Voli di Stato, i paletti di Palazzo Chigi: “Solo per provate esigenze di servizio”

Le regole in una circolare. Il Codacons: “Il governo motivi i via libera concessi finora o ci rivolgeremo alla Corte dei conti”

(di Antonio Fraschilla – repubblica.it) – ROMA – Il caso dei voli di Stato utilizzati dai ministri del governo Meloni solleva polemiche, considerando che le regole per l’autorizzazione a queste tratte sono molto stringenti e le circolari interne fissano paletti molto precisi. Non a caso dopo l’interrogazione parlamentare di Alleanza verdi e sinistra, arriva adesso l’atto ispettivo del Codacons che chiede lumi al governo su quanto ricostruito da Repubblica.

La ‘classifica’

Nei primi tre mesi di vita del governo Meloni i ministri hanno utilizzato voli di Stato 39 volte: più dei componenti dei governi Draghi, Conte II, Conte I e Renzi e meno solo dei componenti dell’esecutivo guidato da Gentiloni. La classifica dei ministri che hanno utilizzato di più aerei della flotta statale vede in testa il titolare degli Esteri Antonio Tajani (12 volte), seguito dal collega della Difesa Guido Crosetto (7) e poi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio insieme a quello degli Interni Matteo Piantedosi (5 entrambi). E, ancora, segue il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto (4), quello dello Sviluppo economico Adolfo Urso (3) e poi i ministri Paolo Zangrillo, Matteo Salvini ed Elvira Calderone con un volo a testa da novembre a gennaio scorso.

In alcuni casi i ministri hanno utilizzato voli di Stato da aeroporti vicini alle loro abitazioni di residenza, come Nordio a Treviso o Fitto a Brindisi in altri, come Crosetto, Piantedosi o Tajani per tratte coperte da voli di linea da Roma verso Bari, Bruxelles o Parigi.

Limiti stringenti

Una circolare interna di Palazzo Chigi fissa paletti molto precisi per i voli di Stato dei ministri: questi possono essere concessi solo per “comprovate e urgenti esigenze di trasferimento e l’impossibilità di provvedere ai trasferimenti con voli di linea”. Inoltre non “è ammessa la concessione del trasporto aereo di Stato per le tratte sulle quali sia presente il trasporto ferroviario e tale servizio risulti idoneo con lo svolgimento delle funzioni”.

La questione della sicurezza

Nel caso dei ministri del governo Meloni, che in alcuni casi hanno utilizzato i voli di Stato per inaugurare nuovi sedi di procure, per partecipare alla festa della marina militare o per impegni istituzionali programmati da tempo a Bruxelles, la motivazione ufficiale del viaggio è spesso quella della “sicurezza”. E per questo vengono autorizzati dall’apposito ufficio della Presidenza.
Ma nel dettaglio non si conoscono le relazioni con le quali vengono autorizzati questi voli e i “comprovati” motivi di sicurezza. A chiedere questa documentazione è adesso il Codacons che presenterà un atto ispettivo a Palazzo Chigi: “Così come fatto con i precedenti governi per i voli a esempio di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Laura Boldrini o Maria Elisabetta Casellati – dice il presidente Carlo Rienzi – vogliamo capire se tali voli di Stato siano stati giustificati da esigenze di sicurezza o da motivi istituzionali tali da autorizzare l’utilizzo di aerei non di linea: soprattutto in considerazione del fatto che le tratte percorse dai vari ministri erano coperte anche da aerei commerciali. Ogni ora di utilizzo di un aereo di Stato costa ai cittadini tra i 5mila e i 7mila euro. Se non riterremo la risposta soddisfacente, sarà inevitabile un ricorso alla Corte dei conti”.

Anche sul fronte delle missioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sempre per fini istituzionali tanto che per andare al compleanno di Salvini a Milano la scorsa settimana non ha utilizzato voli di Stato, i numeri sono più elevati rispetto ai predecessori per grandezza delle delegazioni ed esterni al seguito.

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1 reply

  1. Quindi, quella specie di ministro della Giustizia può continuare a volare a sbafo quando lascia la sua terra padana per scendere tra i burini a fare danni?

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