Una sorta di pamphlet autonomista quello dell’ultimo stragista che si improvvisa storico e auspica un ribaltamento della stessa storia. “Hanno costruito una grande bugia per il popolo. Noi il male, loro il bene. Hanno affossato la nostra terra con questa bugia”

(ilfattoquotidiano.it) – Messaggi sigillati, custoditi in nascondigli, parole per comunicare e che dicono tanto sulla personalità del boss e hanno detto tanto ai carabinieri del Ros che hanno trovato il fogliettino di carta con gli appunti sulla salute del boss e che ha portato il 16 gennaio alla sua cattura e all’arresto della sorella Rosalia oggi. “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie. Trattati – scriveva Matteo Messina denaro in un biglietto trovato dagli inquirenti – come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati un’etnia da cancellare. Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare”.
Una sorta di pamphlet autonomista quello dell’ultimo stragista che si improvvisa storico e auspica un ribaltamento della stessa storia. “Hanno costruito una grande bugia per il popolo. Noi il male, loro il bene. Hanno affossato la nostra terra con questa bugia. Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e delle donne che soffrono per questa terra. Si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciare passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo ed un giorno sono convinto che tutto ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quel che ci ha tolto la vita”.
Come tutti gli storici latitanti mafiosi, costretti a trovare il modo per comunicare nonostante la latitanza, anche se di lusso come nel caso di Matteo Messina Denaro, anche lo stesso padrino di Castelvetrano doveva usare i pizzini. E Rosetta era una custode nonché collettrice dei biglietti del fratello. Sono decine i biglietti scoperti dopo l’arresto dell’ex latitante. Messaggi arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, spesso avvolti in piccoli pacchetti, e indirizzati a destinatari indicati con nomi in codice di “Fragolone (soprannome della sorella Rosalia ndr), Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Parmigiano, Malato, Complicato, Mela”. I pizzini venivano trasmessi attraverso una catena, più o meno lunga, di fedelissimi, che lo stesso boss, nei suoi scritti, definiva ‘tramiti’.