(Dott. Paolo Caruso) – A poche settimane dall’insediamento del nuovo governo di centrodestra si assiste proprio in questi giorni al susseguirsi di notizie, solo becera propaganda, da parte del “Cazzaro verde” in merito alla volontà di riprendere l’idea della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, un’opera faraonica, una vera genialata in un momento di grave crisi economica e di fibrillazione dei mercati legati entrambi alla guerra in Ucraina. Una guerra che oltre al rincaro dei prezzi dei prodotti energetici, ha provocato come effetto trascinamento anche l’innalzamento dei beni di prima necessità, mentre è ritornato ad affacciarsi in Italia e nel vecchio Continente lo spettro dell’inflazione. Le “supercazzole” dell’uomo del Papeete ricordano più le adunate a Pontida, di chi la spara più grossa, e di un politico in permanente campagna elettorale. Di certo non un serio rappresentante delle Istituzioni, ministro al dicastero delle infrastrutture, che dovrebbe manifestare con rigore e razionalità le reali necessità del Paese. Non passa giorno che Salvini non faccia parlare di se, per le sue genialate, le sue ingerenze e prese di posizione in attività pertinenti ad altri dicasteri. La costruzione del ponte sullo stretto di Messina è quasi uno slogan suggestivo destinato a rimanere impresso nella mente degli elettori poco attenti, una propaganda politica ripetitiva ad ogni avvento di governi di centrodestra. Un ponte che unirebbe la Calabria alla Sicilia, un’isola nell’isola, prive entrambe di una sufficiente rete stradale, autostradale, ferroviaria, che non consente neppure una facile mobilità all’interno del proprio territorio, insomma un congiungersi del “Nulla” al “Niente”, un simbolico abbraccio tra i due maggiori azionisti del malaffare, la mafia e la ndrangheta, quindi per la politica solo demagogia e propaganda.  Da tanti e troppi anni per un’opera irrealizzabile si foraggia con soldi pubblici la società ponte dello stretto di Messina dotata di un proprio consiglio di amministrazione e relativo presidente, uno spreco di denaro utile soltanto ad alimentare il sottobosco politico. La desertificazione infrastrutturale delle due regioni frutto delle scellerate politiche nazionali e del malgoverno locale infatti la dice lunga sulle possibilità di una concreta realizzazione del ponte sullo stretto e Salvini in perfetta malafede ancora in pieno agone elettorale prova con tutta la sua ipocrisia a  rispolverare il vecchio progetto  faraonico. Il ponte a prescindere dalla boiata di Salvini comunque di per se sarebbe devastante per l’ecosistema ambientale, privo di una seria fattibilità, poggerebbe su territori ad alto rischio sismico e inadeguatezza geologica per la presenza di una faglia e di terreni marnosi, sottoposto anche a forti pressioni dalle correnti marine e dalla forza impetuosa dei venti che lo attraversano, e non di secondaria importanza baserebbe la sua stabilità  su una delle tante idee farlocche che caratterizzano la personalità politica del “Capitano”.