CHIARA SARACENO – “Idea confusa e molto iniqua”. La proposta di non fornire un sostegno a chi è teoricamente occupabile in attesa che si occupi è una separazione tra meritevoli e immeritevoli sbagliata, in contrasto con la direzione intrapresa […]

(DI VIRGINIA DELLA SALA – Il Fatto Quotidiano) – La proposta di non fornire un sostegno a chi è teoricamente occupabile in attesa che si occupi è una separazione tra meritevoli e immeritevoli sbagliata, in contrasto con la direzione intrapresa in Europa e difficilmente applicabile senza che risulti iniqua e ingiusta. Chiara Saraceno è una nota sociologa, esperta di povertà e già presidente del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza voluto dall’ex ministro Orlando: “Tagliare il reddito per fare cassa è immorale”.

Professoressa, reddito di cittadinanza e lavoro sono in contrapposizione?

No, anzi. Le politiche attive del lavoro sono una misura integrativa di quella di sostegno al reddito. Lo dice l’Ocse: un sostegno al reddito decente e tempestivo permette di non perdere capitale umano, concede di guardarsi attorno per cercare di stabilizzarsi in un lavoro non precario. Inoltre la Commissione Ue ha pronta una “raccomandazione” che prevede che sia garantito a chi non lo ha, in base ai criteri di ciascun Paese, un reddito decente – e quindi consenta una vita dignitosa – e che questo sostegno reddituale sia accompagnato, per chi è occupabile, da politiche attive del lavoro. Quindi anche formazione, non solo incrocio tra domanda e offerta, e che però accompagnino verso lavori decentemente pagati.

Il governo Meloni invece punta a escludere gli avviabili al lavoro…

Mi chiedo a questo punto se la nostra presidente del Consiglio approverà la raccomandazione in Consiglio Ue. Oltretutto questo intervento è difficilmente realizzabile.

Perché?

Il reddito è definito in base all’Isee, quindi al nucleo familiare. In una famiglia ci può essere chi è abile al lavoro e chi no. Come intervengono? Dicono, ad esempio: lo daremo anche a chi ha figli minorenni a carico. Ma in realtà anche chi è occupabile e ha figli minorenni o disabili a carico dovrebbe essere accompagnato alle politiche attive. E ancora: se in una famiglia ci sono due genitori, due figli minorenni e uno maggiorenne, a quale dei maggiorenni potenzialmente occupabili della famiglia lo tolgo? E che impatto ha sulla famiglia che magari deve continuare a mantenere anche il maggiorenne che non lo riceve più?

Con questo calcolo si riduce anche l’ipotesi della platea dei 660 mila occupabili…

Esatto. Molti di coloro che lavorano sono percettori: è evidente che avere un’occupazione non basta per uscire dalla povertà, di cui questo governo ha evidentemente una visione astratta. Già il Rdc era iniquo per certi versi, con requisiti di ingresso troppo rigidi. Ora lo si porta all’estremo. Bisogna prendere atto che il reddito può essere anche una integrazione di un reddito da lavoro troppo basso o insufficiente per mantenere l’intera famiglia.

C’è poi il problema della formazione al lavoro.

Sì. Anche se il mercato del lavoro è un po’ più dinamico, non è detto che i percettori del reddito abbiano le qualifiche richieste. Bene che vada andranno formati e nel frattempo devono mangiare e pagare l’affitto e sostenere la famiglia. Non è poi neanche detto che a una certa domanda di lavoro corrisponda un’offerta calzante, un numero di percettori in quel luogo e con le qualifiche giuste. I Centri per l’impiego sono delle isole autonome ed è difficile sapere cosa accade su tutto il territorio. Ma poi se offro da Trieste un lavoro a Messina per tre mesi, che si fa? Non è solo una questione di matching tra domanda e offerta. Le politiche attive del lavoro potrebbero fare la differenza.

Le sembra che se ne parli?

Le evocano ma non se ne vede molto. Nessuno ha parlato del programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori, ndr): lo porteranno avanti? Non si sa. Insomma, non va tolta la misura perché non sono state fatte le politiche adatte, ma ti impegni a fare quelle politiche. E c’è bisogno di lavori buoni perché altrimenti si rischia di continuare a rimanere nella povertà.

Il mantra è “più pensioni per fare posto ai giovani”…

Ormai è evidente che non ha mai funzionato e non funziona così.

Si otterrà un risparmio da questa “riforma”?

Questa è una cosa tremenda. Si può dire che il reddito abbia bisogno di essere riformato, ma dire che si interviene per fare cassa, in un contesto in cui la povertà è tanta e sta aumentando e in molti sono esclusi, è immorale. Se poi si fa cassa per finanziare le pensioni di Quota 102 e simili è ancora peggio. Nel pieno della crisi energetica e dell’alta inflazione, che comportano il rischio di aumento della povertà, spostare soldi da chi sta male a chi può andare in pensione prima e che può permetterselo perché ha un buon livello di pensione (per lo più uomini, oltretutto) è profondamente immorale. Il conto che fanno è di un risparmio di 3 miliardi su 8: non vogliono aumentare il deficit, ma caricano i sacrifici su chi già adesso è povero.