(Pietrangelo Buttafuoco – quotidianodelsud.it) – Dell’arresto dopo trent’anni di latitanza di Matteo Messina Denaro – il ricercato numero uno della Mafia – al netto della grande soddisfazione perché giustizia è fatta, un piccolo dispiacere comunque c’è. Ed è che trovandolo dove l’hanno trovato, in una clinica, a Palermo, è venuta meno l’ipotesi più fantasiosa e dunque più verosimile. Quella che Roberto Andò, maestro d’arte cinematografica, aveva inserito quale finale del film “Una storia senza nome”: il latitante che se ne va in America Latina, cambia sesso e diventa una diva delle soap opera. Peccato, dunque, un vero peccato. La realtà, questa volta, ha vinto sulla verità della fantasia.