La battaglia di Bakhmut nel Donbass divide gli esperti. Secondo alcuni, Bakhmut non è una piazzaforte importante; secondo altri, lo sarebbe eccome. Questa divisione è spesso influenzata dai governi che si muovono dietro molti analisti o dal loro sostegno a una delle parti in causa […]

(di Alessandro Orsini – Il Fatto Quotidiano) – La battaglia di Bakhmut nel Donbass divide gli esperti. Secondo alcuni, Bakhmut non è una piazzaforte importante; secondo altri, lo sarebbe eccome. Questa divisione è spesso influenzata dai governi che si muovono dietro molti analisti o dal loro sostegno a una delle parti in causa. Cadendo nelle mani dei russi, gli esperti occidentali potrebbero dire che la vittoria di Putin è stata poco rilevante. Alcuni commentatori improvvisati hanno addirittura affermato che Bakhmut sarebbe poco rilevante perché è un centro piccolo e poco popoloso. Credere che il criterio supremo per soppesare il valore strategico di una città assediata dipenda dal numero degli abitanti è tutt’altro che corretto. Se fosse vero, nessuno capirebbe la durezza dello scontro a Cassino nella Seconda guerra mondiale tra nazisti e forze alleate. Sul versante opposto, figurano gli esperti filo-russi che operano secondo le stesse logiche di molti esperti filo-occidentali. A loro dire, la battaglia di Bakhmut, dove l’esercito russo pare in vantaggio, è importantissima. In caso di vittoria, potrebbero parlare di un successo straordinario. Dal momento che la maggioranza degli esperti adegua la propria narrazione alla parte che vuole favorire, come possiamo capire quale sia il valore reale della battaglia di Bakhmut? In questa grande confusione, in cui quasi tutto è avvolto nella propaganda, il criterio con cui proponiamo di soppesare la battaglia è logico. L’importanza di Bakhmut deve essere valutata in relazione al fine della Russia ovvero la conquista di tutto il Donbass. In tale prospettiva, tutte le battaglie in quella regione martoriata sono fondamentali, in particolare, quella di Bakhmut per la concentrazione di truppe e mezzi impiegati da ambo i lati. D’altra parte, se Bakhmut fosse poco importante, nessuno capirebbe come mai Kiev investa tanto per mantenerla. A nostro avviso, la conquista di Bakhmut è importante per un gran numero di ragioni. Per comodità espositiva, ne elenchiamo sei dando per scontate quelle economiche. La prima è che la conquista del Donbass richiede la conquista di Bakhmut. La seconda è che gli ucraini hanno investito molti mezzi e soldati per proteggerla. La terza è che la Russia riporterebbe una conquista territoriale mancante da mesi mentre la Nato compie un grande sforzo per sconfiggerla sul campo. La quarta è che avverrebbe in inverno a dispetto delle previsioni di molti analisti occidentali secondo cui la Russia non avrebbe fatto progressi con il freddo. La quinta è che infliggerebbe un duro colpo alla narrazione occidentale secondo cui l’esercito russo sarebbe un esercito di sbandati senza voglia di combattere in procinto di ammutinarsi per paura dell’esercito ucraino: una narrazione divenuta pervasiva in Italia dopo Kherson. La sesta è che consentirebbe ai generali russi di nobilitare quella ritirata con una contorsione retorica: “Ci siamo ritirati da Kherson per avanzare altrove”. Una contorsione tanto più efficace se si pensa che Kherson è sì nelle mani degli ucraini, ma semi-sbriciolata dai missili di Mosca. La nostra previsione è che, nel medio-lungo periodo, la Russia si rafforzi mentre l’Ucraina si indebolisce. I vertici di Kiev dicono che Putin intende mobilitare altri 500 mila soldati. Se i fatti vanno nella direzione da noi indicata, l’Unione europea deve lanciare subito una forte iniziativa diplomatica per fermare la guerra o quantomeno per frenarla. Purtroppo, Ursula von der Leyen è un falco dalla retorica estremista che alimenta lo scontro invece di smorzarlo. Almeno per l’Europa, è la persona sbagliata al momento sbagliato.