u sito “non medico” si contesta la composizione di un determinato farmaco utilizzando “nel contenuto” termini di non diffusa conoscenza e questo contenuto a sua volta non proviene da un sito “specializzato medico” ma fa “da rimbalzo”, il modo di operare, PER ME, è ugualmente sbagliato, perchè non diffonde conoscenza e quindi non contribuisce a far sviluppare in proprio “cognizione di causa”, tuttalpiù al massimo sparge curiosità.
Sarebbe opportuno indicare che esiste un problema da approfondire e rimandare a ink di autorità riconosciute cos’ chi ci va NON viene attirato da un strillo.
E lo dico proprio perchè ho continuamente a che fare con chi, e ha la statura dell’ “esperto”, attribuisce valore massimo alle proprie affermazioni scientifiche senza considerare che nel metodo scientifico c’è una piccola regola base:
la riproducibilità in laboratorio.
A che serve?
A verificare che quanto “proclamato” esatto per farlo sembrare indiscutibile .poi, ma solo poi, viene confermato se riprodotto in laboratorio.
Io chiesi ad un fisico teorico, per quanto tempo vale, una positiva prova risultato di una riproduzione in laboratorio.
“fino alla fine della prova”.
Parlare al “mondo”, delle faglie, non ha alcun valore “a basso livello”.
Chi verifica che sia “vero”?
E se in numero fossero di più? se la situazione fosse più grave?
Se poi da questo si fanno derivare conseguenze propedeutiche che assumono valore SOLO se hai compreso e verificato quanto sopra è quanto di più “disinformante” si possa produrre.
Il comune mortale “ignorante in materia”, magari solo io, dovrebbe dedurne che non si possono collegare due regioni tra le più problematiche d’Italia, problematiche per altri motivi, così perchè qualcuno “più bravo” glielo racconta.
@pinolucino
guardi che citare il caso Ponte Morandi è proprio quanto di più sbagliato si possa fare.
Il processo NON condannerà nessuno dal punto di vista “tecnico” perchè NON è possibile stabilire il rapporto causa effetto pienamente
(al massimo esiste la ipotesi della scarsezza di manutenzione che a lungo andare avrebbe ignorato criticità emergenti tali da far collassare, a lungo andare, un solo pilone, che nell’effetto a cascata ha fatto collassare l’altro e SOLO un tratto del ponte a causa del combinato disposto).
Probabilmente ci saranno condanne penali di basso conto verso personaggi col ruolo di “capro espiatorio” perchè NON avrebbero vigilato e/o avrebbero ridotto le manutenzioni.
Che sono condanne di tipo “burocratico”, di non rispetto delle norme NON di complicità nella “non diligenza esecutiva tecnica”.
Il costo dei risarcimenti civili è già stato ampiamente “coperto” perchè la maggior parte dei danneggiati ha scelto l’accordo con (Benetton / stato) accettando di ritenersi pienamente soddisfatta. (Pochi, maledetti e subito).
"Mi piace""Mi piace"
“Non è nè educato nè intelligente dare agli altri dell’ignorante a prescindere, generalizzando.”.
lionheart70 Sempre bello prendere lezioni da un ignorante.
Per dire il livello…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ahi, ahi, ahi…, gentile Stefano 😉 magari non tutti capiranno l’articolo nella sua interezza, ma il senso dello stesso non è “soltanto” dati tecnici, bensì info generiche che per essere comprese non abbisognano particolari competenze (es.: “ci sono 5 faglie attive di cui una nell’area del blocco di ancoraggio dei pilastri. Dopo il terremoto di L’ Aquila su quel tipo di aree c’è l’inedificabilità assoluta“). Poi, pur non essendo “tecnico”, al contrario dell’utente Lion, credo di saper dare un giudizio riguardo l’utilità di un’opera pubblica faraonica, che vorrebbe collegare due regioni tra le più problematiche – con mille questioni più urgenti da risolvere – in un Paese, l’Italia, tra i più “problematici” d’Europa…, Francamente, oltre a far ridere i faraoni, fa scompisciare anche le… 🥎🥎
Inoltre, se opinioni, idee e dibattiti, dovessero essere delegati sempre e soltanto a tecnici ed esperti (che poi… lasciamo stare, ponte Morandi docet), a scommettere nelle agenzie ippiche dovremmo trovare soltanto cavalli…! 😁
N.b.: l’ultima vuol essere una battuta Stefano, benché sia “green”, ovvero riciclata 😉.
"Mi piace"Piace a 3 people
Le ho risposto insieme agli altri, ma l’ordinatore del sito quando lo pubblicherà chissà dove lo collocherà
Solo una cosa:
scriviamo di questo, di contenuti, se possibile.
Non facciamoci prendere dal bisogno di “scazzeggiarci” a vicenda!
"Mi piace""Mi piace"
La parola “ironia” mi sembra sia presente sul dizionario italiano, gradita o meno possa essere. Alla mia età – nonostante non abbia fatto il militare a Cuneo però 18 mesi in marina sì… – se voglio “scazzeggiare” o meno è insindacabilmente decisione autonoma. Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, questo non è il giardino di nessuno, dunque ogni utente – nel limiti di educazione e approvazione della moderazione – ha diritto d’esprimersi come meglio gli aggrada. A sottoscritto piace scherzare – pur potendo capire non sia benaccetto da tutti – anche per stemperare la pesantezza di certi argomenti. Nel merito: non essendo ingegnere, d’informazioni “strutturali” potrebbe non fregarmene una beata minchi@, oppure potrei cercare di approfondire per capirle; questo non significa, però, non poter intervenire per esprimere opinione riguardo un’opera pubblica di cotanto interesse. Vale per me e altri utenti. Essere pro o contro – soprattutto in una nazione dove tra il progetto e il fare… ci sta di mezzo il mare (difatti di un ponte si parla..!) – non è solo questione di “calcoli strutturali”, “percentuali”, “carichi sopportabili” e terremoti. Quindi, visto che vorresti si scrivesse di contenuti, il mio l’ho espresso: sono “no Ponte” da sempre, per mille e un motivo. Se ti picchi di una battuta, prova anche tu…, ti sentirai, come disse Bobby, meno Solo. Altrimenti… vai avanti e prosegui, senza girarti mai!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Collega @pinolucino.
Non è in discussione il diritto ad esprimersi anche su argomenti di “manifesta” ignoranza in materia.
Non sposti il boccino perchè qualcuno sta per avvicinarsi alle bocce.
L’oggetto del mio commento, e non mi cada dal pero, NON era volto a “proibire” agli ignoranti in materia di essere contrari al Ponte in quanto “scolasticamente” impreparati.
Se uno è contrario al Ponte perchè gli espropriano la casa NON ha bisogno di essere “acculturato” ingegneristicamente. Subisce un torto e a quello si ribella ma NON si inventa che il Ponte non è possibile farlo per motivi “strutturali” in quanto non ne ha la più pallida idea.
Per assurdo se poi fosse dimostrato che invece è possibile farlo cosa fa balla dalla gioia perchè gli espropriano la casa riconoscendo la superiorità ingegneristica?
Ella ha un’opinione dell’ingegnere supervalutante.
Un ingegnere di sistemi telematici di ingegneria civile ne sa quanto sa un dentista di ginecologia.
Gli ingegneri civili che sono specializzati in costruzione di case di costruzione di ponti ne sanno allo stesso modo.
Il progetto del Ponte Messina Reggio richiede una “caterva” di specializzazioni per cui non bastano gli ingegneri, ci vogliono anche i geologi, ci vogliono anche gli specialisti delle simulazioni, gli specialisti della logistica, delle elettrificazioni e tanti altri ancora, i quali tutti insieme possono realizzare il compito, se invece ognuno agisce per sé possono solo fare la figura del “grillo parlante”.
Ella si sente in diritto di contestare in quanto si tratta di un’opera pubblica.
Cioè se l’opera fosse totalmente privata, gli espropri fossero fatti con pagamenti soddisfacenti, ma costituisse un pericolo grave per la vita di migliaia di cittadini, Le starebbe bene?
A me no, anche se venisse regalata.
E la contesterei lo stesso.
Lo farebbe Lei?
"Mi piace""Mi piace"
Gentilissimo, quale idea possa avere “ella“, sinceramente non lo so, però potrei cercare, nell’archivio mnemonico, le mie. C’è un po’ di confusione; aspetti in linea, dovrei riuscire a trovarne qualcuna..!!! Allora, innanzitutto, mi consenta (questa affermazione – a proposito di ponti – mi ricorda qualcuno di particolarmente megalomane) di scriverle che non sposto il boccino, semplicemente quanto ho affermato vale per noi utenti e per la redazione d’Infosannio. In questa discussione sento lontano l’acre profumo (ossimoro?) delle persone che si lamentano del troppo calcio in tv oppure di Sanremo, nonostante sia possibile guardare un migliaio di canali, compresi quelli d’irrigazione, le “bialere” in Piemonte e sempre in Piemonte troviamo Canale, provincia di Cuneo. Quindi, nessuno obbliga ad “abbeverarsi” da 22 ragazzi in mutande o scappati di casa con microfono in mano… “Let me roll it” vale per tutti. Io, utente infosanniano, penso di aver capito ben più dell’1×1000 dell’articolo, arrivando persino al 5×1000 che, sulla dichiarazione, destinerò alla causale “contestazione del Ponte sullo stretto”…! Opera ciclopica, sarebbe una “cag@ta pazzesca” anche volesse farla Paperon di Paperoni, impegnando buona parte delle monete del suo deposito, ma si trattasse di opera privata in proprietà privata…, beh, non sarebbe la stessa cosa, salvo la costruzione non rompesse gli zebedei altrui. Inoltre il buon papero, utilizzerebbe soldi suoi. A me, in attesa del riscontro che ella (scherzo Stefano, non faccia quella faccia!! 😉) saprà darmi, risulta siano già stati impegnati qualcosa come oltre un miliardo di soldi pubblici* (sono anche miei, giusto?), e visto l’assonanza tra pubblico e pubico, se permette mi sta abbastanza sulla cazzeruola, soprattutto perché un’opera simile è destinata ad andare a bagno, al 99,999% (i piloni direi al 100%…!!). E sarà l’ennesimo bagno di sangue. Una “cattedrale nel deserto” non rende lontanamente l’idea del significato di costruire un ponte megagalattico tra due regioni che, ripeto, sono le più problematiche in uno dei Paesi oggi più problematici d’Europa, con mille urgenze più incalzanti che l’assurdo ponte, sia esso fattibile dal punto di vista “strutturale” o meno. Quanto al termine “ingegnere”… Stefano, non faccia il puntiglioso, è chiaro che volessi intendere tecnici in generale (non è l’alto ufficiale, meglio precisare), oppure ogni volta avrei dovuto scrivere “geologi, esperti in simulazione, gli specialisti della logistica quelli delle elettrificazioni, etc.”? Infine, per sua altra considerazione, il ponte Morandi c’entra eccome, dimostrazione in vitro di come e quanto ci possiamo fidare di Stato e privati quando ci sono di mezzo soldi pubici. Ops, pubblici. Ciao Stefano, buona giornata.
* https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/stretto-messina-ponte-che-non-si-mai-fatto-costato-gia-12-miliardi/329a5eca-73e3-11ed-ab35-a2ab0487d524-va.shtml
"Mi piace""Mi piace"