(Ottavio Cappellani – La Sicilia) – “Esiste il diritto all’eleganza”, ha detto questo, Aboubakar Soumahoro rispondendo, durante la trasmissione “Piazzapulita”, a Corrado Formigli che gli chiedeva degli abiti griffati della moglie (che pare comprasse mentre i braccianti alle dipendenze della cooperativa gestita dalla stessa moglie moglie e della suocera, non avevano diritto all’energia elettrica e all’acqua).

Lo ha detto convinto, quasi indignato, a momenti gli faceva un cazziatone, al povero Formigli, che non era informato sul sacrosanto diritto all’eleganza, facendone persino una questione di colore della pelle. La risposta da dare a Soumahoro può essere una e una soltanto: “Sta minchia”.

Perché può esistere un diritto alla libertà di vestirsi ognuno come gli pare, ed esiste senz’altro un diritto alla dignità (per questo rivolgersi ai braccianti gestiti dalla moglie e dalla suocera), ma di diritto all’eleganza non si parla in nessun codice.

Che un parlamentare dica una cosa del genere, dai, fa ridere, soprattutto se a dirlo è un parlamentare che della “seriosità” ha fatto la sua cifra, anche nel ditino alzato e accusatorio, e al quale tutti riconoscono linguaggio forbito dove invece, adesso è chiaro, si tratta probabilmente soltanto di retorica strasentita e strasputtanata.

Perché, ove esistesse, il diritto all’eleganza obbligherebbe lo Stato a erogare contributi all’eleganza, magari anche agli sfruttati, che forse preferirebbero cibo, acqua, energia elettrica, e noi vedremmo queste file di sfruttati dal caporalato andare al lavoro ogni mattina in abiti griffati.

Certo, pretendere che ogni parlamentare abbia una minima nozione di diritto sarebbe pretendere troppo, ma almeno qualcuno che non sia convinto che possa esistere il “diritto all’eleganza” sarebbe auspicabile.

Peccato non ci sia un diritto al “vada affan…”.