(Massimo Gramellini – corriere.it) – Gentile signore a cui ho appena sfiorato lo specchietto retrovisore al semaforo — inavvertitamente, mi creda — comprendo la sua amarezza nei miei confronti. Comprendo anche che nel Paese, pardon nella Nazione, dopo tanto lassismo si respira una certa aria di giustizia, se non sommaria, quantomeno spiccia. Però, prima che lei afferri la mazza da baseball che vedo strategicamente appoggiata sul lunotto posteriore della sua autovettura per venire a depositarmela sulla nuca, le suggerisco di fare un respiro profondo, così da darmi il tempo di raccontarle quanto è successo a Genova in pieno centro storico.

Un artigiano col pallino dell’arciere si è affacciato alla finestra per invitare delle persone che bisticciavano per strada a moderare la voce, ma non avendo ricevuto una risposta educata, ha preso l’arco e ha scoccato una freccia che ha trapassato a morte il fegato di uno dei disturbatori.

A furia di invocare la tolleranza zero abbiamo cominciato con l’azzerare l’umanità, smarrendo la consapevolezza che ogni perdita di autocontrollo può sortire effetti letali. Persino l’arcaico «occhio per occhio, dente per dente» contemplava una proporzione tra l’offesa e la reazione. Ai tanti che passano le giornate a sentirsi perennemente vittima di qualche sopruso, bisognerebbe cominciare a spiegare che il mondo, nella sua indifferenza, non ce l’ha con nessuno. Nemmeno con lei, caro signore. Perciò posi la mazza da baseball e andiamo a prenderci un caffè insieme. O una camomilla, che è meglio.