La marcia sulla Rai e l’incredibile scoop del Signor Meloni

Ieri, 3 maggio, era la giornata mondiale della libertà di stampa (domani, per dire, sarà quella dell’igiene delle mani). Come sta l’Italia? Malissimo: l’indice Wpfi (World press freedom index), elaborato da Reporters senza […]

(di Silvia Truzzi – ilfattoquotidiano.it) – Ieri, 3 maggio, era la giornata mondiale della libertà di stampa (domani, per dire, sarà quella dell’igiene delle mani). Come sta l’Italia? Malissimo: l’indice Wpfi (World press freedom index), elaborato da Reporters senza frontiere, a ’sto giro ci colloca al 58esimo posto su 180 Paesi presi in esame. Dal precedente biennio 2020-21 abbiamo perso 17 posizioni, peggio di Giamaica (12), Costa d’Avorio (37), Taiwan (28), Gambia (50), Romania (56). Le cause: minacce del crimine organizzato, polarizzazione violenta del dibattito (guerra, pandemia), mancanza di tutela giuridica (denunce per diffamazione e richieste di danni milionari a pioggia) e aggiungiamo noi, editori che hanno altri, prevalenti, interessi (economici e politici). Ma del resto siamo il Belpaese della Commissione di Vigilanza Rai, l’unico tra le supposte democrazie mature in cui la politica controlla l’informazione e non il contrario. Una situazione che a parole tutti deprecano o fingono di e nessuno che ci abbia mai messo mano. Gli ex camerati al governo si apprestano proprio in queste ore a organizzare la marcia su Viale Mazzini, per invertire la “narrazione del Paese” (pardon, Nazione). A parte le sciocchezze blaterate da ministri e sottosegretari sull’egemonia culturale della sinistra, basta avere il telecomando per sapere che la musica è già cambiata: e non dalle elezioni, da quando si è capito che i sondaggi non sbagliavano e la destra avrebbe governato.

E’ così vero che dal palco del Primo maggio il professor Carlo Rovelli non può dire (oltre che la verità) quello che pensa su guerra, guerrafondai e signori delle armi, pena ramanzina di Ambra Angiolini (o tempora o mores) sul “contraddittorio”. Per fortuna l’informazione televisiva non è appannaggio della Rai. C’è anche Mediaset, e pazienza se il padrone è il leader di uno dei partiti di maggioranza: sono più di trent’anni che tutti, da destra a sinistra ma soprattutto a sinistra, fanno finta di non vedere. Per chi non avesse buona memoria, il prossimo aspirante inquilino del Colle lo confessò in aula, all’alba del millennio: “L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo – che non sarebbero state toccate le televisioni” (Luciano Violante). E dunque, come raccontato sul nostro giornale di ieri, mentre i Tg del servizietto pubblico facevano da cassa di risonanza alla bugia del “taglio delle tasse sul lavoro più importante degli ultimi decenni”, sulla Rete 4 di Papi andava in onda la striscia quotidiana Diario del giorno, condotta da Andrea Giambruno (incidenter tantum, compagno della premier e padre di sua figlia): “Anche quest’oggi, primo maggio, lavoriamo, come tutti quanti voi, o meglio come qualcuno di voi. C’è stata non poca polemica, perché i sindacati in qualche modo si sono anche un po’ stizziti perché ieri sono stati convocati dal presidente del Consiglio in quel di Palazzo Chigi. Non si capisce bene il motivo per il quale quest’oggi alcuni dovrebbero lavorare e qualcun altro invece dovrebbe riposare”. In realtà essendo la festa del lavoro, si dovrebbe onorarla proprio non lavorando, ma che volete? In qualunque famiglia si cerca di far coincidere i giorni di riposo per stare un po’ insieme. Il conduttore del Diario del giorno, forse grazie alla sua intimità con il first gentleman, ha pure regalato uno scoop ai suoi telespettatori: “Saremo in grado di fornirvi noi, in anteprima, quelle che sono le primissime parole del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in seguito al Consiglio dei ministri. E allora aspettate, perché ve la diamo noi, prima degli altri”. Ve la diamo noi la libertà di informazione!

Categorie:Cronaca, Interno, Politica

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10 replies

  1. Ok ! Gianbruno ” se sta a’ allarga ” come dicono li romani de Roma , siamo tutti in attesa de sape che ” diavolo ” pensa di raccontare ? Risvolti intimi ? Il pigiama o la liseuse ? Copiera’ anche lui dalla Ferragni ? Ci faranno visitare la loro casa presidenziale ?le foto delle vacanze a Londra con cognato ” a regge il moccolo ” ? Siamo in trepida attesa …

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  2. Vedere una soubrettina fare le pulci a uno scienziato che si avvale del diritto sacrosanto di esprimere il proprio pensiero in quanto cittadino ,offre uno spaccato pietoso della vocazione al servilismo e all’opportunismo, di certi personaggi di quart’ordine pronti a svendere dignità e valori perfino per un posticino in quinta fila.

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    • Prima di scrivere cazzate bisognerebbe informarsi e oggi non è difficile, sempre che si capisca ciò che si legge o si sente. La ex subrettina era semplicemente la presentatrice e non l’organizzatrice del concertone per cui, quando dal palco dice:. ” Quando invitiamo qualcuno,……” parla in nome è per conto di quelli che avevano Rovelli.
      Quella subrettina, anche se avesse parlato per conto proprio, non avrebbe fatto le pulci allo scienziato, ma al politicante che ha sicuramente il diritto che ha tutto il diritto di esprimere il suo pensiero, cosi come lo avrebbe avuto la “subrettina”.
      Che piaccia o no ai sinistrati, chi prende posizione politica deve aspettarsi le repliche

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  3. A parte le sciocchezze blaterate da ministri e sottosegretari sull’egemonia culturale della sinistra, basta avere il telecomando per sapere che la musica è già cambiata e non dalle elezionik: tutto vero. Le parole sono intrattenitrici… TUTTE O con taglio di capelli O il punto di BIONDO carciofaro.
    Ad esempio Paolo Mieli cerchiobottista. Adesso il suo format è storia vista benevolente nazista/fascista /Mussolini /Hitler. E non storia vista da ex POTOP(POTERE OPERAIO)

    L’odio anticomunista che Paolo Mieli nutre verso il PMLI è pari all’amore che nutre per il capitale, il “libero mercato”, la seconda repubblica e il revisionismo storico con la conseguente riabilitazione del fascismo e di Mussolini. Eppure ci fu un tempo che Mieli gridava “morte al capitale” nientemeno che dalle file di un’organizzazione trotzkista e operaista come “Potere operaio” di Franco Piperno e Oreste Scalzone.
    Il “pentimento” è comunque arrivato presto. Sarà perché Mieli è uno che “calcola molto”, come ha confessato in un’intervista fresca fresca a “Libero” del 26 ottobre e facendo due conti gli deve esser assai meritato passare da nemico giurato a servo fedele della borghesia, che ora se lo coccola come un figliol prodigo.
    Nato a Milano il 25 febbraio del 1949. Il padre, Renato, ebreo italiano, è un ex direttore dell’edizione milanese dell'”Unità” ed ex dirigente del PCI espulso dal partito per aver appoggiato la controrivoluzione ungherese del ’56. Paolo Mieli inizia comunque la sua carriera politica nella Fgci dove rimane fino al 1967 (uscendone da destra) per poi passare a militare nell’organizzazione romana di “Potere operaio

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    • Dalla FGCI ne esce a destra per poi passare a Potere Operaio. Poi ancora una svolta a destra sul Caf, raddrizzata sul PD, ora vira sull’estrema destra meloniana.

      Come il campione dei tempi Gustav Thoeni, Mieli autentico campione del mondo di slalom speciale della politica.
      Senza il senso del ridicolo.

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    • Quando la revisione storica di Mieli sarà completata arriverà a dichiarare che, in fondo in fondo, i campi di concentramento non erano tanto male.

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      • Probabilmente la revisione storica si limiterà a raccontarci la verità anche sui gulag oltre sui campi di concentramento nazisti. Insomma, le future generazioni sapranno che alle generazioni della seconda metà del 20° secolo era stato raccontato che il territorio dominato dall’URSS c’era il paradiso terrestre ed invece c’era l’inferno.

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  4. Ma la Truzzi ha sentito cosa ha detto Ambra Angiolini o gliela riferito qualcuno o estendi parte di quel che ha detto?
    Siccome Ambra era semplicemente la conduttrice, si è limitata a dire quello che gli organizzatori, cioè la società che aveva ricevuto l’incarico e i sindacati le avranno indicato di dire.
    Perché avranno invitato Rovelli e poi si sono smarcati? Forse perché pensavano che avrebbe parlato di pace e poi si sono accorti che aveva approfittato per inveire con offese personali contro un ministro. Ministro che ha risposto come da rispondere un vero signore.

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  5. Sembra che da quelle parti stiano andando fuori di testa perché cominciano a temere che ormai il giornale unico dei sinistrati non esiste più. Erano abituati che un certo canale televisivo desse il là per vedere tutto il sistema mediatico scatenarsi nel ripetere quelle cazzate fino a quando non avessero convinto il popolo che quelle erano verità assoluta.

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