(Massimo Gramellini – corriere.it) – Non gli farò il favore di indignarmi per quest’ultima berlusconata fuori tempo massimo: l’antico cumenda che, davanti alla fidanzata in carica, impugna il microfono alla festa natalizia del Monza per promettere «un pullman di tr***» ai suoi giocatori come premio-partita.

Forse perché conosco bene lo schema, lo stesso da almeno trent’anni. Lui, azzimato e in doppiopetto, che tende a esprimersi all’opposto di come si veste, rallegrando qualche platea di dipendenti con beceraggini gratuite sulle donne o sulle corna.

A quel punto i critici si indignano e lui, invece di provare imbarazzo, li compatisce, trattandoli da moralisti ipocriti e tristi, incapaci di divertirsi come la gente semplice e vitale, che notoriamente sghignazza solo quando sente parlare di tr***.

In questi trent’anni il suo mondo interiore sarà pure rimasto immobile, ma in quello esterno è successo di tutto. Certe battute non le fa più neanche Boldi e non solo per via del «Metoo», ma perché è proprio cambiata la sensibilità, il modo di rapportarsi al sesso e alle donne.

Chi ancora le vede come un bottino di guerra e un mero oggetto di piacere, tanto da costruirci sopra una barzelletta, non è soltanto trucido. È sorpassato.

Appartiene a un’altra epoca, in cui quelle battutacce le facevano i sessantenni, come il Berlusconi di allora, per sentirsi ancora giovani.

Oltre una certa età, la volgarità diventa una forma di pigrizia dell’anima e non indigna nemmeno più. Mette solo tristezza.