(di Michele Serra – repubblica.it) – Il Salvini è tornato al suo cavallo di battaglia, il pezzo più eseguito del suo repertorio: le mamme! I papà! Contro il logorio della vita moderna: la famiglia come ai bei tempi, mica come la vorrebbe l’Europa corrotta e debosciata! Nell’Italia centrale non esiste nemmeno un papà, si dice babbo, ma sono lande infestate da comunisti, e poi “i babbi” non suonerebbe schioppettante e lieto come “i papà”. E il Vannacci, l’altro omone del tandem leghista, apprezzerà anche l’assonanza tra papà e parà.

Quanto alle mamme, oh, le mamme! Scampate ai poetastri, alle canzoni mielose, alle feste della mamma, a un carico retorico che schianterebbe una portaerei, alla chiusura dei reparti maternità di mezza Italia, alla penuria di asili nido, alla lacerazione tra lavoro e prole, ai buoni maternità che fanno venire in mente i punti-premio del supermercato (questi ultimi, però, più attendibili e puntuali), al recente stigma contro la limitata produttività (signora, non si vergogna di fare solo 1,3 figli? Arrivi almeno a due!), ora sono pure chiamate, ultimo oltraggio, a fare da testimonial del Salvini e del Vannacci.

Nella campagna elettorale della Lega sono contrapposte, insieme ai papà, a una figura-fake, un giovanotto identico al Gesù di Zeffirelli però incinto, con la barba ma anche un po’ di tette, e in grembo un bambinello (l’intero presepe in un corpo solo).

Come è noto, il problema degli uomini incinti è uno dei più sentiti e discussi, in vista delle elezioni europee. Nelle case, nei bar, nei posti di lavoro non si parla d’altro, malgrado i poteri forti vogliano nascondere alle mamme e ai papà, ma anche alle nonne, ai cognati, agli zii, la durezza dei tempi che corrono.