(Francesco Erspamer) – «We are all Moroccans», intitolavano ieri, naturalmente in inglese, i media arabi e non solo arabi, per compiacere un pubblico cosmopolita e globalizzato vendendogli un po’ di orgoglio etnico nell’unico settore dove sia consentito perché completamente disneyficato: lo sport. Approfittandone per diluire ancora un po’ il sentimento, ormai sgradito alle multinazionali e pertanto politicamente (ed economicamente) scorretto del nazionalismo per non dire del patriottismo (pensate che deriva da «padri»). Se si è tutti marocchini, ossia lo si può diventare facendo il tifo per una squadra (ho difficoltà a chiamarla «nazionale» visto che solo tre dei titolari sono nati in Marocco), vuole proprio dire che il paese chiamato Marocco non è che un’espressione geografica, quale era l’Italia ancora a metà ottocento e tornerà presto a essere a tutti gli effetti se non fermiamo al più presto l’americanizzazione forzata (che la falsa conservatrice Meloni non ha alcuna intenzione di fermare).

Significativo che lo slogan sia il calco di una frase di Kennedy, «Ich bin ein Berliner» (nel 1963 la parola suscitò un po’ di ilarità in quanto indicava soprattutto la variante berlinese del krapfen), pronunciata in un discorso fanaticamente liberista e che, già allora, mirava a promuovere la nascente ideologia globalista americana; basta ricordare l’intera frase, con l’implicito elogio dell’imperialismo romano: «Duemila anni fa il più grande orgoglio era dire “civis Romanus sum”. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire “Sono un berlinese”. Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino».

Il miliardario Kennedy era sinceramente convinto che i suoi valori, a cominciare dalla sua idea di libertà (di far soldi e in generale realizzare le proprie pulsioni egoistiche senza neppure doverle giustificare), fossero universali e assoluti, e in quanto tali da imporre, se necessario, militarmente. All’epoca metà dell’Europa e dell’Italia lo ascoltò con sospetto; oggi le sparate di un presidente parecchio peggiore come Biden (ma ugualmente piddino) non le mette in discussione nessuno che non venga immediatamente marginalizzato. Rispetto all’impero romano la differenza è che quello americano domina il mondo attraverso il suo dogma multiculturalista, ossia attraverso la trasformazione di tutte le identità culturali in prodotti di consumo; qualsiasi tradizione e diversità culturale viene cancellata in nome del culto della continua novità e in cambio di una più ampia offerta di merci, materiali e immateriali.

Ieri sera in tanti sono stati marocchini come per qualche mese sono stati tutti ucraini e non appena avranno successo anche i colpi di stato in Venezuela e in Iran saranno tutti venezuelani e iraniani, ma solo allora e solo per un po’. Mentre l’unica cosa che davvero state diventando, tutti e per sempre, è americani.