Seguiamo con interesse le prime mosse dannunziane del ministro della Cultura Sangiuliano, che solo pochi giorni fa ha dichiarato guerra all’egemonia culturale della sinistra esortando la Rai a fare una fiction su Oriana Fallaci, fiction che però la Rai ha già fatto. “Villa Verdi all’asta, si muove […]

(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Seguiamo con interesse le prime mosse dannunziane del ministro della Cultura Sangiuliano, che solo pochi giorni fa ha dichiarato guerra all’egemonia culturale della sinistra esortando la Rai a fare una fiction su Oriana Fallaci, fiction che però la Rai ha già fatto. “Villa Verdi all’asta, si muove il governo. Il ministro Sangiuliano: ‘Patrimonio da tutelare’”, dice un tweet a trombetta dell’ex direttore del Tg2. Sotto, qualcuno commenta: “Condivido le sue parole”. È bello quando i cittadini hanno a cuore il patrimonio culturale italiano. Solo che il cordiale commento è di Gennaro Sangiuliano, che almeno condivide quello che dice. Verosimilmente, la persona che gli cura i social (a meno che non sia egli stesso) ha dimenticato di uscire dall’account ufficiale del ministro e di rientrare con un account falso per fare i complimenti a quello vero. Ci erano già cascati (gli addetti di) Carlo Calenda e Marianna Madia: “Grazie Carlo”, disse Calenda a Calenda; “Brava Marianna Madia”, disse Madia a Madia, ricordando molto il Nerone di Petrolini (“Più bella e superba che pria”, “Bravo!”, “Grazie”). Niente di illegale, né di nuovo: tutti i partiti creano bestie e bestioline di propaganda social, assumendo (coi soldi nostri) bassa manovalanza a ciò preposta: diffondere con profili fake le abissali banalità dei datori di lavoro.

È la politica in mano agli stagisti, ciò che è all’origine dell’anamorfosi per cui gente che alle elezioni prende il 2%, su Twitter detiene almeno il 38. Si sospetta che, come li usano per auto-palparsi, i politici usino i fake pure per organizzare linciaggi ai danni di giornalisti (come uno spin doctor suggeriva di fare a un ex potente caduto in disgrazia). Che a farlo sia anche il nuovissimo “Ministro della Cultura della Repubblica Italiana, giornalista, scrittore e docente universitario”, come recita la appena magniloquente bio di Sangiuliano, è piuttosto imbarazzante. Bella cultura!