(Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio – repubblica.it) – Lorenzo Fontana recita cinquanta Ave Maria ogni giorno. Sui social posta foto di santi e madonne. È «per restringere il diritto all’aborto». Contro le nozze gay («Non esistono!»). Avversario dell’eutanasia.

Ostile alla società multiculturale («Ama il prossimo tuo, cioè quello in tua prossimità»). Si è fatto sposare con rito tridentino da un prete tradizionalista, Wilmar Pavesi.

È stato il padrino del famoso convegno sulla famiglia a Verona, la sua città, nel 2019. Su Twitter fino a poco tempo fa si definiva «veronese e cattolico». Cattolico ultrà, ma anche dell’Hellas Verona, per la cui fede dal 1999 rinnova l’abbonamento in curva con i butei. Ma è stato a lungo anche un incallito tifoso di Putin. Si fece fotografare con la maglietta anti sanzioni, prefigurava la Lega «partito cerniera» tra Trump e il Cremlino, ne elogiava il sistema dei valori; poi dopo la guerra ha cautamente rettificato la sua ammirazione.

È intatta quella per Orbàn: «Grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli per donna a 1,6». E per Marine Le Pen. Fu lui a portare il Carroccio nel gruppo euroscettico, Enf. Si è vantato di festeggiare San Marco e non la Resistenza il 25 aprile. Ha elogiato la Brexit, tessuto il filo con gli estremisti tedeschi dell’Afd e mandato saluti «agli amici» di Alba Dorata in Grecia. Forse oggi Lorenzo Fontana sarà il nuovo presidente della Camera.

[…] Ha 42 anni ed è il Sancho Panza di Matteo Salvini, che è stato suo testimone di nozze. Si sono conosciuti alla fine degli anni Novanta a Radio Padania. «Ero parte della cantera, con Paolo Grimoldi, Eugenio Zoffoli, Alessandro Giglio Vigna, Edoardo Rixi». Attualmente è vicesegretario della Lega e deputato, eletto all’uninominale in Veneto. Da vicino appare bonario, cortese, come intimidito dalla ribalta: «Quando andiamo a messa mia moglie si mette al primo banco, io all’ultimo».

Del resto ha fatto un carrierone senza alzare mai la voce. A 22 anni era capo dei Giovani padani, a 27 consigliere comunale, a 29 europarlamentare, a 38 vicepresidente della Camera per due mesi e poi ministro alla Famiglia (giugno 2018-luglio 2019). Lei è napoletana, figlia di imprenditori, lavora all’Europarlamento, hanno una figlia, la famiglia è a Bruxelles. «Con mio cognato, tifoso del Napoli, parliamo di tutto, ma mai di calcio». 

[…] Negli anni del salvinismo ha suonato la grancassa contro gli immigrati, ma viene da una famiglia di emigrati. La madre a 17 anni cercò fortuna in Svizzera. Alcuni zii hanno lavorato in miniera in Australia, altri in Francia. È cresciuto in una casa popolare al Saval, lo stesso quartiere di Massimiliano Fedriga, il governatore del Friuli.

I genitori furono assunti in ospedale come addetti alle pulizie, poi la mamma ha fatto l’ infermiera, il papà il tecnico. «I primissimi anni vivevamo a Quinzano, dove sono nato, in tutta la corte c’era un solo cesso». I suoi erano democristiani, prima di convertirsi al leghismo con Bossi, ieri Fontana ha scortato in Transatlantico il Senatur. 

[…]  Prese la sua prima tessera a sedici anni. Dopo lo scientifico, ha conseguito tre lauree, in scienze politiche a Padova, in storia all’Università Europea, in filosofia all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelico. «Il primo anno ero studente-lavoratore, magazziniere all’Ente fiera in uno scantinato: non vedevo mai la luce». 

I progressisti italiani avevano tirato un sospiro di sollievo per la mancata elezione di Simone Pillon. Si ritrovano un integralista già putiniano sulla poltrona più alta di Montecitorio