“Il radicale collasso dell’offerta sociale da parte del Pd. “Renzi e Calenda sono mosche cocchiere, andrebbero ignorati” . Marco Revelli, secondo lei i Cinque Stelle possono interpretare in modo credibile il ruolo di partito di sinistra? […]

(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano) – Marco Revelli, secondo lei i Cinque Stelle possono interpretare in modo credibile il ruolo di partito di sinistra?

C’è un dato di scenario che va considerato, quando si fa questo tipo di ragionamento: il radicale collasso dell’offerta sociale da parte del Pd. Ormai ha abbandonato totalmente il campo della rappresentanza sociale di quell’enorme pezzo di elettorato che sta economicamente ai piani bassi e, per usare una felice espressione che è stata riproposta da Canfora, sta pienamente all’interno del “populismo delle élite”. La grottesca vicenda dell’accordo o non accordo con Calenda è emblematica. Così è rimasta una grandissima area del sistema politico scoperta, quella della rappresentanza sociale. Tutto sommato, gli unici che provano a contenderla a questa orribile destra sono i Cinque Stelle.

Che però fino a ieri negavano le differenze tra destra e sinistra, ritenendosi al di sopra dell’una e dell’altra. Questo cambio di natura attrae o disorienta?

Il fatto è che al contrario delle agende contrapposte di destra e Pd – la prima autocratica e orientata al vae victis, la seconda basata sull’agenda Draghi – i punti programmatici dei 5S (pur con tutte le ambiguità dei proponenti e il debole radicamento territoriale) sono gli unici che rispondono a una domanda sociale: lotta alla povertà, difesa del salario, riproposta dei bisogni delle parti più deboli della società, a cominciare dal Sud. Il reddito di cittadinanza è fondamentale, ma non c’è solo quello. La vera incognita è quanto ancora questa offerta sia credibile, dopo le due esperienze di governo di Conte, e quanto invece quel serbatoio di voti si sposterà verso l’astensione. Nella ricerca dell’Istituto Plank pubblicata sul Fatto di ieri, gli elettori che hanno votato M5S nel 2018 e ora vogliono astenersi sarebbero il 10%: sarebbe una percentuale contenuta. Rimane un 40% che intende replicare il voto ai Cinque Stelle e un 20% ancora incerto, numeri che aprono scenari molto interessanti.

E il resto della sinistra partitica?

Tutti gli altri frammenti sono inessenziali, diciamolo sinceramente. La deriva di Articolo Uno è piuttosto deprimente e non stupisce che una persona seria come Bersani se ne sia distanziato. Sinistra italiana e Verdi rappresentano poco più di un microceto politico. Avrebbe forse senso una convergenza tra l’Unione popolare, di De Magistris e i Cinque Stelle, ma mi rendo conto che in queste condizioni paghi di più il marciare divisi per colpire uniti, per così dire.

Riesce a spiegarsi come mai il dibattito pubblico sia orientato dalle convulsioni di Calenda o di Renzi?

Tutto il rilievo e l’enfasi che sono state date a queste due figure, con degli ego ipertrofici ma con una sostanza politica tutto sommato residuale, sono il segno di un degrado della sfera pubblica. In una democrazia normale, quelle che li riguardano sarebbero notiziole, non temi da prima pagina. Vengono considerati caratteri forti, ma in realtà sono dei caratteriali, mosche cocchiere fastidiose, pungono anche i cavalli.

Intanto Giorgia Meloni ha abiurato il fascismo in tutte le lingue.

Che dire, le sue ultime dichiarazioni richiamano un po’ il “Parigi val bene una messa”. Se davvero intende collocare il fascismo fuori dalla storia, si tolga dal simbolo la fiamma che arde sul sacello del Duce: basta chiedere a un grafico.