(Massimo Gramellini – corriere.it) – Centinaia di medici cubani verranno assunti dalla Regione Calabria con uno stipendio di 4700 euro al mese, di cui solo 1200 finiranno nelle loro tasche.
Il resto andrà all’agenzia governativa dell’Avana che ne ha reso possibile l’affitto.

Una sorta di feroce tassazione all’origine, con un corollario di clausole restrittive (l’obbligo di rientrare in patria dopo un tot numero di anni) che hanno indotto un’europarlamentare dei Cinquestelle a parlare giustamente di «schiavitù».

Ci sarebbero da dire anche tante altre cose. Le butto giù alla rinfusa:
1) è avvilente dover ammettere che la dittatura cubana riesce a esportare medici in eccesso, mentre noi boccheggiamo in fondo alle classifiche dei laureati;
2) è incredibile che in Italia ci sia ancora gente, i famosi comunisti col rolex, che considera quel sistema, castrista e castrante, più egualitario del nostro, fingendo di non sapere che i 3500 euro sottratti allo stipendio di ciascun medico non andranno a migliorare le condizioni del popolo cubano, ma il conto in banca dei clan al potere;
3) è triste dover riconoscere che la situazione di un giovane laureato italiano non è tanto migliore di quella dello «schiavo» cubano; anche lui guadagna 1200 euro al mese, quando gli va bene, ed è inseguito da un branco ululante di timbri e di tasse appena si azzarda a intraprendere un’attività in proprio. E anche se non ha l’obbligo di tornare in patria, troppo spesso ha la necessità di abbandonarla, in cerca di una vita più dignitosa.