(Tommaso Merlo) – Il primo passo per cambiare è ammettere l’esistenza del problema. La consapevolezza. Il secondo è la convinzione che quel problema possa essere risolto, la fede in una alternativa migliore. Il terzo passo è l’azione, per cambiare bisogna rimboccarsi le maniche. Vale per la vita delle persone come delle nazioni. I reggenti a cui non conviene il cambiamento, convincono infatti i cittadini di vivere nel migliore sistema possibile, che non esistano alternative valide e punisce severamente chiunque provi ad alzare la testa. Vince chi si omologa. Le nazioni oggi sono filiali del mercato finanziario globale, le decisioni che contano davvero – quelli sistemiche – vengono prese a migliaia di chilometri di distanza da capitali come Roma. Già, cittadini come quelli italiani oggi non contano nulla, vengono chiamati a votare schieramenti identici nella loro organicità al pensiero unico e ormai perfino decisioni drammatiche come la guerra vengono prese senza di loro. Ma non esistono uomini neri o complotti, si tratta di idee dominanti a cui chi vuole emergere si deve adeguare. Auto-omologazione di natura egoistica che quando dilaga crea dei veri sistemi. Oggi in Occidente spopola una democrazia apparente in balia degli interessi economici, prospera solo quello che conviene e che rassicura gli speculatori finanziari. Dalla guerra alla macelleria sociale. Le nazioni sono state di fatto già superate e le politiche nazionali si occupano di inutili beghe di condominio. Per questo, illudersi di generare cambiamento scannandosi nella politichetta romanocentrica è uno spreco di tempo ed energie. Se mai un giorno i cittadini riusciranno ad incidere nuovamente sul loro destino, questo avverrà a livello di aggregazioni continentali o ancora più vaste come gli Stati Uniti d’Occidente ma che da Los Angeles arrivano fino a Mosca. Non fantascienza, una pragmatica necessità, una strada obbligata. Finché le lobby infatti sono globali mentre la politica è nazionale, non c’è partita. Resteremo di fatto sotto un perenne ricatto finanziario con branchi di speculatori seduti davanti a qualche computer a tenere a guinzaglio i politicanti nazionali. Solo quando la vera politica avrà una massa anch’essa globale allora potrà ristabilire una vera democrazia e quindi permettere alla volontà popolare d’imporsi. Oggi molti cittadini sfiduciati non votano giustamente più, son stufi di farsi prendere in giro e poi non cambia mai nulla. Hanno ragione, ma non capiscono che l’unica via d’uscita non è chiudersi dentro al proprio giardinetto sovranista, ma uscire. È andare a giocarsela in Europa aprendo uno scontro politico aperto con le vecchie capitali asservite alle lobby e realizzare finalmente la Repubblica Europea. Già, contrariamente a quanto blatera la politichetta romanocentrica, i cittadini di paeselli come l’Italia oggi hanno un problema enorme e l’alternativa esiste eccome ed è continentale. Per conquistarla possono e devono rimboccarsi le maniche in modo da generare cambiamento .