
(Pietrangelo Buttafuoco – quotidianodelsud.it) – Dell’arresto dopo trent’anni di latitanza di Matteo Messina Denaro – il ricercato numero uno della Mafia – al netto della grande soddisfazione perché giustizia è fatta, un piccolo dispiacere comunque c’è. Ed è che trovandolo dove l’hanno trovato, in una clinica, a Palermo, è venuta meno l’ipotesi più fantasiosa e dunque più verosimile. Quella che Roberto Andò, maestro d’arte cinematografica, aveva inserito quale finale del film “Una storia senza nome”: il latitante che se ne va in America Latina, cambia sesso e diventa una diva delle soap opera. Peccato, dunque, un vero peccato. La realtà, questa volta, ha vinto sulla verità della fantasia.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno, Pietrangelo Buttafuoco
Nordio dice che i mafiosi non parlano al telefono.
Che ne pensi Pietra’?
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Sopratutto, l’attuale presidente della Sicilia. Quella sì che va oltre ogni immaginazione (nel 30ennale di Capaci e D’Amelio).
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Silvio B. aveva un eroico stalliere mafioso, un socio uomo di cultura condannato a sette anni di galera, indagato come occulto mandante per le stragi mafiose, fondatore di un partito nato sotto le macerie delle stragi 92 -93, ed era un finanziatore della mafia. Nulla da dire Pietra?
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Che articoluzzo da quattro lire.
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Da noi, come si vede, anche nei pressi del piccolo paesello natio-luogo di lavoro, in cui tutti sanno tutto di tutti non c’è bisogno di alcun cammuffamento, ed il “covo” (???) è un elegante appartamento sulla via principale.
Non siamo mica in America Latina…
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