(Enrico Mentana) – Sembra un po’ la favola di “Al lupo al lupo”. Tutta la campagna elettorale a indicare il pericolo di una destra erede del Movimento Sociale Italiano, e poi le cose sono andate come sappiamo. Ora nuova ondata perché effettivamente i vincitori delle elezioni rivendicano quel passato. Ma è una sorpresa? Uno smascheramento? No di certo. Il Msi è stato in parlamento dalla nascita fino al passaggio a Alleanza Nazionale. Trentotto anni. E non solo da “emarginato”: nel suo ultimo anno di vita prese il 31% alle elezioni comunali di Roma, e subito dopo, alleato con la neonata Forza Italia e in parallelo con la Lega, vinse le politiche. Molti articoli di oggi sono praticamente uguali a quelli di allora.

La mia generazione ha potuto vedere Ignazio La Russa in versione agitatore di piazza neofascista, eletto del Msi, eletto di Alleanza Nazionale, eletto del Popolo delle Libertà e per tre anni ministro della difesa, eletto in Fratelli d’Italia e ora presidente del Senato. È sempre lo stesso La Russa, e sempre gli stessi sono gli articoli su di lui, busto di Mussolini in casa compreso.

La novità del 1994 fu la fine dell’arco costituzionale, e cioè l’ammissione della destra nel gioco politico grazie al bipolarismo. La novità del 2022 è che quella destra ha vinto le elezioni. Siccome sono passati tre mesi, ora sarebbe il caso che notisti, commentatori e avversari politici cominciassero a trasferire la loro attenzione su chi ha reso possibile tutto questo: non La Russa, non Isabella Rauti, e nemmeno la vincitrice numero uno, Giorgia Meloni, ma gli elettori che li hanno votati, scavalcando ormai agilmente le passate, e un tempo solide, pregiudiziali. Dar dei fascisti a questi milioni di elettori è un po’ più difficile. E sarebbe ora di cominciare a analizzare più seriamente e approfonditamente alcuni fatti scomodi ma evidenti: che – risultati alla mano – la destra piace più del centro destra, e che la sinistra piace sempre meno.

Coloro che non vogliono questa destra hanno un solo modo per batterla, e non è l’anatema, che lasciato solo non serve a niente, ma un’offerta politica migliore sulla scia di una diversa idea di futuro. Il fascismo fu sconfitto per conquistare la democrazia, che è rispetto istituzionale, equilibrio dei poteri, preservazione delle minoranze, sviluppo delle autonomie. Ma soprattutto rappresentanza parlamentare del volere degli elettori. Vince chi convince di più, e poi governa. È tempo che gli sconfitti di oggi (e non solo) se lo mettano bene in testa. Siamo sempre lì: “what is left?” in inglese vuol dire “cosa è la sinistra?” ma anche “cosa è rimasto?”. Servono idee più che persone, analisi autocritiche più che invettive, futuro più che nostalgia, politica innovativa più che corretta amministrazione. Discorso lungo, ma necessario. Ci torniamo