Ci avevano già provato i camerati coinquilini Donzelli&Delmastro a cercare di rianimare il Pd avviato serenamente, con l’opposizione tutta, verso l’ennesima catastrofe elettorale. La spassosa coppia accusava la sinistra di complicità mafiose e […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Ci avevano già provato i camerati coinquilini Donzelli&Delmastro a cercare di rianimare il Pd avviato serenamente, con l’opposizione tutta, verso l’ennesima catastrofe elettorale. La spassosa coppia accusava la sinistra di complicità mafiose e terroristiche (e chissà anche di riti satanici) poi però il Pd svegliatosi di soprassalto si è sparato, come al solito, sui piedi con quella storia della contorta visita al digiunante Cospito estesa, visto che c’erano, a un paio di boss stragisti.

Adesso la destra ci ricasca e prova nuovamente a rimettere in pista l’opposizione dormiente accusata di strumentalizzare il festival di Sanremo. Userebbe, nientedimeno, “l’innocuo monologo di Benigni sulla libertà per gridare al regime meloniano” (Il Giornale). Concorda Libero che propone il trio Benigni, Ferragni, Egonu alla guida del Nazareno (“Il Pd ha trovato i segretari”). Tra lo stupore dei pidini (chi noi?) dispersi nella giungla congressuale e che mai avrebbero immaginato di essere protagonisti di un evento di massa (parola che ricorda loro qualcosa ma non sanno cosa). Finché ecco che arriva Vittorio Sgarbi a tranquillizzarli con una dichiarazione che sembra dettare il canovaccio per l’anno prossimo, per quello che potrebbe chiamarsi Festival nazionale della canzone italiana e patriottica (condotto, proviamo a indovinare, da Pino Insegno).

Tuona il sottosegretario: “A che titolo Fedez è lì? Gli ospiti culturali si scelgano col ministero”. Mentre Giuli e Bocchino cominciano il riscaldamento, segue a ruota il ministro Sangiuliano (i due si marcano stretti) che come anticipo delle future direttive sovraniste pretende, immantinente, una giornata festivaliera dedicata alle foibe (sempre che Lucio Presta sia d’accordo).

Insomma, è tutta una comica dove Amadeus assurge a “eroe della nuova Resistenza” (Repubblica) solo perché ha risposto, senza svenire, alla consueta dispersione vocale di Matteo Salvini. Volevamo scrivere qualcosa sul linguaggio nazional popolare di Gianni Morandi, uno che parla come mangia. Volevamo dire alla sinistra, prendi esempio, torna a esprimerti senza ficcarti nel solito roveto di perifrastiche e relative. Ma poi, non avendo capito una mazza dei testi delle canzoni, abbiamo rinunciato.