
(DI MASSIMO FINI – ilfattoquotidiano.it) – Il mese scorso, prima di Natale, ho invitato a cena una mia amica, professionista affermata, femmina discretamente acculturata. Insomma, media borghesia. Bene, per tutta la durata della cena è stata allo smartphone, anche in vocale, per cui non capivo se stesse parlando con me o con qualcun altro. Alla fine le ho detto: “Se avessi cenato a casa mia, contro la parete della cucina, mi sarei sentito meno solo e non avrei sprecato dei quattrini”.
In molti locali, specie quelli trendy, all’ora dell’aperitivo si vedono un uomo e una donna, una coppia, uno di fronte all’altro, non in diagonale per sbaciucchiarsi almeno un po’, che anfanano ognuno al proprio cellulare senza dirsi una parola. Il treno, una volta, era un’occasione per fare quattro chiacchiere con gli altri viaggiatori (c’erano, una volta, gli scompartimenti) e un ottimo pretesto per fare il filo alla dirimpettaia carina: se poi lo scompartimento era vuoto, si poteva spingersi più in là. Oggi non se ne parla neanche, sono tutti allo smartphone.
Negli Stati Uniti, ne abbiamo già parlato, per reagire alla dittatura dello smartphone un gruppo di ragazzi, molto sparuto per ora, ispirandosi al luddismo, ha creato il Luddite Club dove l’uso dello smartphone è proibito. Per la verità l’obiettivo di questi moderni luddisti è anche di dare il meno tempo possibile al lavoro, riservando le proprie energie al “tempo liberato” come lo ha chiamato Beppe Grillo, che non è il famigerato “tempo libero”, che è sempre un tempo di consumo, ma un tempo dedicato ai propri reali interessi e fors’anche, guarda un po’, alla riflessione. Naturalmente chi segue questa linea è un “tagliato fuori”. E ci vuole una bella forza per comportarsi in questo modo in un mondo che va in tutt’altra direzione. Ma non è detto che sia sempre così. In un divertente, ma per niente superficiale, articolo pubblicato dal Giornale (11.11.2023) significativamente titolato “Quattro giorni senza cellulare: mi sono sentito un uomo libero”, lo scrittore e giornalista spagnolo Arturo Pèrez-Reverte racconta la sua personale tragedia di perdere il cellulare proprio mentre deve salire sul treno. All’inizio è preso dal panico. Ma essendo un uomo accorto, o per meglio dire di una generazione antica, ha 72 anni, i biglietti del treno se li è stampati su carta, così come su carta tiene nel portafoglio gli indirizzi più importanti. Si accorge quindi che del digitale può fare tranquillamente a meno. È ridiventato un uomo libero.
Il digitale sta facendo strame fra i ragazzi. Non comunicano più col vicino, o con la vicina, della porta accanto, ma con lontanissimi amici che abitano in esotici paesi. Inoltre lo stringatissimo schema di Twitter, ora X, impedisce loro di organizzare argomenti solo un poco più complessi. Ho letto recentemente la tesi di filosofia di un mio giovane amico: non c’era un ‘a capo’ al posto giusto, non c’erano punti, non c’erano virgole, era tutto un fluire ininterrotto, illeggibile e incomprensibile.
Non so se qualcuno riuscirà mai a fermare il digitale e tutti i suoi derivati, anche se proprio Elon Musk, che pur sul digitale ha fatto la sua fortuna diventando l’uomo più ricco del mondo, ha palesato le proprie perplessità a proposito delle continue e velocissime innovazioni nel settore. Fra poco saremo tutti dei ‘tagliati fuori’, a parte un ristrettissimo numero di hacker finanziari (non per nulla, in una certa concordanza quasi esoterica, la finanza, che oggi domina il mondo, è impalpabile, incorporea, non ha una fisicità, come non la ha il digitale).
Comunque sia, bisognerebbe chiarire ai ragazzi, e non solo a loro, che il Tempo è il padrone inesorabile delle nostre esistenze e passarlo sugli smartphone o sui tablet è un peccato contro la vita. O, per dirlo nel modo di papa Francesco, è una bestemmia contro Dio.
Ai tempi felici del ” socialismo reale” chi scriveva per contro proprio su temi che non riguardassero la collettività era uno spregevole reazionario. Lo scortese ( almeno verso le signore che chiama femmine) Fini ragiona allo stesso modo. Da destra.
Mannaggia a me che ci casco sempre a perdere tempo nel leggerlo…
"Mi piace""Mi piace"
Francamente non si capisce che razza di critica sia la tua, piuttosto.
Che è vero quel che dice Fini è certo, al 100%. Vale per i viaggi sui treni, per le cene, per i bambini di 8 anni che vanno in giro con l’iPhone attaccato al collo con la catenina.
E’ un disastro cognitivo in essere, mentre i guru dell’informatica mandano i figli in scuole dove usano l’abaco, chissà come mai loro sono i primi a diffidare di quel che spandono dappertutto nella testa delle persone.
Oggi i social, domani la moneta digitale, il wallet elettronico dicono, che ci ‘cambierà la vita’. Sicuro la renderà più comoda. A chi ci controlla e manipola.
"Mi piace""Mi piace"
Egregio Smsetc.ra, mi spiace sempre quando non riesco a spiegarmi.
Fini lamenta un rimbecillimento generalizzato dettato dal ripiegamento verso se stessi e verso il proprio PC o telefonino. Una volta era considerato ( da sx) come attività antisociale l’estraniarsi. Il problema non è lo strumento o la ” regola” bensì la testa delle persone.
L’ignoranza ( anche tremenda) è sempre stata una piaga: dopo 50 anni di grandi sforzi la rimane. Perché? Forse, perché a molti PIACE e ci SGUAZZANO. Una volta molti ignoranti si vergognavano di esserlo, oggi con il MITO della Libertà, la ostentano.
Ciao
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie Massimo, avanti
"Mi piace""Mi piace"
L’articolo non c’entra nulla con la destra e la sinistra, e quello che afferma in questo articolo è affermato anche da molti studi e ricerche (si legga Manfred Spitzer, per esempio, neuropsicologo che ha insegnato anche ad Harvard, quindi non proprio l’ultimo pirla). Ma anche se fare studi e ricerche, basta frequentare l’università e confrontarla con quella di 20 anni fa (senza andare più indietro).
"Mi piace"Piace a 3 people
Memoria e capacità di concentrazione stanno crollando a picco.
"Mi piace""Mi piace"