Il catechismo del bravo giornalista italiano prescrive che ogni affermazione che non coincida con i dogmi dell’informazione unica mainstream sia preceduta dall’affermazione “premesso che”. Per esempio: premesso che, nella guerra in Ucraina, Putin è l’aggressore e Zelensky l’aggredito […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Sicuramente, quando masse di persone trascorrono lungo tempo private delle proprie libertà, in ansia perenne e con una visione del domani che è un’incognita indipendente dalla loro volontà, questo non preannuncia nulla di buono”. Angela Camuso, “La vita che ci state rubando”, Castelvecchi

Il catechismo del bravo giornalista italiano prescrive che ogni affermazione che non coincida con i dogmi dell’informazione unica mainstream sia preceduta dall’affermazione “premesso che”. Per esempio: premesso che, nella guerra in Ucraina, Putin è l’aggressore e Zelensky l’aggredito, ritengo che non fermare in tempo il conflitto possa comportare il serio rischio di un conflitto nucleare. Oppure: premesso che la “X Mas” torturava e uccideva chi combatteva contro il nazifascismo, ritengo che se un anziano attore, dall’aria squinternata, indossa una maglietta con quel simbolo, la cosa vada registrata dai giornali come la bravata di un anziano attore squinternato (e non come un grave atto eversivo). Tutto ciò al fine di premettere che sono un fan sfegatato dei vaccini, e in particolare di quelli contro il Covid, di cui mi sono fatto inoculare le prescritte quattro dosi, pronto a farne una quinta e una sesta se fosse necessario. Premesso che tale copertura non mi ha tuttavia evitato il contagio da Covid, infezione che ho superato brillantemente grazie alla copertura vaccinale, vengo al dunque. Ovvero: premessa la mia incrollabile fede in tutto ciò che deriva dall’evidenza scientifica, considero ogni diversa valutazione sui temi sensibilissimi legati alla salute collettiva – dalla prevenzione alla profilassi, al sistema di controllo statuale – comunque degna di cittadinanza nel discorso pubblico. Ha scritto David Quammen, l’autore di “Spillover” (che un decennio fa predisse il flagello di una pandemia universale) e oggi del sequel “Senza Respiro”, che il Covid-19 è un highlander immortale, che non smetterà di giocare con l’umanità e le sue illusioni: “Lui non se ne andrà più”. Nell’eventualità (augurandoci di no) che si debba convivere con l’highlander, non dovremmo allora chiederci se sia utile applicare ancora quelle stesse politiche restrittive e di controllo – lockdown, vaccinazione obbligatoria, green pass – imposte in Italia dal marzo 2020 alla primavera del 2022, senza con ciò suscitare vasti e profondi problemi di agibilità sociale? Parliamo di quegli svariati milioni di italiani che si sono sottratti a queste drastiche misure, o hanno tentato di farlo parlando di dittatura sanitaria. Di essi (e di se stessa) ci racconta, non senza forti dosi di sincera emotività, Angela Camuso, in una discesa all’inferno che non è popolata soltanto da no-vax svalvolati, da macchiette da circo mediatico e dall’uso politico di queste paure a opera di furbacchioni e mestatori vari. L’autrice ci narra, infatti, di un popolo dell’“ansia perenne”, spaventato ma in buona fede che attende di essere non più obbligato, bensì convinto e rassicurato dai governi. Sara possibile? (sempre premesso che).