Niente mozione di sfiducia per Carlo Nordio. Almeno non ora. Una valutazione che accomuna gli ex giallorosa, ossia gli ex alleati Pd e M5S. “Rischiamo di ricompattare su di lui il centrodestra, quando invece il ministro […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Niente mozione di sfiducia per Carlo Nordio. Almeno non ora. Una valutazione che accomuna gli ex giallorosa, ossia gli ex alleati Pd e M5S. “Rischiamo di ricompattare su di lui il centrodestra, quando invece il ministro della Giustizia è il primo motivo di divisione tra loro”, sostengono i Cinque Stelle. Con postilla al curaro: “Non serve neanche al momento, visto che a destra si fanno del male da soli. Nordio gli ha rovinato pure la passerella per l’arresto di Matteo Messina Denaro…”. Ragionamenti che devono aver fatto anche nel Pd, tanto che in serata al Fatto fonti dem lo dicono dritto: “Una mozione? No, per ora no”.

Una linea che era emersa già sabato nelle parole dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, che a una domanda del fattoquotidiano.it aveva replicato così: “Le mozioni di sfiducia si fanno sulla base di responsabilità di carattere politico più grave di dichiarazioni inopportune”. Un altro modo per dire che tatticamente non è tempo di una sfiducia individuale, che verrebbe di certo respinta nella conta in Parlamento. Meglio aspettare, casomai, che il ministro inciampi su un errore rumoroso. Nell’attesa, ieri proprio Orlando ha presentato un’interpellanza a Nordio per chiedergli se farà ricorso ai suoi poteri ispettivi “dopo le dichiarazioni rese in Parlamento, che riferiscono di violazioni della normativa in materia di intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta della procura di Padova sul presidente della Regione Veneto”.

E il riferimento è alla registrazione di un colloquio tra il governatore veneto Luca Zaia e un funzionario regionale, diffusa da Report, in cui Zaia era molto duro sul virologo Andrea Crisanti, suo ex consulente (“Stiamo per portarlo allo schianto”). Nell’attesa che Nordio risponda, torna utile citare il Giuseppe Conte di lunedì scorso: “Una mozione contro Nordio? Valuteremo”. Cauto, non a caso. Ieri, da Bruxelles, il leader del M5S ha infierito sul Guardasigilli: “È surreale che il ministro abbia dichiarato guerra alle intercettazioni dicendo il falso, ossia che costano troppo, non tenendo conto del fatto che consentono di recuperare ampiamente le spese sostenute grazie a confische e sequestri”. E poi, ha concluso Conte, “su questo punto ogni giorno il ministro corregge il tiro”. E per la contraerea dei 5Stelle va benissimo così. Meglio mettere in luce ogni sua giravolta, e provare a intestarsi ogni suo passo indietro come effetto anche delle critiche del M5S.

Basta leggere le dichiarazioni all’Adnkronos della capogruppo dei 5Stelle in commissione Giustizia alla Camera, Valentina D’Orso: “Grazie a noi il governo è stato costretto a una serie di goffe retromarce, continueremo a contrastare la controriforma della giustizia che ha in mente Nordio”. Su cui ieri sono piovuti anche gli strali di Nicola Fratoianni (Si): “Sulle intercettazioni siamo all’ennesimo pasticcio di questo governo, all’ennesima occasione in cui lancia il sasso e poi nasconde la mano”.

A conferma che per il centrosinistra a oggi il ministro rappresenta il principale punto debole di Giorgia Meloni, che lo ha fortemente voluto a Via Arenula. Non può stupire allora che a difenderlo ci siano Matteo Renzi e Carlo Calenda, che fanno giornalmente a gara tra loro per correre in soccorso dei vincitori, come avrebbe osservato Ennio Flaiano. Un’altra ragione per cui una mozione di sfiducia non arriverà. Per adesso.