Crimini, misfatti e granchi. Condanne e assoluzioni per molestie, fino al caso simboli nazi. In Gran Bretagna il tribunale del lavoro ha decretato che dire “calvo” a un calvo è “una molestia sessuale… equivale […]

(DI MASSIMO FINI – ilfattoquotidiano.it) – In Gran Bretagna il tribunale del lavoro ha decretato che dire “calvo” a un calvo è “una molestia sessuale… equivale a commentare le dimensioni del seno di una donna”. Sempre in Gran Bretagna è cominciato il processo all’attore Kevin Spacey, due volte premio Oscar, per “abusi sessuali” che avrebbe commesso nei confronti di ragazzi fra il 2001 e il 2013. Dalle prime accuse Spacey è stato assolto, ma nell’ottobre del 2017, in concomitanza con la comparsa di #Metoo, è stato sospeso da alcuni progetti che aveva in atto e infine licenziato dalla serie House of Cards e Netflix ha bloccato il film Gore con Spacey protagonista. Dimostrare la propria innocenza, parola contro parola, è molto difficile. Del resto Woody Allen è sempre stato scagionato dalle accuse di Mia Farrow, ma continua a essere bandito negli Stati Uniti e non solo lì.
Il lettore si consolerà pensando che questi sono eccessi del puritanesimo anglosassone. Ma non è così. Il direttore dell’Orchestra di Amsterdam, nel 2018, è stato licenziato perché alcune musiciste lo hanno accusato di “comportamenti inopportuni”. Che cosa sono i “comportamenti inopportuni” e chi decide quali sono? Se sul mio divano io accarezzo i capelli di una ragazza o le dico “sei carina” (mentre magari non lo è affatto), sono comportamenti inopportuni? E allora come faccio a far sapere a una donna che mi interessa? Dovremo arrivare come negli Stati Uniti a una dichiarazione scritta firmata da entrambi in cui l’uomo e la donna dichiarano di voler fare sesso consensuale e stabiliscono il punto fino a cui possono spingersi? E se la provocatrice è lei? Galera. Mike Tyson fu condannato a sei anni per stupro nei confronti di Desiree Washington, una reginetta di bellezza. Lei era distesa nuda sul letto a gambe larghe. Che cos’altro doveva capire Tyson (forse il più micidiale, per il pugno fulminante, peso massimo di tutti i tempi, dopo Rocky Marciano, i suoi incontri finivano in genere fra la prima e la seconda ripresa)? Carriera finita. Il tenore Placido Domingo, nel 2019, fu sospeso per “pressioni sessuali” nei confronti di 51 tra cantanti, ballerine, musiciste, impiegate dei teatri. Sempre nel 2019, un altro tenore, l’italiano Vittorio Grigolo, è stato sospeso per aver palpeggiato una cantante del coro sul palcoscenico. E, intendiamoci, chi commette davvero violenze o molestie sessuali, vere e dimostrate, non merita nessuna pietà. Ma ancora nel 2019 l’amministratore delegato di McDonald’s è stato licenziato a causa di una relazione consensuale con una propria dipendente (ciò violava le regole interne del colosso americano). Nel 2021 Grease, il famoso film musicale che ha come protagonista John Travolta, già spettacolare interprete de La febbre del sabato sera (colonna sonora dei Bee Gees), è finito nell’occhio del #Metoo, perché “è un’opera misogina, simbolo dell’oppressione patriarcale, che alterna omofobia a incitamenti allo stupro”. Nel 2017 gli organizzatori del torneo di tennis Next Gen Atp pensarono di ingentilire la cerimonia del sorteggio collegandosi con le sfilate di moda di Milano e ingaggiando otto modelle: a ogni modella corrispondeva una certa posizione nel tabellone. Sessismo. Ho una cartellina intitolata “Weinstein” dove ho raccolto le infinite condanne e denunce per abusi sessuali, a volte gravi e gravissimi, ma altre denunce del tutto inconsistenti. Ma torniamo alle vicende del #Metoo. Se le cose continuano ad andare così, e tutto fa pensare che peggiorino, prenderò le mie precauzioni. Le giovani fan, ce ne sono per quanto possa apparire incredibile, non le riceverò più a casa, ma in un bar con tavolini all’aperto. E pazienza se c’è un caldo micidiale.
Il sessismo del #Metoo si lega in qualche modo alla cancel culture. Da qualche tempo sono stati proibiti negli stadi i cori “discriminatori”, anche quelli cosiddetti ”territoriali” (un tifoso dell’Hellas Verona non può gridare “forza Vesuvio” e un napoletano rispondergli “Giulietta era una troia”, l’ironia deve essere bandita assolutamente nel mondo del calcio). Un recentissimo provvedimento del ministro degli Interni Piantedosi, in collaborazione con quello dello Sport e con la Figc, appunta la sua attenzione sull’antisemitismo. Niente cori antisemiti allo stadio, e si capisce: ci mancherebbe. Si capisce meno perché a un giocatore sia proibito d’indossare la maglia 88 che secondo alcuni studiosi significherebbe “heil Hitler” (anche Nerone fu maledetto in saecula et saeculorum perché anagrammando il suo nome in lettere ebraiche, “Nerone Caesar”, si otteneva la cifra 666 che nell’Apocalisse di Giovanni designa l’Anticristo). Io, per la verità, preferirei che il numero 88 fosse escluso dagli stadi perché si ritorni alla vecchia numerazione da uno a undici (Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso).
Nazkfemminismo. Cosi’ lo chiamano.
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Secondo me, andrebbe bandito anche il suono ” Zelenschi” per favoreggiamento del nazismo e per istigazione alla guerra.
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Anche a me piacevano i numeri da uno a undici:
Zoff, Spinosi, Marchetti, Furino, Morini, Salvadore, Haller, Causio, Anastasi, Capello, Bettega.
Altri tempi. Altro calcio. Una vita fa.
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Che flashback!! L’unica formazione che ho imparato a memoria… tanto tempo fa.
All’epoca un mio fratello era piccolo, aveva due anni, gliela avevo insegnata e anche lui la ripeteva a memoria ma pronunciando i nomi a modo suo…e noi morivano dal ridere! Gli avevamo anche comprato i bambolotti che assomigliavano a Capello e Bettega…
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“E allora come faccio a far sapere a una donna che mi interessa?”
Hai provato con:
– una foto del tuo braccio o del tuo collo completamente tatuato (meglio se entrambi)
– il tuo estratto conto aggiornato
– un tuo video su youtube o tiktok
– la statistica aggiornata dei tuoi followers
…..
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Grazie Massimo, avanti
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Il mio numero di maglia e’ 69. Rischio qualcosa ? 😏
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