(Tommaso Merlo) – Israele ha già perso questa guerra. Hamas non è mai stata così forte, Israele così debole. Quanto alla causa palestinese non è mai stata così al centro del mondo nella sua veridicità. Davvero un disastro per Netanyahu e il suo governo estremista che sono i veri antisemiti perché quello di Israele è un suicidio politico che rischia di trascinare nel baratro della storia tutta la comunità ebraica mondiale. Il genocidio in corso a Gaza non c’entra nulla con la lotta ad Hamas e nemmeno con gli ostaggi. Se ne volevano davvero la liberazione bastava cogliessero le innumerevoli occasioni di negoziato, come del resto sostengono i famigliari imbestialiti. Quanto alla distruzione di Hamas uccidendo i suoi esponenti, è la solita barzelletta storica. Non uccidi le idee uccidendo le persone. Anzi, le amplifichi. Morto un capo di Hamas c’è la fila di militanti pronti a prenderne il posto e sovente nascono nuovi movimenti in genere ancora più estremisti perché figli di generazioni traumatizzate dalla violenza. Le vere ragioni per la carneficina di Gaza sono altre. Innanzitutto la vendetta per l’attacco del 7 ottobre, uno smacco indigeribile per uno stato militarizzato che si credeva invincibile nonché per il permaloso ego dei reggenti. Ma non solo. Il governo israeliano più estremista di sempre non poteva certo perdere l’occasione per sfogare il suo odio viscerale contro i palestinesi, unico ostacolo al loro sogno sionista. Nessuna novità. Né l’odio né la reazione sproporzionata che fa parte da sempre del modus operandi israeliano. Per ogni colpo subito, gli israeliani ne inferiscono tre. Questo per punire severamente il nemico ma anche per terrorizzarlo e quindi piegarlo alla propria volontà. Altra barzelletta ma questa volta più profonda. Perché la violenza genera altra violenza. Perché il male non è gratis per nessuno a questo mondo. Il bombardamento di ospedali, università e moschee come di abitazioni civili e l’uccisione di decine di migliaia di persone innocenti in quel di Gaza, sono frutto di questa strategia che mira a far fuggire o sottomettere con la violenza i palestinesi ed annettere le lore terre. Sono idee ripetute apertamente ancora oggi in aula da politici Israeliani, non congetture complottistiche. E sono idee dimostrate da oltre settant’anni di progressiva occupazione. Fatti, non opinioni e di una brutta storia che inizia nel 1948, non il 7 di ottobre. L’unica novità di oggi è la magnitudo degli eventi che ha generato un inedito effetto a catena. Da Washington fino a Teheran passando per l’Aia. Ed ecco un punto cruciale. Alla stragrande maggioranza del mondo non frega nulla che siano ebrei o cristiani o musulmani o buddisti, quello che conta è che la smettano al più presto di sterminare, terrorizzare e perfino affamare persone innocenti. Il mondo vuole una immediata fine degli odiosi crimini contro l’umanità in atto a prescindere da chi li commette. L’antisemitismo è un’altra barzelletta ma di natura propagandistica. Il carnefice che piagnucola per fingersi vittima. Sono mesi che la comunità internazionale chiede a Netanyahu e ai suoi di fermarsi ed è notizia di ieri la richiesta di un secondo Tribunale Internazionale questa volta riconosciuto da Israele che chiede di interrompere l’offensiva a Rafah e lasciare entrare gli ispettori ONU. Sono mesi e mesi che Netanyahu e il suo governo tirano spudoratamente dritto e questo nonostante Israele abbia già perso questa guerra perché Hamas non è mai stata così forte e Israele così debole mentre la causa palestinese  è al centro del mondo nella sua veridicità. Quello di Netanyahu e del suo governo è un suicidio politico che mette a rischio la sopravvivenza di Israele e potrebbe trascinare tutta la comunità ebraica mondiale nuovamente nel baratro della storia. Già, sono loro i veri antisemiti.