Con Meloni a palazzo Chigi non è prevista alcuna stretta sull’evasione. Fin dall’insediamento del governo sono fioccate le sanatorie sul fisco
(STEFANO IANNACCONE – editorialedomani.it) – Il Grande Fratello resterà un’invenzione geniale di George Orwell o più prosaicamente un noto programma trash della televisione. Non planerà sul fisco, come adombrato dalla destra in coro. All’orizzonte non si intravede alcuna stretta sull’evasione con il governo di Giorgia Meloni, che ha definito la caccia agli evasori «un pizzo di stato».
Nessuna preoccupazione per il bacino elettorale tradizionale del centrodestra, perché le tasse non diventeranno «bellissime» come nella celeberrima, quanto infausta, affermazione dell’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. L’ordine di scuderia di palazzo Chigi è di non scalfire il blocco sociale di riferimento, fatto di imprese e professionisti, granaio di voti preziosi. Ancora di più in tempi di campagna elettorale. Per questo motivo è scattato il leitmotiv tranquillizzante.
La strategia è chiara: l’esecutivo di destra farà di tutto per mantenere e anzi ampliare lo status quo, altro che controlli sui redditi. Il mantra resterà quello della «pace fiscale» o della «tregua fiscale» tanto per citare il lessico bellico caro alla destra. Il resto dei contribuenti italiani, però, potrebbe non dormire sonni tranquilli. Qualcuno dovrà pur pagare il conto.
L’identikit tracciato è quello dei lavoratori dipendenti, soprattutto quelli pubblici, la categoria più invisa alla destra al potere. Impiegati, professori, personale sanitario, per loro non è prevista alcuna indulgenza. Devono farsi piacere le tasse. E pazienza se, tra le tante cose, stanno facendo i conti con l’erosione del potere d’acquisto dopo il picco di inflazione degli ultimi anni. Senza tacere dei tagli ai servizi di ogni tipo.
STILE BERLUSCONI
Insomma, la vicenda del redditometro è stata una parentesi, uno svarione nell’epopea meloniana, scaricato sulle spalle del viceministro, Maurizio Leo, con il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, che ha tenuto un profilo bassissimo. Poco male, comunque. Il fuoco di fila di dichiarazioni ostili, da Fratelli d’Italia a Forza Italia passando per la Lega, rende bene l’idea che muove la destra al potere, gli istinti riassunti dallo slogan: “Meno tasse”. Una filosofia cara a Silvio Berlusconi, fin dai primi passi in politica, e che Giorgia Meloni ha mutuato, limitandosi a rivederla aggiornandola ai tempi nostri.
La stella polare del governo è sempre la delega fiscale, che nel prossimo Consiglio dei ministri vedrà un altro step con il decreto legislativo sulle sanzioni tributarie che deve «adeguare i profili processuali e sostanziali connessi alle ipotesi di non punibilità e di applicazione di circostanze attenuanti, al fine di poter beneficiare della non punibilità o delle attenuanti tendendo conto dell’effettiva durata dei piani di estinzione dei debiti tributari, anche nella fase antecedente all’esercizio dell’azione penale», come spiega la relazione illustrativa.
La delega fiscale, nel concreto, ha previsto – tra le tante cose – il concordato biennale preventivo, la madre di tutte le riforme per gli autonomi e le imprese. La misura consente di stipulare un accordo, preventivo appunto, con lo stato per il pagamento delle tasse sulla base delle ipotesi di guadagni. E quindi non sul fatturato concretamente ottenuto nel periodo di riferimento. Gli effetti del decreto legislativo, varato nello scorso gennaio, sono stati sintetizzati dal ragionamento del segretario della Cgil, Maurizio Landini: «Il lavoratore dipendente e pensionato ogni mese paga le tasse su quello che guadagna», mentre i lavoratori autonomi «possono concordare quello che guadagneranno nei prossimi 2 anni. Se guadagneranno di più non pagheranno le tasse».
La conseguenza di questa operazione? «Legalizzare l’evasione», è stata la sentenza di Landini. Un giudizio severo, ma che diventa difficile da contraddire. Se non con la retorica del «fisco amico» propugnata dal governo a reti unificate. Amico degli amici, però.
Non a caso la misura è stata accolta con grande giubilo dai professionisti, che fatturano centinaia di migliaia di euro. Mentre ha lasciato indifferenti i freelance, che invece stentano a mettere insieme mille euro al mese. Ma è una galassia di lavoratori che il governo di destra nemmeno prende in considerazione.
PUZZLE DI CONDONI
L’intervento strutturale sul concordato preventivo era stato anticipato da una serie di misure una tantum con la prima legge di Bilancio che aveva tracciato la rotta. Certo, non c’è stato un grande condono, ma c’è stata una sanatoria montata pezzo per pezzo. Un puzzle di almeno dodici sanatorie per evitare di dare troppo nell’occhio, riservando comunque delle carezze al proprio elettorato.
E, in questo senso, come si può definire decisione di rottamare le cartelle sotto i mille euro? Uno stimolo ad aspettare a saldare i conti con il fisco, tanto in qualche misura arriva sempre un intervento provvidenziale da lì a qualche tempo. Con il risultato di far sentire un po’ ingenui, per non dire altro, si mette in regola alla prima sanzione.
In perfetta continuità con questa logica c’è un intervento approvato successivamente, nell’ambito della delega fiscale: la cancellazione delle cartelle non riscosse entro cinque anni. Chi non ha ricevuto la richiesta dell’Agenzia delle entrate nei 60 mesi, può brindare: finisce tutto nella pattumiera.
E sempre il governo Meloni, attraverso le varie modifiche del rapporto tra cittadini e fisco, ha garantito una maxi-dilazione dei pagamenti. I debiti, superiori 120mila euro, possono essere saldati in 120 rate mensili con un pagamento completato in 10 anni. Benefici pressoché sconosciuti al dipendente statale con uno stipendio di 1.500 euro. La fotografia del panorama meloniano è scattata da Antonio Misiani, responsabile del Pd ed ex viceministro dell’Economia: «La montagna di promesse del governo di un nuovo rapporto tra fisco e cittadini partorirà un brutto topolino. Indulgente con i furbi, a danno di chi le tasse le paga fino all’ultimo euro».
Un progetto che avanza, redditometro o meno, a grandi falcate. E così il fisco diventa pacifico per alcuni. O, meglio, per i soliti con la (solita) destra al potere.
Un lavoratore dipendente che vota queste destre ha seri problemi di comprendonio.
Si sapeva anche prima, con la doppia tassazione – a parità di entrate – per dipendenti e autonomi, voluta dalla Lega e al limite dell’incostituzionalità; con i continui favori agli evasori; con la politica dei condoni; con le sparate sul pizzo di Stato e simili.
Ora è davanti agli occhi di tutti, senza neppure una foglia di fico a coprirlo.
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Ora è davanti a tutti?
E’ da una vita che è davanti a tutti (coloro che l’hanno olouta vedere, ovviamente)
Se lo desideri, buona lettura
https://lavoce.info/archives/22535/le-imposte-di-tremonti/
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Beh, dal mio commento dovrebbe essere chiaro che la cosa è davanti ai miei occhi da parecchio tempo, e appunto anche davanti a quelli dei normodotati (intellettualmente).
Oggi, forse, dovrebbe essere chiaro anche a quelli che “non l’hanno mai voluta vedere”.
Ma non sottovaluterei nemmeno il numero di quelli che proprio non sono in grado di vederla, date le cifre in gioco (23 milioni di lavoratori dipendenti in Italia).
Lasciami anche dire che la rimodulazione delle aliquote fiscali, per quanto inopportuna e iniqua, non è del tutto attinente, visto che ha, perlomeno “a spanne”, portato più benefici ai lavoratori dipendenti (di reddito medio-alto) che alla fetta di autonomi che evade molto o tutto.
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Una considerazione. quando ho scritto “per coloro che vogliono vederla” intendevo riferirmi a coloro che hanno, come il sottoscritto, un minimo di conoscenza dell’argomento; so benissimo che tanti, soprattutto tra i lavoratori dipendenti a bassa qualifica, non hanno la capacità, le conoscenze per farlo.
In tal caso non mi sento di dare la colpa a loro; piuttosto la darei all’informazione asservita che si guarda bene dal raccontare come le cose stanno veramante.
Per quanto riguarda la parte relativa alla rimodulazione delle aliquote; certamente presenta delle iniquità, la riduzione delle aliquote va in quella direzione; sull’inopportuno direi che dipende dai punti di vista; caso mai avrei dei dubbi sull’efficacia, visto l’ammontare dei benfici e la situazione salariale media dei lavoratori; il solo passaggio dalle condizoni di maggior tutela al libero mercato (cartello di mercato, tradotto in italiano) dell’energia si è già bello e che mangiato l’aumento in busta paga dei lavoratori.
Tu poi affermi che ha portato più benefici ai redditi medio alti; addirittura che costoro ne hanno benficiato più dei lavoratori autonomi che evadono tutto o buona parte del reddito.
Ora la stima della riforma IRPEF che comprende la rimodulazione delle aliquote, l’aumento delle detrazioni e il taglio del cuneo fiscale è stata stimata in 11 MLD; l’evasione fiscale stimata è di circa 8-10 volte quella della riforma IRPEF; come si fa a dire che il reddito medio-alto ( cosa si intende per reddito medio alto; maggiore di 40K anno, di 50K, di 100K annuo ?) ha beneficiato più dell’evasore?
Sicuramente tra i lavoratori autonomi ci sono quelli a basso reddito; ad esempio le false partite IVA; ma non si può generalizzare.
Infine tu affermi che ha portato benefici ai redditi medio alti.
Ragionando intermini di sola aliquota
Sotto le aliquote di come era prima e dopo
Prima Dopo
fino a 15000 23% 23%
da 15001 a 28K 25% 23%
da 28001 a 50 K 35% 35%
oltre 5001 43% 43%
Come vedi, ragionando intermini di sola aliquota, chi ne ha beneficiato sono coloro che si trovano in 2da fascia che hanno vistoridursi l’aliquota dal 25 al 23%.
Se poi te la vai a vedere tutta nel suo complesso ; cioè tenendo conto del taglio del cuneo fiscale, della rimodulazione delle detrazioni ecc ecc chi ne beneficia sono coloro che hanno un reddito imponibile che va dai 15001 a 35K
Chi sta sotto i 15K vede un aumento della detrazione fissa che passa da 1880 ai 1955 €
La no tax area per i dipendenti passa da 8145 a 8500€; rimane invariata per gli autonomi a 5500€
Per chi sta sopra i 35K non cambia nulla.
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Fisco, 37% partite Iva dichiara sotto i 15 mila euro l’anno. (Ansa 2024). Non solo: in 330 mila dichiarano redditi negativi.
Quanti siano gli evasori tra questi non è dato sapere, ma ognuno può ragionare con la propria testa.
Bene, questo 37% di lavoratori autonomi non trarrà mai nessun beneficio da alcuna rimodulazione delle aliquote (che non abbassi l’aliquota del primo scaglione, cosa mai avvenuta finora).
Ergo, qualsiasi rimodulazione ha portato, e porterà, più benefici ai dipendenti che a questa (consistente) fetta di autonomi.
Il reddito da lavoro medio annuo in Italia è pari a 34.736€ circa secondo i dati OCSE (Forbes 2024).
Tu hai linkato un articolo del 2004 che parla della riforma fiscale “desiderata” da Tremonti (2 aliquote al 23% e 33%), poi non realizzata, se non in minima parte.
Non mi riferivo quindi all’ultima (leggerissima) rimodulazione delle aliquote, ma in generale alla rimodulazione più volte promessa e poco mantenuta dai governi che si sono succeduti da allora.
Senza contare che tendi a scordare (non è la prima volta che lo noto) che i risparmi fiscali derivanti dalla rimodulazione delle aliquote più basse (al netto di tutto il resto) spettano anche ai redditi più alti.
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Sul piano formale, gli evasori, dichiarando redditi bassi è ovvio che non avranno nessun beneficio dalla rimodulazione delle aliquote.
Sul piano sostanziale, essendo l’evasione 8-10 volte maggiore della riforma fiscale, il beneficio c’è già, eccome se c’è, Dobbiamo dargliene ancora un’altro?
Loro hannno benefici tutti gli anni, non c’è bisogno che si faccia una riforma fiscale, hanno bisogno di un governo che li legittima a rubare (CDX) o di un governo che non fa nulla per farli smettere di rubare (CSX); ed è quello che hanno avuto ed hanno finora.
L’evasione fiscale in Italia, esiste sin dai tempi dell’unità; non è un qualcosa degli ultimi tempi.
Per quanto riguarda la mancata riforma Tremonti; l’articolo del 2004 era proprio per dimostrare che è da una vita che il CDX fa misure fiscali inique; ogni qual volta si riduce il numero delle aliquote si va verso l’iniquità.
Ora se io cammino per strada, un tizio si affaccia dal balcone, mi spara con un fucile e non mi colpisce; non è che io la considero una brava persona perchè non mi ha colpito; per me rimane sempre un delinquente.
Il fatto che Tremonti non sia riuscito a fare la riforma perchè avrebbe massacrato le casse dello stato non è per me condizione sufficiente per dire che quella bozza di riforma non fosse iniqua, che non fosse intenzione del CDX di allora di andare verso ; anche se la riforma non l’ha fatta l’iniquità rimane.
Ti dirò di più quella manovra non riusci a Tremonti; ma sempre lo stesso CDX ridusse le aliquote da 5 a 4
https://www.7grammilavoro.com/aliquote-irpef-e-scaglioni-di-reddito/
Se poi andiamo a vedere come sono cambiate o meglio come si sono ridotte le aliquote fiscali nel corso della storia repubblicana; l’iniquità è di durata ancora maggiore.
Ultmo punto; visto che mastichi l’argomento sai che la modulazione di imposta avviene attraverso le aliquote, le deduzioni dell’imponibile e le detrazioni d’imposta
E’ vero che anche i redditi alti beneficiano delle misure che valgono per i redditi bassi; ma la rimodulazione complessiva cioè tenendo conto di aliquote, detrazioni e deduzioni fa sì che i vantaggi (minuscoli) per i redditi bassi si annullano totalmente per i redditi alti.
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Il redditometro non è una novità di questo governo.
Fece la prima comparsa nel 1992/93; periodo di crisi economica e valutaria per l’Italia, si ricori il prelievo forzoso sui conti correnti fatto dal’allora primo ministro Giuliano Amato.
All’epoca il redditometro era chiamato SAS ( strumento di accertamento sintetico)
La seconda volta apparve nel 2009/10; anche in quel caso l’Italia si trovò in crisi per via del crollo di Lehman Brothers.
Appare adesso quando la NADEF manca volutamnte della parte programmatica e quando non si sa se paer l’anno prossimo si riconfermerà il taglio (la barzelletta) dell’IRPEF perchè mancano le risorse finanziarie.
Diceva Marx che la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la saconda come farsa.
Aggiungo io che si ripete tre volte; la terza come minkiata
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C’è una forza politica che ha nel suo programma la lotta all’evasione fiscale, per porre fine a quello sconcio costituito dal fatto che i Servizi dello Stato (che sono per tutti) vengono pagati solo da una parte della popolazione??
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