(Dott. Paolo Caruso) – Trentun anni sono trascorsi da quel 3 maggio 1993, una  data fondamentale in cui è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la giornata mondiale della libera informazione. Una giornata celebrativa nella quale vengono enunciati i principi fondamentali della libertà di stampa e reso omaggio a tutti quei giornalisti che hanno sacrificato la vita nell’esercizio della loro professione in Paesi dove è soffocata la libertà di informazione, in territori di guerra, in presenza di calamità naturali. In tutto il mondo molti giornalisti e operatori continuano a denunciare il clima di ingiustizia presente nei loro Paesi senza curarsi delle intimidazioni e spesso anche delle violenze a cui sono sottoposti. Proprio nel momento in cui si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, giornalisti e cinefotooperatori coraggiosi sono impegnati su vari fronti di guerra, ucraino e palestinese, per tenerci informati sull’andamento del conflitto senza lasciarci travolgere dall’effetto propaganda. Secondo la piattaforma del Consiglio d’Europa sono già stati uccisi parecchi operatori dei media locali e internazionali e molti altri sono rimasti feriti. Con i loro servizi gli inviati dei media accendono i riflettori sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, e ci raccontano storie di massacri che mai sarebbero venuti alla ribalta della cronaca. L’informazione libera rappresenta l’anima vitale del pensiero democratico di una nazione, la spinta propulsiva della crescita civile di un popolo, che spesso come accade in alcuni Paesi tra cui l’Italia, oggi ancor più del passato, viene distorta a pura disinformazione e sottomessa  con una volontà intimidatoria e repressiva a logiche di Potere. Nei confronti di giornalisti e intellettuali, in Italia in particolare, si va sempre più affermando la cosiddetta “Querela temeraria”, l’attacco alla libertà d’espressione, una novità strisciante che porta in tribunale i liberi pensatori, le migliori e illuminate intellighenzie della Nazione. Dietro il mondo dell’informazione tra l’altro si annidano i poteri forti, le lobby a tutela dei propri esclusivi interessi, basta risalire ai gruppi editoriali e alle proprietà dei giornali in pieno conflitto di interessi. Una corretta e obiettiva informazione, libera da censure in antitesi con quella attuale, nel nostro Paese rappresenterebbe una lusinghiera premessa per una democrazia matura. Cosa che non si vede assolutamente con questa destra di governo. Si comprende allora quanto grave sia la volontà dell’attuale Premier nel creare un vero e proprio asservimento dei media al potere,  imbavagliando le voci che assumono posizioni di aperto dissenso. Anche la RAI, organo pubblico d’informazione, lottizzata da tempo remoto dai partiti si avvia ad un cambiamento epocale, infatti è diventata la cassa di risonanza esclusiva del Governo Meloni, “Tele Meloni”   l’informazione degna dell’Istituto Luce di Mussoliniana memoria. Per questo motivo nella nuova classifica annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi del mondo, l’Italia  continua a perdere posizioni rispetto agli anni precedenti Soltanto con una seria riforma dell’editoria non più gravata da conflitti di interessi e con una riforma che porti in tempi rapidi l’informazione fuori dai tentacoli dei partiti, si potrà dare spazio a quegli aneliti di libertà oggi tanto presenti nella società e realizzare concretamente senza false ipocrisie una vera e trasparente informazione al servizio dei cittadini, fondamento portante di una sana democrazia. Il bavaglio è sempre più che attuale, mentre le minacce di arresto e le querele stroncano qualsiasi anelito di libertà di pensiero. Scriveva Calamandrei che “La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Allora cominciamo a difenderci…