
(Raffaele Pengue) – Ieri, quei simpaticoni del gruppo di minoranza “Guardia sei tu” ci hanno ricordato come per il prossimo anno scolastico Guardia non avrà più le prime classi al locale Liceo. “È tutta colpa di quelli che c’erano prima”. “No è solo colpa dell’incapacità a governare dell’attuale amministrazione”. “Scarte fruscio e piglie primera“, recita un detto guardiese. Tradotto: “eviti una scartina e te ne capita una peggiore”. Potrei continuare ma sarebbe solo proseguire un lungo elenco di supercazzole a salve, cazzate, nefandezze e bugie che conoscete già. A parte l’Innominato che lo lasciamo dov’è, che tanto c’è già l’attuale amministrazione che si cura amorevolmente di narrarne le gloriose gesta, giova solo ricordare come questa della nostra scuola, per i fenomeni che (legittimamente) guidano la comunità, non sia certo la sola deficienza. È che, come avviene da oltre un ventennio in questo paese non avendo nulla da dire, i nostri pseudo-politici cavalcano di volta in volta le polemiche più funzionali alla loro smania di potere, la sola cosa che gli interessa.
Detto ciò, voi capite come a Guardia e con questo chiaro di luna è praticamente impossibile la cosiddetta “pace sociale”. O, invocare addirittura, come ha scritto qualcuno sui social nei giorni scorsi, la condivisione, la collaborazione e persino “il contributo leale di tutte le persone democratiche, senza inutili e dannosi attacchi personalistici”. Quindi la scusa che adducono per opporsi a questo sacrosanto diritto dei cittadini di criticare il palazzo e di voler vivere in una comunità migliore è che si tratta di una scelta che condizionerebbe il rilancio di Guardia. O si sta dicendo, invece, che non bisogna disturbare il “manovratore”?
Capite ora perché diciamo da tempo che questa comunità è inemendabile? Possibile non si capisca che per abbattere quel muro di gomma di ignoranza e opportunismo che aleggia nel palazzo e (purtroppo) sull’intero tessuto sociale di Guardia che da decenni appoggia la greppia al potere serve ben altro che le chiacchiere? È proprio vero! Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare. La teoria della condivisione è una cagata pazzesca, per dirla con Fantozzi, e lo sanno bene anche quelli che oggi la sostengono, ma contano sul loro potere imbonitorio, farcito dalle doti attoriali di qualche personaggio che manovra nell’ombra e opportunamente amplificato dall’Istituto Luce dei social, affinché quel muro che li sostiene non si sbricioli miseramente. Imporre una pace sociale per il “bene di Guardia”, come ho già scritto altre volte, vuol dire semplicemente che a Guardia più in alto non è consentito salire. Lo capirebbe chiunque, eppure certi beccaccioni si permettono di spacciare questa cazzata della collaborazione come fosse una teoria credibile.
Capite ora perché il gruppo di minoranza “Guardia sei tu” cerca di far passare il messaggio di quelli laboriosi, che hanno a cuore le sorti del paese, e invece cincischiano, come succede sempre a Guardia? E allora cosa c’è di meglio che buttare la palla in tribuna? Che in fondo, trattandosi di “per il bene di Guardia”, loro sono perfetti per raccoglierla. E nasconderla, come hanno fatto per anni e anni.
Ora però, dopo avervi messo tutti di buon umore, vorrei peggiorare un po’ le cose.
La condivisione, lo sappiamo tutti, è un segno di civiltà, e non perché è obbligatorio applicarla, ma perché è qualcosa che ci avvicina verso quell’equità sociale che possa finalmente permettere a tutti di vivere una vita dignitosa. Pretenderla è un obbligo civico e morale per qualsiasi persona possa definirsi umana. Io l’ho sempre pensato e per quel niente che ho potuto la mia voce l’ho alzata fino a perderla, ma quelli che oggi a Guardia la pretendono a gran voce facendone giustamente una battaglia politica, perché non hanno fatto un cazzo quando avrebbero potuto? Perché loro in quelle amministrazioni ci sono stati, o le hanno appoggiate e spesso ne sono stati la componente maggioritaria, come per l’avvento dell’Innominato e dei suoi miracoli. E anche coloro che oggi si lamentano sui social erano della stessa risma, perché in nome di quella che chiamavano modernità si sono del tutto azzerbinati alle esigenze della greppia, e del “manovratore” che non andava disturbato. Bisognava capirlo, che quel manovratore stava andando da un’altra parte. Non del guardiese, quando questo risponde a logiche che con gli interessi dei cittadini non c’entrano un cazzo. E nemmeno chi oggi invita alla responsabilità devono barattare la propria credibilità per garantirsi un posto al sole.
E cosa speravano quindi? Che una greppia politica che sembra provenire dal peggior medioevo, potesse risolvere i problemi di questo paese che loro hanno fatto finta di ignorare, per incapacità o, peggio, per opportunismo politico? Cos’è? Si sono finalmente risvegliati dal torpore?
Temo che sia tardi, un po’ come la famosa rana nell’acqua, che quando si accorge che sta diventando bollente non ha più le forze per saltare fuori. E muore.