
(di Nanni Delbecchi – ilfattoquotidiano.it) – Il sol dell’avvenire è un film irrisolto ma forse non potrebbe essere diversamente, e questo ci ricorda qualcosa; qualcosa su cui il popolo della sinistra farebbe bene a riflettere. All’autarchico Nanni Moretti è costato promuoverlo, si è turato il naso ed è andato in tv (si vedeva che respirava a fatica), ma il film se la sta cavando negli incassi grazie a un pubblico di fan sartoriale: non sono loro a identificarsi in Nanni, è Nanni a dirgli chi sono. Moretti è un ritrattista, e questa volta, insieme all’ennesimo autoritratto, ha fatto il ritratto della sinistra italiana. Divisa su tutto, si ricompatta sulla propria diversità, sulla sua Ztl antropologica, salvo poi stupirsi di essere impopolare (“Non sono comunista perché non posso permettermelo”, Ennio Flaiano).
Il sol dell’avvenire è appunto una zona a traffico limitato con tanto di sensori pronti a sanzionare gli intrusi, che siano gli stalinisti del Pci anni 50 come i nuovissimi showrunner di Netflix; una Ztl dove vige una terapia di gruppo infinita per i residenti, e un incomprensibile cous cous di nevrosi borghesi per tutti gli altri. Il dramma della sinistra è l’incapacità di togliersi dallo schermo per farci vedere il film, qualunque film che non sia lo scrutarsi allo specchio. Nel Sol dell’avvenire tutti interpretano se stessi: Nanni, Margherita Buy (che sta al suo cinema come Capezzone sta a Quarta Repubblica), Silvio Orlando (che sta al suo cinema come Mauro Corona sta a Cartabianca), eccetera. E c’è un calco, chissà quanto inconscio, che conferma l’epidemia di fellinite scoppiata tra i nostri autori. Sorrentino ha rifatto La dolce vita? E io rifaccio Otto e 1/2. Così abbiamo il cinema nel cinema, il regista nel regista, la crisi nella crisi… Otto e 1/2 finisce con il celebre girotondo dove Fellini fa tenere per mano tutti, ma proprio tutti. Nel finale del Sol dell’avvenire non c’è il girotondo (Moretti ha già dato), ma c’è un esclusivo corteo a inviti lungo dei Fori Imperiali. Vincitori al cinema, minoritari nella storia: ma sempre nel cuore della Ztl.