
(ilfattoquotidiano.it) – Scemi di guerra (Paper First), ad un anno esatto dall’inizio del conflitto, dal 24 febbraio sarà in libreria (17,00 €) e in edicola con Il Fatto Quotidiano (15,00 € più il prezzo del giornale).
Winston Churchill diceva che “gli italiani vanno alla guerra come se fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come se fosse la guerra”. Infatti, come tutte le tragedie, anche la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, appena varcato il confine italiano, si è trasformata in farsa. E Marco Travaglio la racconta in questo libro, col suo stile fra l’ironico e il sarcastico. È il diario, giorno per giorno, degli eventi drammatici che si consumano nell’Europa dell’Est mentre in casa nostra la politica e il giornalismo danno il peggio di sé.
Putiniani smemorati che impartiscono lezioni di antiputinismo a chi ha sempre condannato Putin. Bellicisti da diporto che fanno il presentat’arm sul sofà e le marcette nel salotto di casa e della tv con l’elmetto sulle ventitré, tifano terza guerra mondiale (possibilmente atomica) sulla pelle degli altri, si eccitano per le stragi e per la corsa al riarmo, prendono per oro colato e rilanciano le balle più ridicole, compilano liste di proscrizione, tentano di tappare la bocca a chi non la pensa come loro.
Tengono in ostaggio un Paese in gran parte pacifista e lo costringono a vergognarsi di credere nei grandi valori della pace, del dialogo e della Costituzione. Se in Russia è vietato parlare di guerra e in Ucraina è vietato negoziare con la Russia, in Italia è proibito parlare di pace. Ma gli scemi di guerra non sono le nostre Sturmtruppen, che comunque ci guadagnano. Siamo noi, europei e italiani, che paghiamo il conto senza ribellarci.
…ostaggio dei “nopax” 😁😁😁
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Piccole curiosità
Ci sono diversi modi di dire nostrani che abitualmente usiamo e sono di derivazione bellica, più precisamente dalla prima GM. Uno di questi è proprio scemo di guerra: si tratta di una “diagnosi” riservata ai combattenti vittime del cosiddetto shock da granata e contraddistinta da tremori incontrollati, incapacità di deambulo, tic violentissimi ecc.
Probabilmente la più usata oggigiorno è “non farmi girare le palle”, modo di dire che non ha nessuna origine associabile alle note glandole pendule.
Durante la 1^gm le trincee avversarie potevano essere anche molto vicine, e gli scambi di minacce verbali col nemico a seguito di qualche sgarbo imprevisto erano frequenti. “Girare le palle” era una operazione che riguardava la posizione del proiettile da fucile, nel bossolo, prima di essere sparato: capovolto, il proiettile avrebbe colpito il bersaglio umano non più con la punta ma con il retro (piatto), procurando ferite orribili.
PS Sicuramente acquisterò il libro di MT.
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