Sarà, anche se nell’eterno regolamento di conti all’italiana temiamo per i titolisti dei due giornali un brusco risveglio nel momento in cui messe le mani su “’u siccu” la magistratura riuscisse a ricostruire il famoso contesto. Quello che ha consentito […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Forse ancora più che sulla cattura di Matteo Messina Denaro, Libero gode nel brindare alla “sinistra che rosica” perché è stata la destra a fare “bingo”. Così come Il Foglio esulta non tanto per la fine dell’ultimo boss stragista, bensì “per la grande sconfitta dell’antimafia della chiacchiera”.

Sarà, anche se nell’eterno regolamento di conti all’italiana temiamo per i titolisti dei due giornali un brusco risveglio nel momento in cui messe le mani su “’u siccu” la magistratura riuscisse a ricostruire il famoso contesto. Quello che ha consentito al latitante di farla franca per un trentennio pur senza spostarsi dal cortile di casa. Per portare alla luce quel mondo complice immerso nell’acqua sporca delle connivenze a ogni livello il sogno, va da sé, sarebbe quello di trasformare Messina Denaro nel Tommaso Buscetta del Terzo millennio usando la tecnica persuasiva di Giovanni Falcone.

Se MMD decidesse di parlare sospettiamo che ci sarebbe poco da esultare per quella politica siciliana dominata da Forza Italia e che, per dirne una, recentemente ha incassato la condanna in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa per quell’ Antonio D’Alì, già senatore forzista nonché sottosegretario all’Interno nel governo Berlusconi.

Ecco allora che il viaggio di Giorgia Meloni a Palermo, criticato da sinistra “per aver trasformato un giorno importante nella lotta alla mafia in un capitolo narcisista” (Repubblica), potrebbe invece rappresentare, sul versante della lotta al sistema criminale, una decisiva presa di distanza da certi suoi alleati. Più che dall’inconsistenza di un Matteo Salvini, dalla coda di paglia di un Berlusconi che non ha fatto mancare il suo plauso allo Stato e alla magistratura (ma che, sospettiamo, non si sarebbe precipitato a Capaci per rendere omaggio alle vittime della strage).

La storia personale della premier (convinta giovanissima a fare politica dal sacrificio di Paolo Borsellino di cui condivideva le stesse idee di destra) ha poco o nulla a che vedere con quel pantano politico-mafioso che ha finito per inghiottire ogni speranza di autentico riscatto della Sicilia. La premier può dimostrare di essere davvero diversa da certi amici degli amici cominciando a non cedere al partito di chi intende limitare l’uso delle intercettazioni per i reati di corruzione. Del resto non fu proprio lei che disse a un minaccioso Berlusconi: “Io non sono ricattabile”?