Erdogan avverte: “Noi coi russi”. Dagli Usa c’è l’ok all’invio di F-16. Pericolo radioattivo Mosca annuncia: “Distrutte vostre munizioni di uranio impoverito, nube va a ovest”. La Polonia smentisce tutto

(DI MICHELA A. G. IACCARINO – ilfattoquotidiano.it) – Luce verde da Washington all’Unione europea: l’Amministrazione Biden segnala agli alleati che gli Usa non bloccheranno l’invio degli aerei da combattimento F-16 all’Ucraina, purché arrivino dalle loro scorte. La notizia diffusa ieri dalla Cnn smentisce quella diffusa dal New York Times due giorni fa, ma rimane vero che gli statunitensi “rimangono riluttanti sull’invio dei loro F-16”. In sintesi: la Casa Bianca approva l’invio dei costosissimi jet, purché non siano loro a dover svuotare i depositi. Al momento, in ogni caso, “i funzionari dell’Amministrazione – ha continuato una fonte anonima dell’emittente americana – non sono a conoscenza di nessuna richiesta formale da parte di alcun alleato per esportare F-16”. Ieri, alla discordia sotterranea sui Falcon sembrava aver messo fine Biden, assicurando ai leader del G7 riuniti in Giappone il sostegno Usa nell’addestramento dei piloti ucraini, ma che al vertice lo scetticismo serpeggi, soprattutto tra gli statunitensi, che dubbi sulla vittoria totale sul campo permangano tra gli alleati, lo scrive il Washington Post: “Anche all’interno del G7, probabilmente il blocco più unito sulla scena mondiale, ci sono opinioni divergenti su quanto lontano possa arrivare il sostegno all’Ucraina”, alcuni rapporti suggeriscono che gli Usa hanno previsto uno scenario da conflitto congelato “come quello nella penisola coreana”.

Arriverà a sorpresa a omaggiare la cupola Genbaku – lo scheletro dell’edificio rimasto in piedi dopo che 78 anni fa la bomba atomica Usa colpì Hiroshima – anche Volodymyr Zelesnky. Mentre il lavorio della sua delegazione è già iniziato per favorire il primo incontro con l’indiano Narendra Modi, i leader del G7, in una dichiarazione congiunta, promettono a Mosca che i suoi crimini di guerra non rimarranno impuniti (come “la deportazione e trasferimento illegale di ucraini, bambini compresi, dalle aree occupate”) e che “una pace giusta non può essere realizzata senza il ritiro completo e incondizionato delle truppe”. Mentre dal Giappone piovevano accuse contro la retorica atomica “irresponsabile” del presidente Putin, e nuove e severissime misure restrittive venivano sottoscritte contro l’economia della Federazione, a rompere il coro transatlantico con un’intervista è stato il presidente turco Erdogan, che ha già riferito che non si accoderà agli altri membri Nato: “Non imporremo sanzioni alla Russia come ha fatto l’Occidente. Russia e Turchia hanno bisogno l’una dell’altra in ogni settore”.

Prima di raggiungere gli alleati dell’Ovest, Zelensky ha aggiunto una tappa al suo tour intervenendo a Gedda, dove è in corso il summit della Lega araba, “per rafforzare le relazioni bilaterali”, presentare il piano di pace di Kiev e per redarguire la platea: “Nel mondo e anche fra voi ci sono persone che hanno chiuso gli occhi di fronte alle annessioni illegittime”. Dopo la stretta di mano con il principe ereditario Muhammad bin Salman, ringraziato per aver sostenuto la sovranità ucraina, ha riferito sui social Andry Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Riad ha comunque ribadito che rimane ufficialmente neutrale nel conflitto.

Nello stesso giorno in cui il ministero dell’Interno russo ha inserito nella lista dei ricercati Karim Khan (procuratore generale della Corte penale internazionale, che dall’Aia due mesi fa ha emesso un mandato d’arresto per Putin per crimini di guerra) e la Procura generale russa ha dichiarato Greenpeace organizzazione indesiderata (“minaccia e destabilizza ordine e sicurezza della Federazione”), allarma di una catastrofe ambientale imminente, in arrivo nei cieli d’Europa, il capo del Consiglio di sicurezza russo, Nikolay Patrushev. Gli ultimi missili di Mosca piovuti in Ucraina avrebbero colpito depositi di armi inviate dai Paesi Nato arrivate per la controffensiva: tra queste, sarebbero esplose quelle all’uranio impoverito. Un nero fungo tossico si sarebbe creato dopo un attacco nella regione di Khmelnitsky. L’informazione è stata smentita dall’agenzia atomica polacca in contatto con la Snriu, autorità nucleare ucraina, che non ha riferito all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di alcuna emergenza radioattiva.