(ilfattoquotidiano.it) – Niente da fare: nemmeno stavolta Maria Elena Boschi sarà candidata nel suo collegio naturale, quello della natìa Arezzo. Eppure la lunga vicenda giudiziaria di Banca Etruria, che ha coinvolto il padre Pier Luigi e accompagnato la carriera della figlia, si è chiusa con un’assoluzione, con le lacrime di commozione dell’ex ministra e l’indignazione pubblica espressa a ogni occasione utile per la “gogna” subita da genitore. Nonostante questo, Boschi dagli elettori della sua Arezzo preferisce ancora farsi giudicare: sarà candidata a Roma (ovviamente nella lista di Carlo Calenda e Matteo Renzi). Una soluzione un po’ più pratica di quella adottata per le elezioni del 2018 (era ancora nel Pd guidato da Renzi), quando Boschi fu catapultata addirittura a Bolzano, in Alto Adige, per ritagliarle un seggio sicuro alla Camera. Missione compiuta, nonostante lo scarso entusiasmo – eufemismo – delle comunità locali. Nel 2018 lo scandalo Banca Etruria era un ricordo ancora freschissimo, come le rivelazioni di Ferruccio de Bortoli per l’inusuale – altro eufemismo – richiesta di Meb a Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit, di “valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. In pochi lo ricordano, evidentemente Boschi sì: quindi è tuttora più prudente candidarsi lontano da casa.