(ilfattoquotidiano.it) – Si apprende da Repubblica che l’ultimo argine alla fascistizzazione integrale della televisione pubblica italiana – la “Fortezza Bastiani” della sinistra in tv, di fronte all’avanzata dei Tartari meloniani – risponde al nome e al cognome di Mario Orfeo. Non è una battuta, è stato scritto davvero: “L’unico a resistere è, per adesso, Mario Orfeo: direttore di un Tg3 ridotto a Fortezza Bastiani, ultimo avamposto ai confini del deserto che avanza”. A chi conosce la sua pur degnissima carriera, non può non essere scappato un sorriso: Orfeo è uomo di potere se ce n’è uno, capace di navigare tra le poltrone che contano di Viale Mazzini in diverse epoche, praticamente sotto tutti i governi, con una capacità cosmetica davvero invidiabile (è stato il secondo giornalista nella storia della Rai ad aver diretto sia Tg1, che Tg2 e Tg3). È un capo stimato da chi ha lavorato con lui, ma considerarlo un baluardo della tenuta democratica, dei valori progressisti e del pluralismo nella tv di Stato è davvero un po’ troppo. Indimenticabile, tra l’altro, fu il suo Tg1 all’epoca di Renzi premier, capace di ignorare e insabbiare per settimane l’inchiesta Consip e le beghe del fiorentino. Ognuno ha la Fortezza Bastiani che merita.