(Roberta Labonia) – Giggino ‘a poltrona dopo essersi fatto paracadutare da Mario Draghi per interposto Enrico Letta in un seggio sicuro per i prossimi 5 anni, sta conducendo una campagna elettorale simil Renzi: mai in campo aperto ma sempre in ambienti protetti e ristretti. Il motivo è semplice: girando per l’Italia, specie a Napoli e dintorni, senza i suoi gorilla rischierebbe il linciaggio (a casa sua ha pure rinnegato il suo ex elettorato grillino che lo contestava: (“non so chi siano”, ha detto), sia perché oggi come oggi, con lo scarso 1% di consensi che si ritrova, i suoi comizi in piazza verrebbero scambiati per riunioni di condominio. Meglio quindi la formula “quattro amici al bar”, dove è libero, come fa Matteo Renzi, di predicare assurdità, certo che a fargli da megafono saranno i media asserviti al sistema . Roba che potrebbe prendere sul serio solo qualche eschimese in viaggio premio in Italia. In queste ore, ad esempio, va blaterando che “votare Conte è come votare Meloni”.

Giusto l’altro ieri sera gliene chiedeva conto, a Giuseppe Conte, la Palombelli durante la sua intervista: “perché Luigi Di Maio dice così?” E lui :”E scusi, lo chiede a me? Se uno dice una stupidaggine pubblicamente, lei la ripete e poi chiede a me di interpretare la stupidaggine… non mi sembra corretto”.

Ecco, Luigi Di Maio in questa campagna elettorale, oltre ad essersi assicurato il benefit di una poltrona in cambio del suo tradimento, ha un’altro vantaggio: quello di essersi scelto come nemico un fior fior di politico che con etica istituzionale, davanti alle sue cazzate, non infierisce.

Ne prenda atto e ringrazi.